Perché bisogna sincronizzare le competenze Scuola Digitale con il mondo del lavoro

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Si sta consolidando sempre di più l’idea che la digitalizzazione delle competenze formate nelle scuole siano una necessità sia per il collocamento lavorativo degli studenti sia per l’economia del Paese. Ecco alcune azioni per essere più efficaci

25 Novembre 2016

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Felicetto Massa, Docente, Istituto Omincomprensivo “Giulio Cesare”, Sabaudia

Si sta consolidando sempre di più l’idea che la digitalizzazione delle competenze formate nelle scuole siano una necessità sia per il collocamento lavorativo degli studenti e sia per l’economia del paese. Pochi lo hanno considerato ma il vero merito da attribuire al PNSD della legge 107/2015 è quello di aver assorbito percorsi di digitalizzazione sporadici che erano che in alcuni casi si sono rivelati rari come delle mosche bianche nel parco delle scuole italiane. Dal mondo dell’industria, da mesi invece si susseguono di continuo eventi organizzati per rispondere alle esigenze formative per Industria 4.0.

Il termine competenza è ormai compreso dei titoli dei diversi convegni e dei mezzi di stampa e se si insiste su questo fronte vuol dire che l’industria italiana ha bisogno dei giovani talenti italiani. Ha fatto bene Federmeccanica ad elencare i fattori abilitanti per Industria 4.0 che possono essere una guida per scuole ed università ma chi deve essere a convocare il tavolo tecnico nel quale devono essere elencate, per fattore abilitante, tutte le competenze di richieste ai vari livelli di istruzione.

Manca ancora invece una visione industriale delle città per le quali ancora nessuno insiste come Confindustria nella richiesta di competenze specifiche. Anche le Smart Cities quindi hanno fattori abilitanti, che mettono al centro specifiche competenze digitali. Non sono stati sciolti però alcuni aspetti.

Il termine digitale però non deve spaventare, ad esempio il giovane che si è iscritto all’ITIS Meccanica oppure per i più grandi al Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica. Sta passando l’idea che all’industria 4.0 ed alle Smart Cities occorrano solo esperti di informatica.

Questo è un nodo importante che deve vedere affiancati le diverse professionalità con quelle dell’ICT per ridisegnare e digitalizzare i processi, ma anche creare le competenze reclamate dalle imprese prima di beneficiare delle misure messe a disposizione per Industria 4.0 hanno bisogno di risorse umane capaci di padroneggiare l’innovazione ed il cambiamento. Volendo essere più precisi, per singolo fattore abilitante occorrono dati sulle competenze base di indirizzo che devono essere associate a quelle informatiche che lo digitalizzano.

Una Roadmap vera è propria che scuole ed università devono seguire, ma che si deve diffondere ed attuare con un notevole sforzo.

Ma rispondiamo ad una domanda. Quale è stata l’influenza della carenza di competenze nella mancata crescita nazionale? Se si afferma sempre di più che i laureati di oggi siano impiegati nei ruoli dei diplomati di ieri vuol dire nel tempo la scuola non ha saputo dare ed anticipare risposte formative .

Oggi per fortuna nel rapporto di autovalutazione (RaV) queste problematiche vengono contemplate da indicatori specifici che si trovano negli gruppo degli esiti. Manca in questi indicatori il gruppo dell’ innovazione che, affiancato agli esiti, creerebbe le condizioni fertili per creare competenze utili alle imprese per programmare, investire ed avere fiducia per il futuro.

A scuola, ad esempio, ancora non si parla di quelle necessarie per i settori della green economy che opereranno nell’ economia circolare e nella simbiosi industriale a cui il mondo industriale è orientato.

Per affrontare queste sfide, scuole e dirigenti scolastici, dovrebbero avere fondi a disposizione per finanziare i rimborsi per i membri dei comitati tecnici scientifici, che dovrebbero essere il vero motore di sviluppo dei territori. La governance della scuola dovrebbe, anche trovare e riconoscere delle figure, orientate alle innovazioni, che potrebbero essere attribuite ai dottori di ricerca .

L’incapacità passata di sfruttare i dottori di ricerca nel dare uno “slancio” formativo orientato alla formazione di competenze ha sicuramente prodotto due tipi di danno: mancato ritorno economico da titoli di studio elevati ed il gap di competenze.

Si dovrebbe cominciare a diffondere per questo motivo, l’idea che la progettazione delle unità di apprendimento complesse deve necessariamente portare alla condivisione delle stesse all’interno della stessa materia o dipartimento ma aprirsi al territorio attraverso i Comitati Tecnici e Scientifici. Elevare lo standard e condividerlo sarebbe garanzia di una buona qualità didattica ed una omogeneità negli obiettivi del Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF).

Altro aspetto da considerare e normare nei metodi e nelle scadenze è la fase di progettazione per competenze digitali per l’alternanza scuola-lavoro, soprattutto se si vanno a trattare i fattori abilitanti di Industria 4.0 e delle Smart Cities. E’ importante stabilire un termine in cui le imprese in convenzione con la scuola devono comunicare le competenze richieste nei ruoli degli organigrammi. La necessità di avviare un anno scolastico, consapevoli di sapere già le competenze da progettare, richiederà provvedimenti normativi di sincronizzazione dei tempi e delle scadenze.

Sono auspicabili anche gli open data degli organigrammi costruiti sulle competenze richieste nelle industrie e negli enti, che oltre a mostrare le posizioni disponibili, permetterebbe di fare collocamenti mirati anche alla valorizzazione dei talenti.

Tutto questo potrebbe essere sintetizzato in piattaforme cloud alle quali dovrebbero avere accesso imprese, enti e scuole per avere dei dati concreti sui quali ragionare e sui quali uniformare gli obiettivi di competenza. Per esempio, racchiudere in un Big Data tutti i profili di rischio delle imprese di un territorio, ospitanti dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, permetterebbe di calibrare i processi di informazione e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro , al fine di poter individuare le modalità e i tempi della formazione integrativa da erogare da parte della struttura ospitante.

Alle associazioni di impresa come Federmeccanica si deve suggerire di realizzare assieme al MIUR delle vere e proprie piattaforme MOOC (Massive Open Online Courses) orientate ai fattori abilitanti di Industria 4.0 e Smart Cities. Ricorrere ai corsi aperti in modalità elearning, gratis e su larga scala sicuramente significherebbe affiancare in con impegno serio ed uniforme le volontà delle imprese di digitalizzarsi.

Una Roadmap unica per tutte le imprese italiane, che integri e formi i docenti a partecipare in modo attivo a quella che viene chiamata la Quarta Rivoluzione Industriale.

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