Salute mentale in Italia: una legge ancora nuova in una cultura vecchia
Una rete sociale per affrontare il disagio psichico. La proposta è stata rilanciata dalla Fondazione Di Liegro oggi al FORUM PA nel corso della Tavola Rotonda “Salute mentale in Italia: una legge ancora nuova in una cultura vecchia”.
10 Maggio 2011
Redazione FORUM PA
Una rete sociale per affrontare il disagio psichico. La proposta è stata rilanciata dalla Fondazione Di Liegro oggi al FORUM PA nel corso della Tavola Rotonda “Salute mentale in Italia: una legge ancora nuova in una cultura vecchia”.
“Per applicare correttamente la Legge 180 è necessario dare sempre più energia e forza a una rete diffusa sul territorio. Una rete i cui gangli non sono terminali informatici, ma persone, con la loro testa e il loro cuore”. Questa è per Luigina Di Liegro, Presidente della Fondazione, la risposta da dare a chi “sventola vere o presunte riforme della Legge che ha riconosciuto dignità ed esistenza alle persone con disagio mentale”.
“Una rete – ha proseguito Di Liegro – che deve coinvolgere tutti. Il disagio mentale è in costante crescita, soprattutto tra gli adolescenti, questa emergenza deve impegnarci tutti: operatori sanitari, famiglie, e docenti. I familiari e gli insegnanti per costruire un ambiente capace di prevenire il disagio e gli operatori per intervenire quando è necessario e non troppo tardi. In questa direzione vanno i progetti della Fondazione nelle scuole, che coinvolgono tutti i soggetti interessati”.
Durante la tavola rotonda il Dr. Josè Mannù, Responsabile scientifico della Fondazione, ha messo l’accento sui rischi di una nuova legge: “La Legge 180 ha il grande merito, tra gli altri, di aver ricondotto la salute mentale nel grande fiume della salute pubblica, una legge dedicata al disagio psichico nuovamente lo isolerebbe dal contesto unico della salute dell’individuo e della sua qualità di vita”.
L’incontro ha visto poi una serie di interventi che hanno affrontato i diversi aspetti del sostegno a chi è colpito da forme di disagio mentale. Marco D’Alema, consigliere dell’ex Ministro della Salute Livia Turco, ha sottolineato l’importanza della pianificazione nazionale attraverso linee guida, ha ricordato che l’obiettivo dell’intervento nella salute mentale deve essere quello di lavorare per percorsi di sviluppo personale e non per soluzioni di patologie.
Gianluigi Di Cesare, Responsabile della Comunità Terapeutica Montesanto – ASL Roma E, partendo dall’esperienza dei centri diurni, ha sottolineato due problemi fondamentali: la mancanza delle risorse e la scarsa possibilità dell’ingresso di “menti nuove” nei servizi. Contemporaneamente ha rivendicato l’approccio di relazione con il paziente, che le strutture italiane ancora mantengono. Angelo Fioritti, Direttore del DSM di Bologna, ha affermato che successi e fallimenti della Legge 180 sono legati a quelli delle politiche sanitarie regionali. In Italia ai servizi oggi si rivolge una percentuale variabile della popolazione tra l’1,5% e il 2%; in Emilia, prima della Legge 180, si rivolgevano alle strutture sanitarie non più di 7.000 persone l’anno, oggi sono circa 70.000, una testimonianza che la Basaglia ha, almeno in parte, modificato la situazione preesistente.
Antonio Maone, Responsabile della Comunità Terapeutica Sabrata – ASL Roma A, ha voluto affrontare il tema della flessibilità dell’assistenza, con un’attenzione particolare ai percorsi terapeutici residenziali.
Ernesto Muggia, Fondatore dell’UNASAM (Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale), ha affrontato il tema del ruolo e dell’impegno richiesto ai familiari dei pazienti. I familiari non devono essere lasciati da soli e soprattutto devono chiedere per i malati la garanzia dei diritti quali la casa, il lavoro e la cura. Inoltre, Massimo Marà, psichiatra,ha ricordato che non bisogna mai dimenticare che la malattia mentale emerge da un contesto familiare, sociale ed economico. I servizi, quindi, dovrebbero occuparsi non solo del disagiato ma di tutta la realtà di cui fa parte.
Al termine dei lavori Luigina Di Liegro ha rivolto l’invito alle associazioni del settore, ai familiari e alle istituzioni a mettersi davvero in rete per operare al meglio e sconfiggere la cultura che tende sempre più a mettere chi soffre in disparte, ad escluderlo e a nasconderlo agli occhi degli altri. “Perché il disagio mentale e psichico oggi riguarda molti e le indagini mostrano che il fenomeno è dolorosamente in espansione. Affrontarlo correttamente e con coscienza significa lavorare per costruire una società capace non di escludere, ma di trovare ricchezza in ognuno di noi".