Veneto: al via i progetti per un territorio “smart”
In un territorio in cui l’attenzione ai cittadini e alle imprese è sempre stata al primo posto nelle agende degli amministratori non poteva non nascere una sensibilità immediata ai temi delle “smart cities”. Ed ecco infatti concretizzare questa filosofia in progetti verso un percorso di città intelligenti che porteranno benessere e sviluppo in tutto il territorio. La Regione avrà il compito di promuovere, gestire e monitorare tutte le fasi di realizzazione delle iniziative svolgendo una governance inclusiva destinata a mobilitare intelligenze connettive volte al miglior utilizzo dei programmi di finanziamento.
8 Ottobre 2012
Roberta Gatti*
In un territorio in cui l’attenzione ai cittadini e alle imprese è sempre stata al primo posto nelle agende degli amministratori non poteva non nascere una sensibilità immediata ai temi delle “smart cities”. Ed ecco infatti concretizzare questa filosofia in progetti verso un percorso di città intelligenti che porteranno benessere e sviluppo in tutto il territorio. La Regione avrà il compito di promuovere, gestire e monitorare tutte le fasi di realizzazione delle iniziative svolgendo una governance inclusiva destinata a mobilitare intelligenze connettive volte al miglior utilizzo dei programmi di finanziamento.
Anche in questo momento di profondi cambiamenti la Regione Veneto, che è stata protagonista del miracolo economico del Nord-Est, è presente ed attenta ai cambiamenti in atto. L’economia regionale del Veneto contribuisce alla formazione del PIL nazionale per il 9,5% del valore aggiunto prodotto in Italia e si colloca al terzo posto nella relativa graduatoria. Il dato che conferma la performance positiva dell’economia veneta rispetto all’Italia è il valore aggiunto procapite, superiore a quello nazionale. Anche la dotazione generale di infrastrutture mostra valori che la collocano al quarto posto in Italia facendo emergere dati di eccellenza per le infrastrutture economiche.
In questo panorama si inserisce un progetto di sviluppo di Smart Cities elaborato da Confindustria Servizi Innovativi Veneto, con il supporto di Between Group Spa, e che coinvolge la Regione del Veneto e tutti i comuni interessati per arrivare a definire degli obiettivi condivisi e dei modelli di sviluppo eco sostenibili ad alto contenuto tecnologico.
Smart Cities Veneto è un progetto più generale nato già un paio di anni fa per valorizzare il potenziale d’innovazione del Veneto e delle imprese di questa regione e che vuole essere una cabina di regia regionale per coordinare e stimolare le iniziative su questi temi: agenda digitale, banda larga e alfabetizzazione digitale che coinvolge tutti i settori, dalla Pubblica Amministrazione alla sanità, ai trasporti e al turismo.
La politica regionale si è sempre dimostrata sensibile ai temi dell’innovazione nella convinzione che sia un ingrediente fondamentale per aumentare la competitività delle imprese e migliore la qualità di vita per i cittadini.
Gli investimenti che sono stati fatti riguardano il miglioramento della connettività in tutto il territorio, l’implementazione della banda larga, condizione infrastrutturale fondamentale per poter pensare a qualsiasi progetto di smart cities, ma anche investimenti sulle infrastrutture “culturali” per la riduzione del digital divide, in una regione che presenta un tasso di vecchiaia tra i più alti in Italia.
Il Vice Presidente della Regione del Veneto, Marino Zorzato ha evidenziato in una recente intervista gli sforzi economici ma anche organizzativi portati avanti in questi anni dall’ente: “Abbiamo investito sulla banda larga (sono in corso interventi per circa 40 milioni di euro). Abbiamo investito sulla formazione dei cittadini e sul superamento del “digital divide”, creando punti di accesso alla rete in 180 comuni veneti per arrivare a connettere il territorio. Abbiamo investito sulle infrastrutture di interoperabilità e cooperazione applicativa per favorire la condivisione e lo scambio tra operatori pubblici e privati; poi ricordo il nuovo portale “open data”, il bando sul cloud computing. Nei prossimi anni la Commissione Europea finanzierà molti bandi che avranno come obiettivo il ripensamento urbano intelligente. La Regione da oggi è pronta e ci sarà. La palla passa ora all’intero “sistema Veneto” che deve saper approfittare di queste opportunità”.
Il percorso prevede infatti, dopo una prima fase progettuale, la partecipazione alle singole call europee.
Le città capoluogo di provincia della regione sono state analizzate in base al loro grado di smartness: i risultati sono buoni in quanto ben quattro delle sette province si posizionano entro le prime 39 città italiane ed iniziative di miglioramento sono già state avviate.
Ogni città presenta delle caratteristiche diverse e si distingue per le proprie peculiarità frutto di una tradizione storica ma anche di scelte politiche e strategiche che si sono succedute negli anni.
Padova si distingue per l’attenzione che dedica ai temi della smart health e della smart mobility. Il miglioramento e il ripensamento dell’organizzazione della rete sanitaria permette ai cittadini di prenotare visite specialistiche, pagare i ticket e ritirare i referti on-line in buona parte delle Aziende Sanitarie presenti in città. In previsione c’è anche la realizzazione a breve del “Fascicolo Sanitario Elettronico”. Per quanto riguarda l’area della smart mobility si è puntato sulla diffusione dei servizi informativi per l’utenza del trasporto pubblico locale e ed alla presenza di avanzati sistemi di bigliettazione elettronica.
Verona punta al miglioramento del trasporto pubblico locale: pur essendo presente un sistema di bigliettazione elettronica di tipo avanzato (con carta contactless) è già allo studio un sistema per la pianificazione on-line dei percorsi, per incentivare ed aumentare la domanda di trasporto pubblico da parte dei cittadini che risulta essere ancora piuttosto bassa. Nell’area della smart education si evidenzia una buona diffusione di infrastrutture digitali a disposizione delle scuole, personal computer, collegamenti wifi e lavagne interattive multimediali. Questo territorio si distingue per l’utilizzo di energie rinnovabili, con una potenza degli impianti fotovoltaici installati sugli edifici pubblici pari a 18,9 KW ogni 1.000 abitanti.
Venezia si distingue per l’implementazione dei servizi di e-government offerti dal Comune. Attraverso il sito dell’ente il cittadino ha la possibilità di consultare on line le proprie pratiche e controllarne lo stato di avanzamento, scaricare la modulistica ed effettuare il pagamento di alcuni tributi (ICP- imposta comunale sulla pubblicità e TOSAP- tassa occupazione spazi e aree pubbliche).
A Vicenza si è puntato sull’evoluzione delle infrastrutture digitali scolastiche attraverso l’incremento delle dotazioni informatiche con l’introduzione in tutte le classi di Lavagne Interattive Multimediali fisse.
L’area del bellunese ha investito in progetti eco sostenibili favorendo esperienze di produzione di energia idroelettrica grazie allo sfruttamento delle caratteristiche naturali del territorio e alla presenza di molti corsi d’acqua e favorendo la presenza di verde urbano, con oltre 870 metri quadrati a disposizione per ogni abitante.
Anche Rovigo si contraddistingue per i progetti legati allo sviluppo sostenibile: il risparmio energetico, la qualità dell’aria, l’adozione della raccolta differenziata da parte dei cittadini. Sono inoltre già attivi anche in questo Comune i servizi di smart healt.
Treviso risulta essere posizionata al settantaseiesimo posto della graduatoria nel ranking nazionale. E’ la performance peggiore dei capoluoghi di Provincia della Regione Veneto ma, nonostante questo, è ugualmente coinvolta nei progetti di sviluppo sostenibile, nell’erogazione dei servizi smart che riguardano il settore della sanità e la mobilità cittadina.
Come si desume dalla panoramica offerta dal territorio Veneto, le disparità di sviluppo e approccio all’innovazione, sono presenti anche in un territorio che è sempre stato attento ai temi dello sviluppo economico e della crescita sociale. Questo progetto, Smart Cities Veneto, nasce proprio con l’intento di definire una road map delle iniziative che sia condivisa e razionale, ed assegna alla Regione Veneto il ruolo di coordinamento necessario per evitare ulteriori ritardi sul percorso della gestione intelligente delle città.
Abbiamo intervistato Gianluigi Cogo, responsabile della Community Network di Regione Veneto, nonché Direttore scientifico del premio eGov e animatore della rete degli Innovatori della PA, per approfondire le dinamiche con cui si sta muovendo un’amministrazione attenta alle esigenze dei propri cittadini e delle proprie imprese.
La creazione di una smart cities parte da una visione generale e di lungo periodo del territorio. Secondo lei cosa deve avere un territorio per essere smart? In particolare cosa c’è già e cosa manca in Veneto?
Le Regioni Italiane hanno un ruolo di programmazione che tiene conto delle dimensioni e delle complessità dei territori gestiti, nei quali molto spesso convivono diverse realtà che puntano a diventare ‘smart’ per migliorare la qualità della vita.
Oggi questi territori sono in trasformazione, veloce e spesso anche violenta. Non solo per i flussi che tutti conosciamo (migrazione dalle campagne ai centri urbani) ma soprattutto per il ridefinirsi di assetti geopolitici che stanno modificando i perimetri di riferimento. Mi riferisco alla soppressione delle province, al fiorire di associazioni di comuni che condividono i servizi e alla creazione delle città metropolitane, per finire con la fuga dei comuni da una provincia all’altra oppure alla vicina provincia autonoma di Trento (caso specifico tutto Veneto).
Tutto ciò impatta fortemente sull’evoluzione di un territorio e sulla buona programmazione. Oggi dobbiamo tenere conto di tutto ciò e come Regione guardare a un sostegno trasversale e di sistema che aiuti tutti i territori veneti a diventare ‘smart’, senza esclusione alcuna.
I progetti che stiamo portando avanti possiamo asserire che definiscono lo ‘stack’ ovvero la ‘pila protocollare’ di sostegno per i territori intelligenti. Il nostro Vicepresidente Marino Zorzato ha percepito che l’insieme di questi progetti (e le derivanti azioni concrete) potessero essere raccolti in una ‘Agenda Digitale’ che ridisegna il Veneto del millennio appena nato.
Quali sono i progetti che vedono già impegnata la Regione in questo percorso?
Seguendo il concetto di ‘pila protocollare’, al livello più basso (quello di infrastruttura portante) troviamo l’abbattimento del Digital Divide Infrastrutturale. In questi anni abbiamo stanziato 40 Ml di euro per portare la banda larga nei luoghi dove gli operatori commerciali non sono incentivati ad investire. Ora si tratta di scatenare la competizione fra le Telco e gli operatori di connettività minori che possono offrire a cittadini e aziende formule contrattuali ad hoc in modo da garantire a tutti di entrare nel business digitale.
Il secondo livello è quello del Digital Divide Culturale che in Veneto abbiamo considerato, per la sua complessità, di due tipi: quello delle famiglie e quello delle aziende.
Il primo progetto ci sta consentendo di aprire in ogni comune del Veneto uno o più centri di alfabetizzazione digitale. Come Regione mettiamo i fondi per l’acquisto dei beni (computer, connettività, affitto, ecc.) mentre i comuni sono liberi di scegliere gli insegnanti più vicini al territorio e più in linea con le esigenze dello stesso. Ovviamente viene svolta un‘ attività di monitoraggio per misurare i vantaggi diretti conseguenti all’innalzamento delle competenze digitali.
Il secondo progetto ha messo a concorso le PMI incentivandole a migrare sul ‘cloud computing’. Il finanziamento (anche questo monitorato step by step) mira a persuadere le aziende ICT del territorio e a spronarle verso quei paradigmi che sono il sostegno all’eCommerce e alla globalizzazione dei mercati digitali.
In entrambe il nostro Vicepresidente è stato in grado di immettere fondi EU che, grazie al Piano Operativo Regionale, ben si collocano nella strategia di innovazione tecnologica dei distretti produttivi del Veneto e che, dunque, è stata ben accolta dalla Giunta e dagli stakeholders.
Grazie a questa condivisione di intenti, stiamo ora provvedendo a finanziare la domanda di servizi digitali con un azione ‘a sportello’ rivolta a tutte le aziende non ICT. Crediamo che per spronare l’intelligenza collettiva (famiglie e aziende) non servano solo buoni propositi ma soprattutto finanziamenti tesi ad elevare il livello cultural-digitale. Non si può avere beneficio dall’intelligenza collettiva solo dagli strumenti. E’ necessario comprenderne i vantaggi.
Il quarto progetto è quello dell’‘Open Data’ e dell’interoperabilità dei dati aperti, che noi consideriamo vera infrastruttura portante per i territori intelligenti. Non può esserci nessuna ‘smart city’ che prescinda dai dati liberi, aperti e disponibili e Regione Veneto si è dotata da subito (fra le primissime regioni italiane) del portale, del gruppo di lavoro e soprattutto ha aperto i suoi sarcofagi di dati pubblici.
Cosa è stato fatto fino ad ora in Veneto e qual è l’obiettivo a cui si tende?
Su questi 4 pilastri si innesta l’azione dell’Agenda Digitale che proprio in questi giorni il Vicepresidente Marino Zorzato ha presentato alla stampa.
Con l’aiuto di un gruppo di 7 esperti e di una segreteria tecnica, proviamo ad andare oltre le singole progettualità per disegnare una strategia completa che porti i nostri territori ad elevarsi da un punto di vista competitivo.
I must sono:
– infrastruttura digitale
– cultura digitale
– dati e interoperabilità
– sostegno alle PMI
– intelligenza collettiva e social media (smart comminities)
– start up e semplificazione all’accesso al business
– e-commerce
– infomobilità
– sanità elettronica
– promozione turistica sul web
– ecc.
Assieme ai 7 esperti cercheremo di creare tutti i presupposti normativi (per quanto di competenza) e progettuali, per permettere poi alle singole comunità (città e territori) di scegliere il loro modello di smart community sfruttando l’infrastruttura che Regione Veneto ha contribuito a sviluppare. Ovvio poi, che i privati devono fare la loro parte, in primis candidandosi per i bandi del Miur, dove il loro apporto è vincolante.
Concretamente, quale saranno i vantaggi per il territorio in termini di sviluppo economico, imprenditoriale, sostenibilità ambientale e tecnologica..?
Il territorio assiste ai cambiamenti e spesso vi partecipa da ‘consumer’, contribuendo così al proprio empowerment. Cittadini e aziende usano denaro elettronico, fanno acquisti in rete, viaggiano, si informano e socializzano con il digitale ma, nonostante ciò non ne traggono un beneficio economico in termini di capacità competitiva. Sono utenti di multinazionali (Telco, banche, provider come Google, Microsoft o Amazon, per esempio) ma non beneficiano dei loro business perché ancora non sanno portare le loro aziende sulla rete.
Ecco che la nostra Agenda Digitale si muove proprio in questa direzione. Offrire anche alle aziende la piattaforma dove sviluppare business, creando quello strato di infrastruttura di cui sopra. A loro, a questo punto, resta solo la capacità e la voglia di rischiare.
L’unione europea mette a disposizione fondi per lo sviluppo di progetti per la realizzazione di smart cities: quanto inciderà questo fattore? Su cosa si dovrà puntare per sfruttare al meglio questa opportunità di finanziamento? Quale sarà la logica di utilizzo e quali sono gli errori da evitare?
I finanziamenti europei, come quelli nazionali (pochi), sono fondamentali in questa fase e qui nel Veneto li stiamo sfruttando proprio per azioni di Government2Business come nel caso del progetto Cloud di cui sopra.
Da questa esperienza abbiamo imparato che è fondamentale finanziare e poi condurre vere e proprie azioni di ‘coaching’ nei confronti delle aziende, in primis le PMI che hanno minor velocità nell’accesso alle nuove tecnologie digitali.
Dunque non diamo solo soldi a pioggia valutando bene o male i progetti su carta, ma li seguiamo, li monitoriamo e teniamo conto di quanti sono i beneficiari, non solo il profitto creato. Su questa particolare metodologia, che consiste nell’ obbligare le PMI a presentare, a priori, i partner che sperimenteranno le nuove soluzioni e poi nell’offrirgli con azioni di finanziamento a sportello anche i primi clienti, crediamo di aver operato con lungimiranza.
Se questo modello venisse esportato anche in altri ambiti, i fallimenti di mercato e i progetti flop si conterebbero sulle dita di una mano. Può sembrare un atteggiamento ambizioso, ma questo ci dà forza e convinzione.
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