Il Digitale è Politico: una nuova generazione di diritti di cittadinanza

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La convinzione che abbiamo raggiunto è che l’idea di affidare le istanze legate ai diritti digitale alla sola "governance" non basta. Questi diritti civili di nuova generazione si potranno affermare solo con il formarsi di un movimento che coinvolga un’ampia parte della società civile e dell’opinione pubblica. Il nostro obiettivo è quindi quello di individuare gli elementi necessari alla crescita di tale movimento, che è esattamente quanto abbiamo cominciato ad esplorare con l’incontro "Il Digitale è Politico: una nuova generazione di diritti di cittadinanza", all’interno dell’IGF Italia 2010.  In particolare sono quattro gli aspetti che abbiamo voluto approfondire.

7 Dicembre 2010

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Luca Nicotra*

Articolo FPA

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Perché all’Internet Governance Forum Italia 2010
Sono alcuni anni che le persone che nel settembre 2009 hanno fondato l’Associazione Agorà Digitale si occupano di fare "lobbying" per i diritti digitali in particolare sui temi dell’accesso, della trasparenza, dell’open data, della libera informazione, della tutela privacy, della riforma dei diritto d’autore, del digital divide, dell’open web, dello sviluppo dei commons digitali, della partecipazione. La convinzione che abbiamo raggiunto è che l’idea di affidare queste istanze alla "governance" non basta. Questi diritti civili di nuova generazione si potranno affermare solo con il formarsi di un movimento che coinvolga un’ampia parte della società civile e dell’opinione pubblica. Il nostro obiettivo è quindi quello di individuare gli elementi necessari alla crescita di tale movimento, che è esattamente quanto abbiamo cominciato ad esplorare con l’evento "Il Digitale è Politico: una nuova generazione di diritti di cittadinanza". In particolare sono quattro gli aspetti che abbiamo voluto approfondire:

  • Essere transnazionali. Se in Italia esiste un vero è proprio digital divide culturale che coinvolge tanto la classe dirigente quanto l’opinione pubblica, diventa fondamentale mettersi in rete con le realtà che lavorano negli altri paesi europei e nord americani, che in diverse occasioni hanno raggiunto importanti risultati in termini di mobilitazione e di obiettivi politici raggiunti.
  • Liberare i dati. Nella società dell’informazione la trasparenza dei dati e delle informazioni pubbliche possibile con le reti di comunicazione digitali costituisce un elemento di contropotere sempre più evidente come dimostra il caso Wikileaks. Proprio e che può mostrare alla società l’importanza dei diritti di cittadinanza di nuova generazione.
  • Liberare l’informazione. Diverso il discorso per la libertà dell’informazione in rete, che non puo’ restare un obiettivo slegato alla libertà dell’informazione mainstream. Insomma il web non è un isola.
  • Dare la legge nelle mani dei cittadini. Lo strumento fondamentale da assegnare ai cittadini deve essere soprattutto l’educazione e la fiducia nell’utilizzo della legge per far rispettare i propri diritti ed imporre trasparenza, partecipazione e innovazione.

Cosa è venuto fuori
Esistono diversi gruppi (come l’Icelandic Modern Media Initiative) che sono riusciti a far approvare delle norme molto avanzate in termini di libertà dell’informazione ma presto saranno disponibili strumenti di partecipazione europea che potranno essere utilizzati per mobilitare la società civile su degli obiettivi concreti. Sono tre i punti chiave, che sintetizzerei come segue:

  • Se vogliamo liberare i dati dobbiamo affrontare il problema normativo di un applicazione troppo stringente della privacy e del diritto d’autore. Ma soprattuto la resistenza politica e la difficoltà di monitorare la situazione della trasparenza in Italia. Sia sul fronte ambientale che su quello dei bilanci sono emerse alcune iniziative da realizzare in tempi brevissimi.
  • Il fronte informazione pare molto critico. È intervenuto al convegno il commissario dell’autorità per le garanzie nelle comunicazioni Nicola D’Angelo che ha attaccato duramente l’autorità di cui lui stesso fa parte e il mondo politico ed istituzionale nel suo insieme per mancanza di visione.
  • Il cittadino non ricorre alla giustizia per scarsa fiducia o per scarsa conoscenza dei propri diritti. Sono numerosi ormai i casi di associazioni e singoli cittadini che hanno fatto ricorso alla legge con successo per ottenere il rispetto dei propri diritti di partecipazione o trasparenza. Inoltre è necessario che si moltiplichino le iniziative che introducono in Italia il concetto di diritti digitali. In questa direzione è stata presentata la proposta di legge regionale sugli Open Data, depositata nei giorni scorsi presso il Consiglio della Regione Lazio.

Cosa fare adesso
Tutti e quattro gli aspetti affrontati, si trovano ad un livello di elaborazione  preliminare, e per farli maturare sarà necessario, approfondire i temi, estenderli ad altri attori ma anche riuscire a dare concretezza ad alcune delle istanze discusse. Senza esempi di successo insomma, non esiste la possibilità di un’ampia aggregazione.

  • Approfondimento e coinvolgimento di nuovi soggetti. Su questi punti stiamo valutando la realizzazione di nuovi e più ampi eventi da realizzarsi nella prima metà del prossimo anno. Uno di essi si svolgerà all’interno del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia. Il fronte "iniziative concrete da realizzare"è forse più complesso. Innanzitutto l’associazione Agorà Digitale si sta coordinando con diverse realtà europee e transnazionali al fine di creare una rete tra gli esistenti movimenti in Europa. Si tratta in ogni caso di un progetto a cui mancano diversi dettagli.
  • Liberazione dei dati Abbiamo assoluta urgenza di mettere in campo delle iniziative che possano, anche sul piano italiano, avere una forte capacità di interessare i cittadini, come già in parte è accaduto con il progetto Open Camera con cui sono stati liberati i dati delle spese della Camera dei Deputati, mai rese pubbliche in precedenza.
  • Informazione Riguardo a questo capitolo è nostra intenzione mettere in funzione degli strumenti che possano rappresentare un’alternativa di autogoverno all’impostazione regolatoria antiquata e dirigista in atto nel paese. Per questo abbiamo annunciato la volontà di realizzare una piattaforma Web TV che non si adegui alla normativa appena approvata ed entrata in vigore a seguito dell’approvazione del regolamento Agcom.
  • Legalità Su questo fronte, infine, con l’obiettivo di educare alla legalità abbiamo avviato alcune iniziative di Class Action che possano coinvolgere i cittadini nell’imporre all’amministrazione pubblica innovazione.

*Luca Nicotra è Segretario dell’Associazione Agorà Digitale. Cura il blog lucanicotra.org

 

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