Barcamp innovatoripa: una sintesi dei temi in discussione nell’edizione 2010
Per il secondo anno, la rete degli innovatori della Pubblica Amministrazione si è data appuntamento al ForumPA per un incontro che è stato soprattutto occasione per discutere e proporre idee, incontrarsi e condividere esperienze, in linea con il tema guida di quest’anno: cosa serve davvero per aprire e innovare la PA italiana?
21 Giugno 2010
Redazione InnovatoriPA*
Per il secondo anno, la rete degli innovatori della Pubblica Amministrazione si è data appuntamento al ForumPA per un incontro che è stato soprattutto occasione per discutere e proporre idee, incontrarsi e condividere esperienze, in linea con il tema guida di quest’anno: cosa serve davvero per aprire e innovare la PA italiana?
Il Barcamp degli innovatori è iniziato con una piccola innovazione del format (la sessione di presentazione degli interventi secondo il modello di Ignite) ed è proseguito nei tavoli di discussione, dove relatori e partecipanti hanno approfondito i temi proposti nei mesi precedenti sul wiki, integrati delle proposte arrivate dalla rete fino alla sera prima dell’evento.
Alcuni di questi (Open data, social network e Pubblica amministrazione, marketplace delle applicazioni…) erano stati commentati nei mesi precedenti attraverso brevi interviste audio a giornalisti, docenti, esperti e operatori di tematiche inerenti o laterali al tema dell’innovazione nella PA disponibili in podcast su http://innovatoripa.posterous.com/
Lo svolgimento dei lavori, in particolare la distribuzione nei tavoli degli oltre 140 partecipanti all’evento, ha confermato che l’interesse degli iscritti al Barcamp, in maggioranza dipendenti pubblici, verso questi argomenti, alcuni di frontiera rispetto all’attuale contesto dell’e-government in Italia, è reale, frutto anche di una diffusa consapevolezza circa il ruolo che l’innovazione 2.0 può giocare per sbloccare e aprire al cambiamento il settore pubblico.
In particolare sul riuso dei dati pubblici e delle applicazioni, al Barcamp 2010, si è per la prima volta registrata una convergenza tra le proposte avanzate da alcuni dei relatori, e la disponibilità dei partecipanti a sperimentare, con forme di collaborazione pubblico-privato, soluzioni innovative in grado di migliorare l’accesso alle informazioni e ai servizi online della PA, di generare nuove opportunità per le imprese e per i cittadini.
E’ un elemento importante, un segnale di maturità della rete degli innovatori da seguire con attenzione nei prossimi mesi, per capire se e come si trasformerà in iniziative concrete.
La presentazione delle esperienze, da quella di Openparlamento, il servizio web che utilizza in modo innovativo i dati sull’attività parlamentare provenienti da fonti pubbliche, presentata da Guglielmo Celata all’Open Government Engineering Task Force (OGETF) per accelerare l’innovazione (without permission) di Paolo Di Pietro, ha suscitato una discussione articolata, che ha messo in luce vantaggi e ostacoli legati allo sviluppo di applicazioni con l’utilizzo di dati messi a disposizione dal settore pubblico.
Assenza di un formato standard per dati che ne rende complesso il riutilizzo, difficoltà di reperire dati dovute alle resistenze da parte delle amministrazioni pubbliche a rendere pubblici i propri dati, remore dovute al fatto che non è ancora chiaro quali siano le modalità con cui mettere a disposizione i dati, quali siano le licenze d’uso e poi c’è sempre la paura di violare la normativa sulla privacy. Questi alcuni degli aspetti oggetto di analisi.
Per rispondere all’esigenza di avere un formato standard per i dati pubblici è stata avanzata la proposta di costruire un organismo no profit, l’Open Government Engineering Task Force con l’obiettivo di elaborare uno schema stadard per la descrizione dei dati, per fare questo servirebbe oltre che l’esperienza già maturata nel settore, la disponibilità di alcune Pubbliche Amministrazioni, possibilmente di livello diverso disponibili a fornire i propri dati.
Tra i dati che le Pubbliche Amministrazioni potrebbero mettere a disposizione ci sono i dati cartografici, si segnala l’intervento di Stefano Laguardia su "Liberiamo i dati cartografici della P.A." che ha presentato il progetto OpenStreetMap nel quale tutti gli aderenti al progetto concorrono a costruire le mappe rilevando i dati e mettendoli poi a disposizione della comunità.
Prendendo a modello l’Apps.gov americano, Gianluigi Cogo ha proposto ai partecipanti del tavolo 9 una riflessione su come trovare una via italiana a un marketplace delle applicazioni per la PA, cioè un luogo dove le pubbliche amministrazioni, sulla base dei loro bisogni tecnologici, possono prendere (in maniera gratuita o a pagamento) applicazioni web based certificate e approvate da un ente centrale. Una biblioteca di soluzioni quindi, da cui singole amministrazioni possono direttamente utilizzare senza dover installare specifici software sul proprio computer o sui propri server, l’accesso all’applicativo avverrebbe direttamente via browser.
L’idea che si è andata affermando tra i partecipanti a questo tavolo è che per il contesto italiano l’apps.gov americano, può tornare utile come riferimento, come ambizione a cui ispirarsi, ma essendo nata come una azione di sistema di livello centrale diventerebbe complesso riadattarla.
Per “aggirare” questa complessità, la proposta che è emersa dalla discussione è un contest: cioè una sorta di “competizione a somma positiva”, che veda coinvolte da un lato le pubbliche amministrazioni, con il ruolo di individuare necessità e bisogni, e dall’altra sviluppatori software, che propongono applicazioni immediatamente usabili in cambio di un premio in denaro messo in palio dall’ente organizzatore dell’evento.
Molti altri sono stati gli argomenti in discussione ai tavoli del Barcamp, a cominciare da quello sull’uso dei social network nella PA: demonizzati in molte amministrazioni pubbliche, che ne limitano o vietano l’uso ai propri dipendenti, utili nel dialogo con i cittadini e quindi da presidiare in modo attivo per altre, per tutti, l’effettiva utilità di questi strumenti per favorire l’innovazione nella PA, dovrebbe essere valutata in maniera non pregiudiziale, a seconda delle tipologie di Amministrazione e in considerazione dei costi che comporta, sia in termini di risorse necessarie (umane e di infrastrutture) che di efficienza del servizio erogato.
Ma si è parlato anche di modelli e indicatori per la valutazione, sotto il profilo stilistico e dell’efficacia comunicativa, dei siti web della pubblica amministrazione (Giacomo Mason) e di come innovare, secondo una logica 2.0 oriented il sistema di selezione del personale nella PA e i modelli di competenze attuali, cambiando le modalità attraverso le quali si accede al pubblico impiego. Introdurre nuovi strumenti per le selezioni (valutazioni sul campo, focus group..) e valutare, tra gli altri elementi che concorrono alla costruzione delle competenze necessarie per lavorare nella pubblica amministrazione, l’orientamento all’innovazione, alla condivisione e al lavoro collaborativo, sono alcuni degli spunti più interessanti emersi dal dibattito suscitato dall’intervento di Pasquale Elia.
Dell’implementazione di un modello di redazione diffusa all’interno di un progetto intranet che utilizza una piattaforma CMS si è parlato al tavolo 5 a partire dal racconto della esperienza di Luca Ribani, presso l’Azienda Unità sanitaria Locale di Bologna (10.000 unità di personale dipendente e collaboratori e una redazione di circa 100 persone). La discussione si è concentrata in particolare sugli aspetti motivazionali e collaborativi legati all’utilizzo di strumenti di gestione delle conoscenza, ma spesso anche organizzativi, aspetti tra i più critici specie per redazioni diffuse in organizzazioni numericamente consistenti.
Al tavolo 2 il tema affrontato di motori di ricerca semantici e in linguaggio naturale per la Pubblica Amministrazione e in particolare di GooglePA, una personalizzazione di Google che cerca solo tra le pagine dei siti web delle amministrazioni pubbliche. Attualmente, in GooglePA sono stati inclusi oltre 900 siti web pubblici, suddivisi per livello di amministrazione e/o per area tematica prevalente. In realtà sarebbe più corretto parlare di domini web perché il motore di ricerca permette di cercare informazioni non solo tra i contenuti di un determinato sito, ma anche tra quelli degli eventuali sottodomini. GooglePA, disponibile anche su InnovatoriPA, nasce per rispondere alle esigenze degli operatori di front office di Linea amica, un servizio realizzato da Formez PA che fornisce ai cittadini assistenza nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. La discussione al tavolo si è incentrata sulle possibili evoluzioni di questo strumento e in particolare sull’idea di promuovere la nascita di diversi motori di ricerca settoriali che permettano ai cittadini di trovare facilmente le informazioni sulle amministrazioni del proprio territorio.
Il tema dei motori di ricerca semantici è stato invece introdotto dall’esperienza di ISAC6+, un progetto europeo promosso dall’Università di Girona (Spagna) che ha l’obiettivo di sperimentare in 5 paesi europei (Francia, Italia, Germania, Irlanda, Inghilterra) un motore di ricerca che utilizza il linguaggio naturale per facilitare la ricerca delle informazioni da parte dei cittadini nei siti web delle amministrazioni pubbliche e migliorare la qualità ed efficienza dei servizi di contatto.
Su questi e sugli altri argomenti proposti al Barcamp 2010, la discussione prosegue, online su www.innovatoripa.it
* a cura di: Gianluca Affinito, Gianfranco Andriola, Alessanda Cornero, Laura Manconi, Mauro Murgioni, Sabrina Onano, Irene Torrente.