Rigidità della spesa: classifica dei grandi Comuni
Che margine di manovra hanno i Sindaci nella gestione del bilancio comunale? Spesso molto poco, con le cosiddette “spese rigide” che limitano di molto la capacità di intervenire delle amministrazioni. Fra le grandi città, Torino, Catania e Messina le peggiori.
13 Gennaio 2016
Redazione Openpolis
Spesso e volentieri la volontà politica di un Sindaco e di un’amministrazione si scontra con dei limiti strutturali. E’ il caso per esempio dei bilanci comunali, vincolati a volte a delle spese inevitabili che in qualche modo frenano la libertà di azione dei primi cittadini.
Uno degli indicatori di openbilanci misura proprio il margine di manovra con cui il Comune può eventualmente intervenire per diminuire le spese di gestione. La spesa per il personale e la spesa per il rimborso di prestiti sono infatti “spese rigide” che il Comune difficilmente può ridurre nel breve termine, rispetto alle altre. E’ calcolato in percentuale: maggiore è la percentuale, più la spesa è rigida e le possibilità di intervento ridotte nel breve termine.
Nell’ultimo anno di rilevazione, la classifica delle 15 città più popolose d’Italia, vede Torino come maglia nera. Il capoluogo piemontese spendeva infatti il 53% delle proprie entrate per pagare il personale e rimborsare prestiti. Subito dietro Catania (48,93%) e Messina (42,73%).
Fra i Comuni presi in considerazione, quelli con il bilancio più “libero” risultano essere Venezia (26,69%), Milano (26,33%) e Roma (22,6%).
GRAFICO
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