Digitale, big data e una regia centrale per l’innovazione in sanità
Cosa possiamo fare nei prossimi anni per curare bene le persone? Una riflessione di Massimo Casciello, Direttore Generale della vigilanza sugli enti e della sicurezza delle cure del Ministero della Salute.
28 Marzo 2018
Michela Stentella
Prendere in carico le persone, cogliere le potenzialità del digitale e soprattutto del patrimonio di dati che abbiamo oggi a disposizione, prevedere un coordinamento centrale per evitare di disperdere risorse ed energie con politiche e azioni che vanno in ordine sparso. Questi i nodi da affrontare nei prossimi anni secondo Massimo Casciello, Direttore Generale della vigilanza sugli enti e della sicurezza delle cure del Ministero della Salute.
Il quadro generale: cambiano
le richieste, cambiano le cure, dobbiamo adeguare le risposte
Di fronte al cambiamento sociale, che porta a modificare
anche gli atteggiamenti e l’approccio nei confronti del servizio sanitario
pubblico (e in generale delle strutture sanitarie) è necessario adeguare l’offerta,
la normativa, la risposta che si dà. Altrimenti alcune situazioni che potevano
essere ottime qualche anno fa rischiano di diventare obsolete. Facciamo un
esempio: il caso dell’epatite C, patologia per la quale oggi abbiamo una serie
di farmaci che portano alla risoluzione del problema. Qualche anno fa la legge
210 dava indennità e denaro alle persone che ne erano affette, oggi questa
legge è diventata obsoleta. Se una malattia, grazie al progresso scientifico,
può essere curata in maniera definitiva ovviamente non è più meritevole di
essere accompagnata da un assegno mensile. Questo però cosa comporta dall’altro
lato? Dobbiamo evidenziate coma in un singolo fenomeno possano convivere
aspetti positivi (aver trovato finanziamenti per i farmaci per l’epatite C è
sicuramente positivo) ed elementi di criticità, perché in un momento di
ristrettezze una spesa così consistente è un campanello di allarme. Infatti i farmaci
innovativi e sperimentali, per esempio quelli usati in oncologia, hanno costi davvero
alti e sono tarati sulla singola persona. L’attuale finanziamento del
fabbisogno sanitario nazionale standard è di circa 117miliardi ma è in netta
crescita. A causa dell’aumento della specificità della cura ci sarà necessità
di risparmiare altrimenti avremo un sistema scoperto, soprattutto con una
popolazione in crescita.
Cosa mi aspetto per il 2018: spinta sul digitale e coordinamento nelle azioni di innovazione
Oggi abbiamo almeno due necessità impellenti. La prima è prendere in carico le persone, farlo nel modo più economico possibile e, allo stesso tempo, nel modo più soddisfacente per le persone stesse. La seconda necessità è mettere a frutto, attraverso il concetto dei big data, tutte le informazioni e i dati che abbiamo a disposizione, dati di diversa tipologia che possono rivelarsi utili sia per la ricerca scientifica che per orientare il decisore, mettendo in luce alcuni fenomeni ancora prima che si manifestino. Le persone che devono essere curate, quindi, non vanno più trattate come clienti ma come soggetti che contribuiscono a creare insieme a noi il servizio sanitario nazionale. Per tutto questo la soluzione sta nel digitale non tanto come tecnica in sé, quanto come elemento abilitante che va a supportare l’organizzazione complessiva del sistema. Mi aspetto quindi un’iniziativa che cerchi di mettere a massa comune una serie di esperienze per evitare quella frammentazione a cui abbiamo sempre assistito. Mi aspetto che lo Stato riprenda in mano non tanto l’aspetto tecnico, quanto l’aspetto decisionale, per stabilire linguaggio e procedure comuni, per mettere a punto modelli condivisi in tutta Italia. Ci sono quindi due elementi, il primo è l’innovazione ed è l’elemento di propulsione e strategico, il secondo è la gestione dell’intero processo.
In conclusione, se dobbiamo individuare per i prossimi anni alcuni punti da sviluppare per curare bene le persone, possiamo sintetizzate così:
- puntare sul il digitale, perché da qui a pochi anni sicuramente la maggior parte delle persone saprà usare bene questi strumenti, i dati potranno essere utilizzati a loro vantaggio e, allo stesso tempo, potrò curare le persone direttamente a casa (a parte i casi di acuzie ovviamente);
- trasformare gli ospedali in centri di altissimo livello concettuale. Nei prossimi anni ci saranno meno ricoveri e più cure sul territorio e per parlare con le persone dovrò utilizzare modalità di collegamento in remoto, potendo con questi sistemi anche controllare i valori dei pazienti, ricordare loro di prendere i farmaci e fare riabilitazione attraverso il serious games;
- avere un nucleo centrale che coordina tutto questo, perché il problema è che in Italia si è andati finora in ordine sparso.