I sindaci in sciopero contro i tagli: “con questa manovra a rischio i servizi per i cittadini”
L’85% dei sindaci ha aderito allo “sciopero” indetto dall’Anci per manifestare contro i tagli previsti dalla manovra. Ieri in molte città sono rimasti chiusi simbolicamente gli Uffici anagrafe per denunciare che le amministrazioni potrebbero non essere più in grado di garantire i servizi essenziali.
16 Settembre 2011
Redazione FORUM PA
L’85% dei sindaci ha aderito allo “sciopero” indetto dall’Anci per manifestare contro i tagli previsti dalla manovra. Ieri in molte città sono rimasti chiusi simbolicamente gli Uffici anagrafe per denunciare che le amministrazioni potrebbero non essere più in grado di garantire i servizi essenziali.
Uffici anagrafe e stato civile chiusi e deleghe rimesse ai Prefetti, volantini e lettere per spiegare ai cittadini i motivi della protesta e annunciare che, con i tagli previsti dalla manovra economica, i Comuni potrebbero non essere più in grado di garantire i servizi essenziali. Queste le iniziative con cui ieri, 15 settembre, si è concretizzato il primo “sciopero dei sindaci”, promosso dall’Anci per protestare contro la manovra economica che il 14 settembre è stata approvata in via definitiva con il voto di fiducia alla Camera.
Un’iniziativa inedita e forte, quella di ieri, attraverso la quale i Comuni sono tornati a sottolineare il peso insostenibile che la manovra economica avrà sulle istituzioni territoriali e il fatto che, di conseguenza, a peggiorare sarà la qualità della vita dei cittadini perché i Comuni saranno costretti a “chiudere” i servizi per mancanza di risorse.
"Abbiamo registrato l’adesione di oltre l’85% dei Comuni italiani – ha sottolineato il vicepresidente dell’Anci, Graziano Delrio – in una giornata in cui non c’e’ stata protesta, ma proposta. Il governo ha deciso con la manovra di assumere in modo unilaterale misure che avranno gravissime conseguenze sui cittadini, sulle famiglie e sulle imprese". "I Comuni – ha aggiunto Delrio – hanno fatto proposte precise per aiutare il Paese a crescere, per mantenere i servizi, per non far pagare solo agli enti locali il peso di una riduzione della spesa pubblica che si sposta sempre più dalla periferia al centro dello Stato". "La nostra porta resta aperta – conclude Delrio – ma il governo deve assolutamente avere un ripensamento, e dobbiamo ripartire con decisioni che non siano più unilaterali. Ne va del futuro del Paese".
Intanto, sempre ieri, il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha riconsegnato simbolicamente al Governo i contratti sul trasporto pubblico locale nel corso dell’incontro con il ministro Raffaele Fitto: anche questa un’iniziativa per protestare contro le decisioni contenute nell’ultima manovra sul fronte del trasporto pubblico locale.
E in una lettera a Berlusconi, i rappresentanti di Regioni, Comuni e Province chiedono al governo l’insediamento di “una commissione paritetica rappresentativa di tutti i livelli di governo per ricercare soluzioni condivise nell’interesse dei cittadini e del Paese, elaborando in tempi brevi e comunque entro 60 giorni proposte sui temi indicati dall’ordine del giorno: un nuovo patto di stabilità che non deprima più la crescita e gli investimenti e non metta in crisi la qualità e il livello dei servizi resi alle persone; un progetto coerente, applicabile e soprattutto strutturale di razionalizzazione dei costi di funzionamento delle istituzioni e di semplificazione del sistema istituzionale ed amministrativo che il Paese attende da troppi anni”.