Troppi lacci per i pagamenti innovativi, lanciamo una “banca tecnologica” a supporto

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Solo una soluzione simile permetterebbe di incrementare la concorrenza nel mercato dei pagamenti, istituendo nuovi standard e aumentando la trasparenza per i soggetti interessati, raggiungendo gli scopi che il legislatore si era proposto con l’emanazione della PSD2 e garantendo al cittadino e alle istituzioni la piena operatività

16 Marzo 2016

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Maurizio Pimpinella, presidente Associazione Italiana Istituti di Pagamento e di Moneta Elettronica

Sono passati ormai quasi sei anni da quando, nell’Agosto 2010, a seguito dell’entrata in vigore della Payment Services Directive veniva creato l’ albo degli Istituti di Pagamento e Banca d’Italia autorizzava il primo IP nazionale.

Da allora molta strada è stata fatta: gli Istituti di Pagamento autorizzati in Italia sono 63 mentre sono 7 gli Istituti di Moneta Elettronica, tra cui a breve appariranno anche nomi come Facebook, Google, Amazon, realtà che a seguito dell’autorizzazione in altri paesi europei, potranno operare come veri e propri operatori finanziari.
Grazie agli accordi ottenuti dall’Associazione Italiana Istituti di Pagamento e di Moneta elettronica, oggi IP ed IMEL possono offrire numerosi nuovi servizi quali F24, @e-bollo e a breve anche Voucher INPS e bonifici per la ristrutturazione edilizia, oltre ai già presenti prodotti e servizi quali: conti di pagamento, carte di debito, carte di credito, carte prepagate e fidelity, pagamento di bollettini, MAV, RAV, bollettini Freccia, bonifici, peer to peer landing, installazione POS, gestione di buoni pasto elettronici, pagamenti verso la Pubblica Amministrazione con adesione a Pago PA, rimesse di denaro ecc.

Tuttavia ancora tanto c’è da fare, perché gli Istituti di Pagamento non godono ancora di piena autonomia , in quanto sono costretti a riversare la propria liquidità, entro 24 ore dalla data di ricezione dei fondi da parte della clientela, nelle banche tramite: da ciò deriva un limite alla libertà di azione ed un vincolo per le decisioni strategiche, talvolta in contrasto anche con l’operatività.

Sono inoltre molto pochi gli operatori che si avvalgono della possibilità di operare sull’intero spettro dei servizi di pagamento previsti dalla PSD e la maggior parte sceglie di dedicarsi ad un numero limitato di servizi. Una possibile causa del mancato sviluppo operativo è data dagli ostacoli normativi che si presentano, come l’impossibilità di partecipare a sistemi di compensazione (clearing settlement) e regolamento. Ciò genera una duplice asimmetria in termini di level playing field rispetto alle banche e ai circuiti privati delle carte di pagamento come VISA e MasterCard che invece sono inclusi nelle categorie di operatori che possono accedervi senza restrizioni alla governance.

Altri ostacoli riguardano l’adesione alla centrale dei rischi di Banca d’Italia e a Scipafi, il sistema pubblico di prevenzione contro il furto di Identità. Inoltre esistono tuttora difficoltà ad essere riconosciuti come soggetti abilitati ad effettuare specifici bonifici come quelli per le ristrutturazioni edilizie (un problema che l’Associazione sta lavorando per superare) e altri più generali che impediscono di operare se non attraverso il ricorso a banche.

In questo scenario, le banche dopo un’iniziale apertura nei confronti dei nuovi prestatori di servizi di pagamento stanno iniziando a ridurre i servizi erogati a favore di IP ed IMEL, forse anche a seguito del fiorire di numerosissime start up fintech che, con la loro crescente popolarità e le nuove soluzioni tecnologiche offerte, mettono a rischio i ricavi delle banche.

Credo quindi che la soluzione migliore per il lungo periodo sia individuare una banca partner o creare una banca tecnologica (banca di secondo livello). Una nuova realtà a supporto di questi specifici operatori, specializzata nei servizi, che riduca i costi dello sviluppo delle applicazioni standard e li renda comuni per tutti, che razionalizzi i flussi e renda veloce l’operatività oltre a erogare servizi innovativi e tecnologici, per soddisfare le esigenze presenti e future dei PSP italiani e stranieri che non riescono ad organizzarsi autonomamente.

Solo una soluzione simile permetterebbe, finalmente, di incrementare la concorrenza nel mercato dei pagamenti, istituendo nuovi standard e aumentando la trasparenza per i soggetti interessati, raggiungendo gli scopi che il legislatore si era proposto con l’emanazione della PSD 2 e garantendo al cittadino ed alle istituzioni la piena operatività.

Quindi dopo 6 anni sarebbe opportuno intervenire velocemente per supportare i nostri partners ed i prossimi operatori digitali che entreranno a far parte del mondo dei pagamenti. Nel frattempo “il futuro è oggi” ed uno degli esempi è che Amazon ha depositato un brevetto per utilizzare una foto o un video di se stessi come misura di autenticazione e sostituire così la password. Secondo il sito Re/Code Amazon punterebbe a rendere più sicuro lo shopping online evitando di digitare password davanti a occhi indiscreti o di salvarle sui loro smartphone correndo rischi quando i dispositivi vengono persi o rubati, facilitando l’operazione di pagamento.

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