Forma le persone, Cambia la PA. On line i video delle Academy FORUM PA 2016

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25 Luglio 2016

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Chiara Buongiovanni


Quelli che solo alcuni anni fa sembravano scenari di frontiera – dall’open government alla sharing economy fino ai servizi nativi digitali e alla governance collaborativa – si fanno sempre più vicini fino a divenire il futuro prossimo dove non già il presente.

Dal punto di vista della pubblica amministrazione, questo significa doversi trasformare per accompagnare quello che più volte è stato definito il passaggio dallo Stato regolatore a uno “stato partner”: uno stato che abiliti i cittadini (organizzati e non), le imprese e gli attori sociali ponendo le migliori condizioni perché questi siano in grado di agire e collaborare tra loro.

Nell’amministrazione questo passaggio dovrà prendere forma ai diversi livelli istituzionali, dalla PA centrale alle amministrazioni regionali, fino alle città metropolitane e ai Comuni.

In altri termini, le pubbliche amministrazioni in questo momento hanno bisogno di essere rivitalizzate nella propria funzione di base: servire al vivere sociale ed economico dei cittadini. L’unico elemento vivo della PA sono le persone, dunque è su queste che bisogna puntare.

Non a caso il PON – Governance e Capacità Istituzionale 2014 – 2020 identifica nella digitalizzazione e nel capacity building le due dimensioni complementari di una strategia di intervento che renda possibile l’attuazione dei provvedimenti di riforma e modernizzazione della pubblica amministrazione. E in particolare la strategia esplicita che occorre intervenire su tutte le dimensioni fondamentali che caratterizzano la capacità istituzionale e amministrativa: qualità delle risorse umane, qualità dell’organizzazione, sviluppo dei sistemi di performance management, livello di digitalizzazione, gestione delle relazioni interistituzionali e delle relazioni con gli stakeholder.

Tuttavia, il rischio è ancora quello di riportare il discorso sulla formazione-investimento versus formazione-costo, in una diatriba “infiammata” dal d.lgs. n. 78/2010 che, con il suo art. 6 comma 13, è stato salutato come la mannaia per la formazione dei dipendenti pubblici dal momento che ha previsto un vero e proprio dimezzamento della spesa per attività di formazione. Così posta, la questione della formazione nella pubblica amministrazione potrebbe diventare l’ennesima chiacchiera da bar. L’altra faccia della medaglia del “tutti fannulloni-si, tutti fannulloni-no”.

Il potere alle persone di cambiare le cose

Il punto è mettere a fuoco il perché della formazione. Dunque, per concentrarci meglio sulla finalità e per non rispondere in maniera “ideologica”, mutuiamo il termine anglosassone di “empowerment. E parliamo di empowerment per intendere il processo di potenziamento delle capacità degli individui o dei gruppi nel compiere scelte e nel trasformare queste scelte in azioni e risultati desiderati, considerandone i quattro elementi chiave: accesso all’informazione; inclusione e partecipazione; responsabilità; capacità organizzative di base. L’empowerment si regge su un binomio centrale e rivoluzionario: scelta e responsabilità*.

In questo senso si apre una prospettiva non da poco per le azioni di formazione: non tanto insegnare alle persone come eseguire correttamente una procedura, nell’ottica del mero adempimento di un compito, ma mettere in grado le persone di svolgere al meglio il proprio lavoro, con la possibilità di fare la differenza. Dare loro il potere di cambiare le cose attraverso la formazione. Non una formazione “teorica” e meramente procedurale, ma una formazione orientata a produrre il cambiamento che da tempo auspichiamo e di cui gli stakeholder della PA hanno urgente bisogno, o meglio a cui hanno diritto.

Sensemaking: il grido di dolore nella PA

L’orizzonte ultimo a cui far riferimento, come si legge nell’ultimo Rapporto sulla Formazione della pubblica amministrazione (2012-2013) della SNA, è il sensemaking dell’azione individuale e collettiva, ed è interessante che questa esigenza sia avvertita in maniera quasi dolorosa anche (e forse soprattutto) dentro la PA. Il Rapporto citato, infatti, sottolinea come la continua gestione della dissonanza tra norma e azione emerga come caratteristica tipica del modus operandi nelle organizzazioni pubbliche. In altri termini i dipendenti pubblici si trovano a dover far funzionare i processi interni alla PA nonostante norme, regolamenti, procedure, direttive e non grazie al loro supporto. Evidentemente questo richiede un costante sforzo di bilanciamento dell’azione tra le esigenze reali – ad esempio gestire appalti, organizzare concorsi, produrre campagne informative, tutte azioni che richiedono decisioni e responsabilità goal-oriented – e le contraddizioni continuamente indotte da apparati normativi e procedurali disfunzionali rispetto al raggiungimento dei risultati attesi.

Forse è arrivato il momento di cambiare il paradigma della formazione, fuoriuscendo dallo schema legislativo-autorizzativo, perseguendo l’obiettivo dell’empowerment a vari livelli, con Piani e con strumenti diversi. Dai grandi piani di capacity building del PON Gov, alle occasioni di confronto peer to peer più o meno informali e più o meno istituzionali alla formazione on line.

In più occasioni ci capita ormai di intercettare questa esigenza e nel tempo cerchiamo di dare il nostro contributo con la collaborazione di professionisti, studiosi e sperimentatori: da qui nasce Academy FPA. Ogni anno una gran bella esperienza,

In questo dossier vi rendiamo disponibili i video delle Academy FORUM PA 2016: quasi 40 ore di formazione sui temi della Riforma PA e della PA digitale.

Da come usare e comunicare attraverso i social network a come semplificare il linguaggio burocratico, dalla nuova didattica digitale agli open data, dal crowdfunding civico ai requisiti dei siti web, dalla tutela della privacy alla stesura dei contratti in ambito informatico, l’Academy è orientata all’acquisizione di competenze per “fare”: un’opportunità per quanti, lavorando nella PA e con la PA, vogliano non solo “sapere” cosa succede, ma vogliano portare il cambiamento nel proprio contesto di lavoro.

E visto che si avvicinano le vacanze, tra un tuffo e l’altro, buona visione!

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* Si veda il lavoro su “L’empowerment organizzativo” di Giulio Valtolina, Università Cattolica del Sacro Cuore

Nota: una precedente versione di questo articolo è stata pubblicata sul Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione – Speciale FORUM PA 2016

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