Dalla democratizzazione dei servizi al co-design in sanità
La ristrettezza di risorse e la rapida evoluzione dei bisogni di salute impongono delle sfide che possono essere vinte solo con l’innovazione. Il mondo della sanità ha bisogno di aprirsi al contributo degli utenti, spesso molto competenti quando si parla di cultura digitale. Questa la riflessione che proponiamo a firma di Claudio Dario, Presidente di Arsenàl, consorzio che a #FPA2015 ha promosso un l’incontro #sipuòfaresanitàvicinalcittadinose con l’intento di raccogliere idee e spunti per ampliare ulteriormente la partecipazione.
12 Giugno 2015
Claudio Dario
La ristrettezza di risorse e la rapida evoluzione dei bisogni di salute impongono delle sfide che possono essere vinte solo con l’innovazione. Il mondo della sanità ha bisogno di aprirsi al contributo degli utenti, spesso molto competenti quando si parla di cultura digitale. Questa la riflessione che proponiamo a firma di Claudio Dario, Presidente di Arsenàl, consorzio che a #FPA2015 ha promosso un l’incontro #sipuòfaresanitàvicinalcittadinose con l’intento di raccogliere idee e spunti per ampliare ulteriormente la partecipazione.
Ha ancora senso oggi parlare di sanità digitale distinguendola dalla sanità? Non penso di essere l’unico a credere che la sanità digitale sia a tutti gli effetti la sanità di oggi. Si tratta di una convinzione che muove da un’esperienza personale iniziata da medico incuriosito dal mondo delle tecnologie per portarmi, da manager sanitario, a sviluppare modelli di innovazione dell’organizzazione sanitaria. Modelli che per essere efficaci ci mettono quotidianamente di fronte a nuove sfide e richiedono un rapido cambio di prospettiva.
Quando parliamo della tecnologia applicata al mondo della sanità pensiamo a velocità, diminuzione degli errori, disponibilità di dati, efficienza e risparmi. Ma non è solo questo. Ritengo che le esperienze sviluppate nell’eHealth dimostrino concretamente e ampiamente come l’introduzione delle tecnologie all’interno dei processi organizzativi in sanità abbia prodotto un’effettiva democratizzazione dei servizi, consentendone un accesso equo, economico ed universale. Le tecnologie hanno contribuito ad avvicinare il cittadino al servizio sanitario, eliminando alcune delle barriere e degli ostacoli che contribuiscono spesso a modificare la percezione di qualità della sanità.
Non si tratta di un concetto banale, ma di un’idea sulla quale riflettere e soprattutto che i decisori dovrebbero tenere in considerazione, per investire in maniera responsabile. In tal senso l’eHealth, nel tempo, ha prodotto una vera rivoluzione anche nel mondo della sanità, che oggi è imprescindibile dalla rete sempre più ricca di servizi digitali e di sistemi di telemedicina. Servizi che sono accessibili sempre e ovunque da chiunque abbia a disposizione un dispositivo connesso alla rete, direttamente o tramite un intermediario di fiducia come nel caso dei caregivers. Servizi che avvicinano il cittadino, lo attivano, mettono nelle sue mani la possibilità di seguire un canale di accesso più snello, agile e adeguato al tempo che stiamo vivendo. L’accessibilità si amplia e con essa l’offerta dei servizi che il sistema sanitario deve garantire.
Oggi però per rendere effettivo ed estendere questo concetto di democratizzazione abilitata dalle tecnologie è necessario compiere un ulteriore passo in avanti.
Di fronte alle sfide di innovazione imposte dalla ristrettezza di risorse nella rapida evoluzione dei bisogni di salute, credo infatti che il mondo della sanità abbia bisogno più che mai di aprirsi al contributo che ciascun utente, affinato e sempre più evoluto nella cultura digitale, può offrire e, soprattutto, è disposto ad offrire.
E’ evidente che si tratta di un concetto che, una volta messo in pratica, può condurre ad una rivoluzione. Stiamo parlando di una nuova filosofia di pianificazione e programmazione dei servizi che mette effettivamente al centro la persona, sia in veste di operatore che di cittadino, puntando ad una sostenibilità reale dell’offerta per garantire una sanità che sa rispondere in modo puntuale ai bisogni.
Faccio un esempio. In Veneto per realizzare il fascicolo sanitario elettronico, e tutti gli adempimenti che porta con sé, Arsenàl.IT in accordo con la Regione ha adottato un modello che si fonda sulla partecipazione e sul coinvolgimento degli operatori. Un modello che implica un impegno notevole in termini di risorse coinvolte, di capacità di risposta e di competenza da mettere in campo per essere in grado di supportare un’evoluzione sistemica. Un percorso evolutivo che necessita di tempo ma che può garantire risultati effettivi e duraturi. Risultati che già si vedono. Prova ne sia la digitalizzazione delle prescrizioni che in un anno è diventata realtà facendo scomparire la ricetta rossa, permettendo di raggiungere gradualmente tutti gli obiettivi fissati a livello ministeriale. Tutto ciò è stato possibile grazie al coinvolgimento di oltre 5.000 operatori tra medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, farmacisti, medici ospedalieri, operatori dei centri di prenotazione, garantendo il processo necessario a digitalizzare 60 milioni di prescrizioni, tra farmaceutiche e specialistiche, prodotte ogni anno nella nostra regione.
Solo un esempio di come un modello partecipativo che si fonda sul coinvolgimento degli operatori, superando le naturali resistenze e gli ostacoli legati al cambiamento, possa portare ad un effettivo processo di change management. Processo favorito nel caso specifico dalla funzione di mediazione tecnica svolta da Arsenàl.IT che, da soggetto terzo competente, ha saputo diventare punto di riferimento per le esigenze degli operatori stessi.
Coinvolgere chi lavora nella sanità è stato elemento di successo e perno di un processo che apre la strada in Veneto all’introduzione del fascicolo sanitario elettronico, prossima tappa di questo complesso percorso evolutivo.
Ora l’ulteriore sforzo è quello di aprirsi ai cittadini e verso le loro esigenze. Impegno senza ombra di dubbio più gravoso, ma decisamente necessario: nessun servizio (socio)sanitario oggi può prescindere da una condivisione con coloro che quel servizio lo utilizzeranno. Ce ne possiamo rendere conto ascoltando le voci dei pazienti e degli utenti che, spesso, cercano nelle organizzazioni sanitarie tanto quanto nel singolo medico, non solo un servizio efficiente, ma anche un canale di comunicazione adeguato ed efficace.
Sulla scia di esperienze già attivate in regioni europee all’avanguardia, come ad esempio la Scozia, abbiamo iniziato un cammino di co-design e co-creazione dei nuovi servizi di sanità, focalizzandoci su quelli online, che ha l’obiettivo esplicito di rendere il fascicolo sanitario elettronico un’occasione di reale cambiamento e miglioramento. Un’occasione che oggi più che mai è necessario cogliere per innovare davvero la sanità, portandola sempre più vicina al cittadino.