Leader digitali locali, per sbloccare l’innovazione in Sanità

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Le difficoltà di attivazione dell’innovazione tecnologica negli ambienti
reali e i processi verticistici hanno dimostrato di non funzionare,
dimostrano che se vogliamo evitare di disperdere il gran lavoro fatto
relativamente anche solo al FSE, bisogna investire in formazione di
e-leader locali e in un serio programma di sviluppo dal basso

5 Febbraio 2016

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Fabrizio Consorti, presidente Società Italiana di Pedagogia Medica (SIPeM)

Tra le competenze digitali per gli operatori della sanità, la capacità di introdurre innovazione tecnologica e di guidarne lo sviluppo all’interno del proprio ambiente assume un ruolo critico. A tale competenza si dà il nome di e-leadership e la stessa Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) dedica al tema un’attenzione tutta particolare.

Naturalmente la e-leadership non si declina solo per le professioni mediche e sanitarie ed è una competenza con forti caratterizzazioni “ soft”, cioè basata su conoscenze ed abilità principalmente relazionali e di problem setting e solving, ma è possibile darne una connotazione specifica per il mondo della sanità. In questo testo fornirò un esempio di applicazione dell’e-leadership, a partire da un esercizio didattico, affinché non vada perso il legame indissolubile che deve esistere tra formazione e innovazione.

Un problema esemplare

È indubbio che il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) rappresenti una delle principali innovazioni nell’ambito della sanità elettronica in Italia. Molte Regioni hanno attivato l’infostruttura che consente al cittadino di aprire il proprio fascicolo, ma, anche nelle Regioni che da più anni sono pronte, la percentuale di adesione al FSE è ancora molto bassa. Ad esempio, uno studio condotto in Emilia Romagna [1] documenta come nel 2015, nonostante il FSE sia disponibile in quella regione fin dal 2009, solo poco più di 100.000 cittadini abbiano attivato e consultato il loro fascicolo. Tra le cause del fenomeno vengono indicate un approccio top-down di introduzione dell’innovazione e l’assenza di una campagna informativa.

Un esercizio didattico

Il master di “Gestione infermieristica dell’emergenza nel territorio”, offerto dall’Università Sapienza di Roma, da anni si apre con un modulo dedicato ai Sistemi Informativi Sanitari, indirizzato ad aumentare conoscenza e consapevolezza del ruolo delle ICT nella sanità elettronica e in particolare nell’emergenza. Il FSE è uno dei temi cardine e, dopo aver fornito le informazioni normative e tecniche, la classe, divisa in piccoli gruppi, elabora un esercizio di progettazione sull’utilizzo infermieristico dei documenti del FSE, per problemi di salute a loro scelta. La risposta dei discenti è sempre molto creativa ed è premessa per giocare poi una simulazione d’aula sull’utilizzo del FSE stesso, con pazienti immaginari.

Dall’aula alla e-leadership

Se consideriamo le competenze elencate nel framework europeo di competenze elettroniche (e-CF) , risulta immediatamente evidente come ne esistano molte ascrivibili al dominio della e-leadership. Sono pertinenti al FSE competenze come:

  • definire percorsi di continuità assistenziale in collaborazione con più profili professionali diversi, considerando il ruolo dei sistemi informativi locali e territoriali (e-CF A2);
  • identificare i bisogni di formazione nell’e-health per la propria organizzazione (e-CF D9);
  • sviluppare un ambiente favorevole all’innovazione e alla resilienza (e-CF D10).

Proviamo ora a chiudere il cerchio del ragionamento: abbiamo problemi di attivazione dell’innovazione tecnologica negli ambienti reali, nonostante la tecnologia sia già stata implementata e installata. I processi verticistici hanno dimostrato di non funzionare. Se vogliamo evitare di disperdere il gran lavoro fatto e ancora in corso d’opera relativamente anche solo al FSE, bisogna investire in formazione di e-leader locali e in un serio programma di sviluppo dal basso. Si pensi ad esempio a quanto potrebbe fare un infermiere di famiglia per promuovere l’attivazione del FSE da parte degli assistiti dello studio di medicina generale presso cui lavora, anche magari aiutando – su appuntamento – gli assistiti ad autorizzare e popolare inizialmente il loro fascicolo!

Come dimostra l’esperienza didattica innanzi descritta, i professionisti della cura, con un piccolo supplemento di informazione, sono in grado di identificare bisogni e immaginare soluzioni basate su ICT, se attivati da una formazione adeguata e messi in condizione di operare.



[1] Comitato Scientifico CUP 2000 spa. Rapporto tra innovazione e bisogno: l’utilizzo del FSE in Emilia Romagna come risposta ai bisogni effettivi di salute dei cittadini. Allegato al Sole 24 Ore, 28-10-2015

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