OpenCantieri: “ecco come stiamo aprendo i dati sulle opere pubbliche”

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I soggetti attuatori delle opere sono i più vari, ognuno gestisce i
propri dati e contemporaneamente deve dare conto a parecchi soggetti che
svolgono il monitoraggio, per questo la Direzione Generale Sistemi
informativi e statistici del Ministero è impegnata in un lavoro continuo
e paziente di collegamento

24 Marzo 2016

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Giovanni Menduni, docente del Politecnico di Milano e coordinatore del progetto OpenCantieri

Dicono alcuni chef “stellati” che bastano sei ingredienti per fare un gran piatto. Noi abbiamo fatto i conti in casa nostra. I dati, gli ingredienti, i numeri necessari a inquadrare seppur grossolanamente l’andamento di un’opera pubblica, un’autostrada, un tronco ferroviario, una linea metropolitana, per complessa che sia, si contano sulle dita delle mani e dei piedi. Una ventina in tutto. Diciamo trenta per essere proprio prudenti e metterci tutto. Numeri a partire dai quali, con qualche somma, moltiplicazione e divisione, si trovano pure gli indici in grado di rassicurarci sul fatto che tutto va bene o, magari, che ci allertano che qualcosa non va e che bisogna trovare un rimedio. Un po’ come in macchina, dove la sintesi di tutto quello che sta sotto il cofano si ritrova sul cruscotto con i giri del motore, la temperatura dell’acqua, la pressione dell’olio e poco più.

Un quadro completo, naturalmente, richiede ben altro sforzo: contratti, scadenze, pagamenti, sospensioni, riprese, varianti, stati di avanzamento sono solo alcuni concetti chiave, ciascuno dei quali porta appresso decine e decine di informazioni. Tuttavia si tratta di un modello, per così dire, di seconda approssimazione. Come fa il medico che, da pochi immediati colpi d’occhio, capisce se la persona è sana o malata e poi, eventualmente, va ad approfondire con una valanga di esami clinici.

Questo è quello che abbiamo avuto in mente mettendoci a disegnare Opencantieri, la nuova piattaforma del MIT che informa sullo stato delle infrastrutture italiane dicendoci appunto, in grandi linee, a che punto siamo e, più in generale fornendo un pacchetto di informazioni essenziali dalle quali si può costruire un quadro, eventualmente da approfondire: quanto costa l’opera, quando è iniziata, a che punto siamo, se le previsioni, economiche e temporali sono confermate. Per ora ci sono un migliaio di opere. Non sono ovviamente tutte ma senz’altro parecchie e, soprattutto, di quelle più importanti, non ne manca nessuna.

Il mondo delle infrastrutture è, come dicevamo, intrinsecamente complicato: i soggetti attuatori delle opere sono i più vari: enti di diritto pubblico, società controllate, enti locali, autorità, privati. Ognuno gestisce diligentemente i propri dati e, contemporaneamente, deve dare conto a parecchi soggetti che, istituzionalmente, svolgono il monitoraggio. Ogni attuatore ha naturalmente il suo stile amministrativo e gestionale. Ogni ente monitorante ha i propri adempimenti e il proprio taglio di visuale sul problema. Un apposito tavolo, istituito una delibera CIPE cerca, con un lavoro certosino, di mettere ordine almeno sul monitoraggio ed è comunque una strada lunga e irta di ostacoli.

È chiaro che in questa baraonda di database di ogni forma e dimensione, quei famosi 20 o 30 numeri ovviamente ci sono. Anzi ce ne sono a migliaia e per tutti i gusti. Ma mettere a sistema una infrastruttura in grado di intercettare quei dati aggiornati, validati e normalizzati, pronti per essere sintetizzati in forma semplice in mezzo a tutti gli altri, non è banale. In fondo, come dicono i grandi chef impegnati a restituire intatto, nella propria opera, il sapore originario della materia prima, niente è più complicato della semplicità.

Proprio la semplicità, non a caso, è sfida di Opencantieri. È per questo che il team, guidato dalla Direzione Generale Sistemi informativi e statistici del Ministero, è da ormai da diversi mesi impegnato in un lavoro continuo e paziente di collegamento tra mondi distanti tra loro, portando il concetto di una striscia comune di dati e delle procedure per aggiornarli e pubblicarli in maniera continua e affidabile.

Dalla prima uscita di settembre il sistema sta crescendo rapidamente e integra progressivamente sempre più contenuti. È un percorso in cordata, fatto come quello degli alpinisti, nel quale non si abbandona un appiglio se non ce ne è un altro già pronto e in sicurezza. Ogni appiglio è un pezzo di infrastruttura che, continuando la metafora della cucina, è ciò che garantisce la qualità e la freschezza della materia prima e i conseguenti processi di lavorazione. La forma, la pubblicazione, l’impiattamento per intendersi, è la certezza che quanto fatto possa essere percepito e utilizzato al meglio. In semplicità. Ci stiamo provando. Guardare per credere.

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