Oltre la sharing economy: dopo l’anno di Uber, il 2015 dei territori
Alle istanze e alle iniziative di sviluppo collaborativo già avviate nelle città e nei territori, al loro replicarsi e al loro rafforzarsi e gemellarsi, dedichiamo l’impegno di quest’anno, portando in giro con OuiShare il progetto Sharitories e il Toolkit per Territori Collaborativi. Intanto, per chiudere un 2014 ricco di stimoli e novità, proponiamo una raccolta dei contributi e delle iniziative che ci hanno accompagnato nella scoperta e nell’analisi di un fenomeno che aveva promesso di diventare un tormentone… e che ha mantenuto le promesse.
8 Gennaio 2015
Chiara Buongiovanni
Alle istanze e alle iniziative di sviluppo collaborativo già avviate nelle città e nei territori, al loro replicarsi e al loro rafforzarsi e gemellarsi, dedichiamo l’impegno di quest’anno, portando in giro con OuiShare il progetto Sharitories e il Toolkit per Territori Collaborativi. Intanto, per chiudere un 2014 ricco di stimoli e novità, proponiamo una raccolta dei contributi e delle iniziative che ci hanno accompagnato nella scoperta e nell’analisi di un fenomeno che aveva promesso di diventare un tormentone… e che ha mantenuto le promesse.
Per gli scioperi dei tassisti, per le proteste dei lavoratori, per il vuoto normativo scoperchiato nelle principali capitali mondiali, oltre che per entrate e valutazioni finanziarie a svariati zero, Uber e Airbnb sono state riconosciute, da fonti quali il Financial Times e l’Harvard Business Review, testimonial indiscussi della “sharing economy” per il 2014. Dal nostro punto di vista, certamente limitato e selettivo, ci concentriamo su iniziative e attivismi che superano il modello di piattaforma puramente “business“, vincente sul mercato e più appropriatamente ribattezzato “rental economy” dal venture capitalist newyorkese Fred Wilson. Alle istanze e alle iniziative di sviluppo collaborativo già avviate nelle città e nei territori, al loro replicarsi e al loro rafforzarsi e gemellarsi, dedichiamo nel nostro piccolo l’impegno di quest’anno, portando in giro con OuiShare il progetto Sharitories e il Toolkit per Territori Collaborativi. Mentre, per chiudere con un 2014 ricco di stimoli e novità, proponiamo una raccolta dei contributi e delle iniziative che ci hanno accompagnato nella scoperta e nell’analisi di un fenomeno che aveva promesso di diventare un tormentone… e che ha mantenuto le promesse.
Cosa è successo nel 2014?
In generale, stando ai risultati della ricerca realizzata da Collaboriamo.org con il supporto di PHD Media, l’economia della collaborazione è cresciuta nel 2014 rispetto all’anno precedente, registrando un totale di 138 piattaforme che abilitano i cittadini a scambiare e condividere beni, di cui il 30% nel crowdfunding, il 20% nei beni di consumo, il 12% nei trasporti, il 10% nel turismo e 9% nel lavoro. Il 93% delle piattaforme censite riconduce il proprio servizio all’interno della sharing economy (un anno fa molte piattaforme non conoscevano neanche il significato di economia della condivisione) e inoltre il 68% delle aziende collaborative italiane è registrato come Srl,che significa assunzione di costi e responsabilità. Alcuni servizi collaborativi, infine, crescono raggiungendo numeri interessanti: Sardex, piattaforma di scambio di beni b2b, per esempio, nel 2013 ha raggiunto un volume di scambi pari a 24 milioni di euro puntando, quest’anno, ai 36 milioni. Fubles, servizio che facilita l’organizzazione di partite di calcetto, conta una community di 430mila persone e più di 115mila partite giocate; Gnammo, che permette a cuochi non professionisti di preparare cene per privati cittadini ha raggiunto 20mila utenti, così come Timerepublik, banca del tempo digitale, e Reoose, piattaforma di baratto. L’offerta, tuttavia, rimane di gran lunga superiore alla domanda: il 68% delle piattaforme non supera i 5000 utenti. (Fonte: Collaboriamo – Sharitaly, dicembre 2014).
E nella PA?
A FORUM PA 2014 (maggio) l’economia collaborativa ha fatto il suo ingresso nell’agenda di lavori sull’innovazione nella PA, diventando una delle linee guida tematiche nel documento “Stato partner. Proposta del Future of Goverment Group al ministro Madia per la #RivoluzionePA”, inviato al Ministro per la semplificazione e per la pubblica amministrazione. in occasione della consultazione sulla Riforma della PA. Il documento prendeva il via dai lavori aperti a Palazzo Vidoni nel’aprile 2014, dal tavolo FoGG – Future of Government Group, organizzato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in collaborazione con FORUM PA.
La PA collaborativa è una delle dieci prospettive di innovazione proposte al Ministro Madia proprio in apertura dei lavori.
Twist and Share. La PA alla svolta dell’economia collaborativa
L’interesse, i feedback ricevuti e i punti emersi in occasione di “Twist and Share. La PA alla svolta dell’economia collaborativa”, approfondimento organizzato in collaborazione con OuiShare Italia, Collaboriamo e Banca Prossima, hanno reso chiaro che la “l’economia collaborativa è anche affare della PA”.
I risultati dei tre tavoli di discussione, dedicati rispettivamente al “Governare l’economia collaborativa“; “Collaborare in città e nei territori; “Rivoluzionare l’organizzazione“sono confluiti in dieci proposte di lavoro per la PA.
A settembre la Camera dei Deputati, su iniziativa dell’Intergruppo innovazione, ha ospitato la prima conferenza dedicata alla sharing economy e alle aziende italiane del settore (Uber, Airb&b, Cortilia, Starteed, Gnammo, Zooppa), mentre a novembre ha dato spazio ad una cena con AISE (associazione italiana sharing economy) e OuiShare.
A ottobre a Smart City Exhibition, otto tavoli gremiti di persone – assessori, tecnici dell’amministrazione, attori dello sviluppo territoriale, cittadini sono stati il primo banco di prova per il neonato Collaborative Territories Toolkit, presentato e testato nella versione alfa da Sharitories, progetto di OuiShare con la collaborazione di FORUM PA. Hanno partecipato le città di Cagliari, Guidonia e Formia.
Il Toolkit è stato poi presentato a dicembre a Sharitaly 2014, la giornata organizzata da Collaboriamo dedicata all’economia collaborativa, quest’anno con un focus sulle necessità di regolazione.
A novembre è già partito il tour del Collaborative Territories Toolkit con una interessante tappa nella Grecìa Salentina, a Soleto e una a Bari.
Le città collaborative
A febbraio Bologna ha adottato il Regolamento sull’Amministrazione condivisa, messo poi da Labsus (partner scientifico del Comune) a disposizione di tutte le altre amministrazioni. Ad oggi, lo hanno adottato 20 città, in ordine cronologico: Siena, L’Aquila, Casal di Principe (CE), Chieri (TO), Ivrea (TO), Asciano (SI), Narni (TR), Cavriana (MN), Acireale (CT), San Tammaro (CE), Santa Maria Capua Vetere (CE), Pachino (SR), Casapulla (CE), Macchiagodena (IS), Città della Pieve (PG), Anagni (FR), Orvieto, Cortona (AR), Cogoleto (GE) . E altri 40 comuni, grandi e piccoli, al nord come al sud, stanno portando avanti in queste settimane la procedura per la sua approvazione.(Fonte: Labsus)
A luglio, Cagliari ha avviato Collabora un primo laboratorio di progettazione partecipata, ispirato ai principi dello sviluppo territoriale collaborativo.
A dicembre Milano ha approvato la delibera Milano Sharing City con cui, a valle di una consultazione pubblica sul tema dell’economia collaborativa, ha approvato le linee di indirizzo per promuovere e governare lo sviluppo di iniziative di economia della condivisione e collaborazione.
… soddisfatti?
“Alcune PA – commenta Marta Mainieri di Collaboriamo – hanno preso consapevolezza di cosa è la sharing economy. Alcune hanno iniziato a sperimentare alcune pratiche. Altre hanno iniziato a pensare ad un intervento più programmatico: ad esempio Milano promette grandi aperture per le pratiche di sharing economy durante Expo 2015”. E aggiunge: “Per il 2015 c’è bisogno di accelerare sperimentando le pratiche collaborative soprattutto sui temi relativi al welfare. Ce n’è un gran bisogno”.
“Di fatto – afferma Simone Cicero di OuiShare – non ho visto particolari sviluppi collaborativi quest’anno se non le incoraggianti prime mosse che sta facendo un comune come Milano nel definirsi e cominciare a comportarsi come Sharing city. Altri segnali incoraggianti sono venuti dall’incontro preliminare che come OuiShare abbiamo avuto con l’Intergruppo innovazione: abbiamo avuto modo di spiegare un po’ la portata che offre – in termini di opportunità e sfide – l’economia collaborativa. Tuttavia c’è un’enorme quantità di lavoro da fare e, anche per questo stiamo strutturando e proponendo il Collaborative Territories Toolkit in Italia”.
“Per il 2015 – continua – chiederei alle amministrazioni di supportare il progetto Sharitories, per lo sviluppo di strumenti operativi a supporto delle amministrazioni locali con il Collaborative Territories Toolkit: crediamo che sviluppare un data base di pratiche, tecniche e metodologie, una base di conoscenza disponibile e testata sia fondamentale quanto lo è creare un vero network internazionale di amministrazioni che si possano confrontare e incontrare”.
2015: dal comprendere al facilitare…
Insomma, la parola d’ordine del 2014 sembra essere stata “comprendere”, pur con l’avvio di sperimentazioni promettenti ma da monitorare.
La necessità avvertita è quella di un’accelerazione nei processi e un salto di qualità nei ruoli e negli obiettivi.
… e perché no costruire
Sposiamo l’approccio Sharitories perché se la disruption in atto a livello globale per un territorio può significare perdita o aumento di competitività e benessere a seconda della risposta che è capace di dare, insieme a OuiShare vogliamo accompagnare le amministrazioni verso la seconda direzione. Per questo proponiamo il Collaborative Territories Toolkit come un percorso, una metodologia e un set di strumenti operativi per capire, facilitare e costruire nuovi processi di sviluppo per il proprio territorio e soprattutto con il proprio territorio.
Non c’è tempo da perdere: se da un lato abbiamo accumulato un ritardo preoccupante dall’altro consideriamo che i territori italiani hanno delle particolarità socio-economiche che li rendono estremamente ricettivi al nuovo modello di sviluppo che può emergere dalle dinamiche del consumo collaborativo, del crowdfunding e della finanza peer-to-peer, della conoscenza aperta, dei maker e della fabbricazione aperta; della governance aperta e orizzontale.
Per il resto, speriamo in un 2015 bello, vivo e diversificato …. a ciascuno secondo la propria prospettiva.
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