Italia.IT: cosa non ha funzionato?
Le premesse c’erano tutte: un patrimonio culturale immenso da "valorizzare"; un altissimo livello di professionalità e competenze messo a disposizione; risorse finanziarie a volontà. Ferma restando la legittima indignazione, come cittadini, per l’ennesimo spreco di risorse pubbliche, noi di Forum PA crediamo sia probabilmente poco produttivo continuare a cercare responsabilità e attribuire oneri. Forse è più utile, in questa fase, chiedersi perché siamo arrivati a questo punto: cosa non ha funzionato?
6 Febbraio 2008
Maria Di Paolo
Le premesse c’erano tutte: un patrimonio culturale immenso da "valorizzare"; un altissimo livello di professionalità e competenze messo a disposizione; risorse finanziarie a volontà. Ferma restando la legittima indignazione, come cittadini, per l’ennesimo spreco di risorse pubbliche, noi di Forum PA crediamo sia probabilmente poco produttivo continuare a cercare responsabilità e attribuire oneri. Forse è più utile, in questa fase, chiedersi perché siamo arrivati a questo punto: cosa non ha funzionato?
Una risorsa strategica "sprecata"
Le premesse, dicevamo, non solo c’erano, ci sono ancora tutte. In Italia sembra sia concentrato il 65% del patrimonio artistico-culturale dell’intero globo: probabilmente è lecito dire che l’Italia è stata – per alcuni aspetti lo è ancora oggi – il centro della storia culturale dell’Europa. Le risorse finanziarie – la blogosfera si è scatenata su quantità e qualità, non è necessario accanirsi – sono ancora lì, non intatte, ma cospicue. Quanto alle competenze sarebbe ora che anche il settore della promozione del turismo – che è una risorsa strategica e non un servizio "ancillare" – schieri esperti di marketing, di economia territoriale, di urbanistica, di comunicazione – che non ci mancano – oltre a master in design e tecnologie.
Al portale "istituzionale" si affida una responsabilità importante come driver economico nel settore del turismo: senza commettere l’errore di credere che un portale da solo basti a far fronte ad una inadeguatezza infrastrutturale e alla tragica assenza di una politica seria del turismo, obiettivamente è un elemento importante e, considerata la contingenza non proprio positiva, può contribuire ad un serio rilancio. Già nel 2004 i dati world tourism organization lanciavano l’allarme sulla discesa dell’Italia al quinto posto nella top ten mondiale del turismo, molto al di sotto di Francia, Spagna, Stati Uniti e, udite bene, Cina. E il presidente di Confturismo, commentando nel novembre scorso i numeri del consuntivo della stagione turistica 2007, parlava di risultati che "lasciano drammaticamente sul campo una perdita economica stimabile almeno in mezzo miliardo di euro (rispetto al 2006, ndr)": tra le principali cause della cattiva performance italiana è indicata "l’operatività dell’Enit (l’Agenzia Nazionale per il Turismo) che non è ancora sufficiente a promuovere in modo adeguato l’immagine turistica del Bel Paese". Così Nell’ambito di una strategia più ampia per fare del turismo un driver dell’economia italiana – essere un’attrazione non basta, bisogna diventare una destinazione, per dirla con le parole del presidente di una delle più grandi agenzie turistiche italiane – non possiamo permetterci il lusso di non avere un portale turistico a valenza mondiale, col quale proporre le tante tipologie turistiche e le innumerevoli opportunità di scelta del nostro Paese; sarebbe come abdicare scientemente alla concorrenza sempre più efficace dei principali competitor. A maggior ragione oggi, quando il popolo della rete aumenta in modo esponenziale, c’è bisogno di un canale per intercettare un’ampia fetta del cosiddetto turismo on line, che secondo i dati più recenti si sta sviluppando con tassi di crescita del 30%.
Partiva con obbiettivi ambiziosi: in otto lingue diverse, il portale avrebbe dovuto illustrare tematiche di interesse turistico nazionale (cultura, architettura, ambiente, arte, coste), presentare numerosi percorsi turistici definiti in base alle specifiche esigenze degli utenti, promuovere fiere, mostre, e manifestazioni, e contenere sezioni dedicate a eventi di particolare richiamo, come ad esempio le Olimpiadi di Torino. Non doveva servire solo a diffondere informazioni ma a mettere a disposizione dei potenziali turisti e degli operatori del settore numerosi servizi: possibilità di prenotare ed acquistare camere attraverso internet; e-ticketing: prenotazione/acquisto biglietti musei, parchi naturali, spettacoli e intrattenimento; intermediazione di aziende di autonoleggio, attraverso accordi con gli operatori nazionali ed internazionali già operanti sul mercato; intermediazione di vettori aerei e marittimi; cartografia per navigazione geografica e route planning; servizi meteo avanzati; servizi di community (forum, newsletter, etc.); fornitura di analisi specifiche, report e studi di settore sul mercato del turismo a livello nazionale e locale.
Un primo campanello d’allarme avrebbe dovuto darlo, forse, il fatto che non è mai stato individuato un "capo-progetto" per coordinare le operazioni e assumere la responsabilità di gestire e realizzare il progetto in funzione dell’obiettivo; in realtà in Italia non si capisce bene neanche chi presieda al turismo a livello nazionale. Un referendum nel 1993 ha abolito il ministero del turismo trasferendone competenza alle Regioni. La supervisione se la sono palleggiata per un po’ Presidenza del Consiglio e Ministero dell’Industria, oggi sembra sia approdato al Ministero delle Attività produttive, nel cui sito, però, l’ultimo aggiornamento su eventi e fiere risale al settembre 2006. C’è l’ENIT – Agenzia Italiana del Turismo e un numero imprecisato di enti e consorzi a vario titolo investiti di attività di promozione. Sa molto di scarso coordinamento e mancanza di strategia. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il portale Italia.It è stato definitivamente messo off line il 18 gennaio scorso, dopo 1 anno, 10 mesi e 27 giorni di vita. Sui costi spropositati, lo spreco di risorse e di energie già tutto è stato detto: noi vorremmo ragionare, piuttosto, su cosa non ha funzionato. Abbiamo chiesto di aiutarci in questo senso a Michele Morciano, economista , studioso dei processi che presiedono all’interattività e ai servizi on line. Ci ha spiegato che è soprattutto nel metodo, o meglio nella mancanza di metodo, che sta il grande errore di questa iniziativa.
Ultima nota: è di questi giorni la notizia – la riferisce Enrico Paolini, coordinatore degli assessori al Turismo delle Regioni e vice-presidente di Enit – che i 21 milioni di euro alle Regioni saranno attivati entro 30 giorni (entro il 1 marzo 2008, ndr) e questo permetterà loro di appaltare la costituzione dei contenuti da riversare nel portale Italia.it che nel frattempo, con i capitali residui (da 7 a 9 milioni di euro) dovrebbe essere riavviato.
Qualunque sia la sorte del portale, ci auguriamo, a questo punto, che aver perso visibilità non ci abbia fatto perdere appeal come Paese: "please visit Italy though unfortunately you can’t visit our web site (at the moment)".