Ecco perché i tre processi telematici hanno bisogno di regole comuni

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Non si può essere soddisfatti: i tre processi civile, amministrativo e tributario percorrono ciascuno una propria strada – peraltro ispirata a regole e filosofie procedimentali diverse – e ciò è inammissibile. E’ necessario coniugare lo sviluppo dell’informatizzazione processuale con quello della digitalizzazione delle PA di riferimento e di rendere anzi i due campi sempre più in relazione

20 Giugno 2016

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Mario Cavallaro, presidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria

Il processo c.d. telematico è una grande opportunità per l’intero settore della giustizia. Sebbene non vadano mai scambiati i mezzi, ancorché tecnologicamente raffinati ed aggiornati, con il fine di una giurisdizione terza efficace ed efficiente, certamente la digitalizzazione dell’amministrazione della giustizia può contribuire con grande consistenza alla realizzazione di questo scopo.

Le esperienze in corso, non tutte soddisfacenti ma certo sicuramente utili, dimostrano che vanno semmai messi a punto strumenti ancor più precisi e razionali e soprattutto che i principi generali a cui si ispira la giurisdizione debbono essere tenuti in considerazione nel progettare, realizzare e far funzionare gli strumenti informatici.

In particolare, dall’esperienza degli operatori che in concreto si sono cimentati con le procedure informatiche emergono alcune semplici esigenze.

Il processo deve rimanere tale: non si tratta di un procedimento amministrativo, seppur complesso o speciale, ma di un luogo virtuale che deve garantire il processo come confronto fra parti arbitrato da un giudice.

I diritti delle parti, e la signoria anche sulla prova delle stesse e da ultimo del giudice che su di esse decide non può essere sostituita da automi giuridici o da regole informatiche, che possono coadiuvare gli operatori, proteggerne l’attività e renderla proficua, ma non possono sostituirsi agli stessi.

Il processo telematico deve sempre più divenire un mezzo virtuale unitario, una stilizzazione delle regole processuali adatta alla loro utilizzazione informatica , che deve essere sempre più improntata ad unità fra le varie giurisdizioni.

Non si tratta solo di pur utili necessità di sinergia e di concisione, essendo assolutamente inaccettabile l’attuale situazione che prevede l’esistenza di troppe piattaforme telematiche , praticamente una per ciascuna giurisdizione ed improntate ciascuna a filosofie e criteri diversi, ma anche e soprattutto della crescita di un sistema di regole processuali e garanzie per le parti e per il Giudice ed i soggetti del processo che consenta loro la totale dematerializzazione del processo senza però minimamente intaccarne la sostanza.

Non ci sarà da scandalizzarsi se anche talune regole dei processi attuali, specie la gran parte delle norme di attuazione saranno riviste alla luce delle esigenze che l’informatizzazione inevitabilmente comporta.

Tutt’altro che impossibile, dunque, una prospettiva che consenta di inquadrare il processo telematico non in una semplice pur opportuna modernizzazione della pubblica amministrazione impegnata in ambito giudiziario, ma nella ricerca di una sintesi sempre avanzata fra mezzi e fini, fra contenuti e contenitore, che mai come in questi tempi di vorticoso sviluppo proprio delle comunicazioni e della relazione informatica è necessario.

Al momento, occorre dirlo, non si può essere soddisfatti: i tre processi civile, amministrativo e tributario percorrono ciascuno una propria strada – peraltro ispirata a regole e filosofie procedimentali diverse – e ciò è inammissibile; non bastano le volenterose, ma finora pressoché inutili ricerche di armonizzazione, mentre del processo contabile non si è ancora alla fase di attuazione, neppure sperimentale.

Il sistema penale percorre sue proprie strade, nello specifico le uniche che, per specialità della materia e dei procedimenti, possono essere sottratte alla ricerca – almeno in parte, si badi – di regole comuni.

Nel caso del processo tributario, ma a ben vedere anche di quello amministrativo e civile, si pone infine l’esigenza ancor più avanzata di coniugare lo sviluppo dell’informatizzazione processuale con quello della digitalizzazione delle PA di riferimento e di rendere anzi i due campi sempre più in relazione, come è nell’interesse del cittadino, di volta in volta parte processuale, utente, contribuente, amministrato, e della stessa PA che può aumentare il grado della sua cognizione dei fenomeni anche quando sono regolati in sede processuale e gli effetti virtuosi di una relazione efficiente fra deliberazioni giudiziarie ed attività amministrativa.

Un cantiere aperto dunque, da aprire di più anche al partenariato pubblico – privato senza perseguire antistoriche pretese di autosufficienza pubblica , utilizzando al servizio della pubblica amministrazione le risorse e le energie che gli operatori professionali nel settore del trattamento dei dati, specie quelli specializzati, possono mettere a disposizione dell’amministrazione e dei cittadini in positiva competizione economica.

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