Come abbattere la barriera del contante: tre aree d’intervento

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Per dare impulso ai pagamenti elettronici e offrire ai consumatori soluzioni credibili, convenienti, comode e serenamente adottabili, è necessario lavorare su: norme, tecnologie, educazione e informazione

15 Aprile 2016

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Geronimo Emili, presidente CashlessWay

La reputazione del settore bancario è ai minimi storici ed è questo il primo ostacolo col quale bisogna fare i conti quando si parla di strumenti digitali di pagamento con le persone. E come dar loro torto? Noi italiani ne abbiamo viste di cose che voi umani… In queste crepe di credibilità ci si sono ficcati alla grande nuovi soggetti, alcuni di questi molto interessanti, altri un po’ meno ma in ogni caso il pubblico non è ancora capace di considerarli un’alternativa credibile. Il risultato è che il contante la fa ancora da padrone. Appena uscito questo interessante libro Trust Meltdown – The Financial Industry needs a Fundamental Restart che parla proprio di questo.

Sono convinto che per poter dare un forte impulso al settore dei pagamenti alternativi al contante sia necessario lavorare su tre campi in modo concreto: quello normativo, quello tecnologico e quello dell’educazione e dell’informazione. Queste tre aree di intervento devono lavorare assieme per poter offrire ai consumatori soluzioni credibili, convenienti, comode e serenamente adottabili.

La pubblica amministrazione, o lo Stato come più comunemente si dice chiacchierando al bar, non può essere credibile quando sostiene voler digitalizzare i pagamenti se poi, per esempio, la domenica portando i figli a visitare Castel Sant’Angelo, il terzo museo in Italia per visite, non si può pagare il biglietto con la carta perché “non si accetta bancomat e carta”. Il primo fatturatore (che brutta parola), l’unico in grado di poter dare una svolta nelle abitudini dei propri cittadini, è ancora molto indietro e sebbene con il Nodo dei Pagamenti si stia cercando di prendere una direzione davvero moderna, non dimentichiamoci come molto spesso sono i nostri stakeholder pubblici: dinosauri digitali e tronfi di esserlo (“io queste diavolerie elettroniche non le capisco proprio”).

Per fortuna ci sono delle eccellenze che ho avuto modo di conoscere e che fanno molto nei propri territori, mi vengono in mente gli Assessori Enzo LaVolta di Torino e Angelo Tomasicchio di Bari o il Sindaco del piccolo comune lombardo di Malnate, Samuele Astuti: sono dei veri innovatori che con ostinazione e passione hanno introdotto soluzioni rilevanti, Torino addirittura è risultata essere la seconda città più innovativa in Europa. E poi Bergamo che non ha disdegnato il supporto di aziende private per sperimentare un piano cashless; anche qui, Giacomo Angeloni è costantemente impegnato nella sua missione di Assessore all’Innovazione.

A livello nazionale il punto di riferimento è di sicuro il deputato Sergio Boccadutri che ha capito benissimo quanto sia importante portare avanti l’aspetto normativo confrontandosi sempre con quello tecnologico ed educativo e difatti il canale di comunicazione tra lui e il mondo delle aziende, grandi e piccole, consolidate o start-up è sempre aperto.

CashlessWay ha scelto come campo di battaglia nella faticosa guerra al contante quello dell’educazione e informazione: dal 2011 sviluppa la giornata contro il cash, il No Cash Day, dal 2013 un viaggio totalmente cashless, il #NoCashTrip, organizza annualmente “Obiettivo ePayment” (atti edizione dicembre 2015 ) un incontro a Montecitorio per fare il punto e lo fa grazie al supporto di alcune aziende che non faccio fatica a definire illuminate, contente di mettere a budget risorse per costruire consenso sull’epayment attraverso iniziative non immediatamente riconducibili alla crescita del loro personale business. Una volta si chiamava cultura d’impresa, oggi miracolo.

Il 2016, tra l’altro, non è stato banale per CashlessWay perché l’asticella è stata alzata, puntando a un coinvolgimento non sono più italiano ma Europeo: sia il No Cash Day, lo scorso 5 aprile, che il NoCashTrip che si svolgerà a giugno, sono in una dimensione Europea. Per celebrare il No Cash Day, CashlessWay ha chiesto a uno dei più noti esperti di pagamenti, il britannico David Birch di realizzare il Manifesto for Cashlessness che ho avuto il piacere di presentare assieme a lui durante il Money2020 Europe, l’evento europeo più importante sul settore fintech che si è tenuto a Copenaghen dal 4 al 7 aprile. Un’iniziativa, quella del Manifesto, che è stata accolta da tutti in modo molto positivo e che è stata ripresa da diverse testate internazionali.

Lo sviluppo degli strumenti digitali di pagamento è una priorità sociale e questo va fatto capire a tutti i costi togliendo ossigeno alle sterili polemiche di pancia nei confronti del sistema finanziario. Quanto indispensabile sia il contante alla corruzione, evasione, terrorismo, riciclaggio, criminalità organizzata e bassa delinquenza non è mai abbastanza noto alle persone. Quanto costi in termini strutturali e sociali, non lo sa ancora la maggioranza dei cittadini. Ma soprattutto far sapere quanto utile possa essere la moneta elettronica, non solo per la vita quotidiana, ma anche per l’Europa e per il Mondo è la priorità di tutti noi che lavoriamo in questo mercato. Pensiamo all’inclusione finanziaria, tema molto caro alla Banca Mondiale, come strumento di inclusione sociale in grado di accogliere oltre 2,5 miliardi di persone che non hanno ancora accesso alle basilari attività finanziarie. E se questo sembra troppo filosofico, applichiamolo a città di medie dimensioni dove gli immigrati inviano denaro a casa utilizzando i vari “Money Transfer” pagando commissioni inaudite, soldi che potrebbero rimanere nelle loro tasche ed essere spesi e investiti nella città dove vivono.

In conclusione ritengo che un vero sviluppo dei pagamenti sia possibile solo se ci sono regole coraggiose, soluzioni facili e comode e un cambio di percezione da parte dei cittadini, quindi la si smetta di affermare che l’aspetto “reputazione-informazione-cultura” è una barriera senza un concreto impegno per abbatterla.

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