​Solunch: a pranzo con l’economia di condivisione

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Una nuova sfida in salsa casalinga per la sharing economy arriva dal progetto SO Lunch, la piattaforma che crea una rete di cucine diffuse con offerta verticale sulla pausa pranzo

15 Settembre 2016

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redazione

Da esercizio per pionieri, l’economia di condivisione è fenomeno diventato ormai mainstream. Le recenti indagini di colossi del business hanno tratteggiato l’economia di condivisione come modello in crescita esponenziale nei prossimi dieci anni. Persino sotto gli ombrelloni quest’estate si è parlato di trasporti condivisi, stanze condivise e molto altro ancora. E capita anche che l’economia di condivisione diventi ecosistema che aggrega per la prima volta la più grande offerta di micro-ristorazione di prossimità intorno alla tavola e diventi quindi recupero di relazioni, welfare generativo e diminuzione di stress da lavoro correlato.

È ciò che si prefigge SO Lunch, la piattaforma che crea una rete di cucine diffuse con offerta verticale sulla pausa pranzo: chi è a casa all’ora di pranzo cucina per chi lavora nelle vicinanze e vuole mangiare come a casa propria ovunque si trovi, garantendo un guadagno ai cuochi e favorendo nuove relazioni, pasti veloci ma leggeri e una ripresa pomeridiana del lavoro più efficiente con un vantaggio non solo per i lavoratori, ma anche per le aziende.

L’economia di condivisione in salsa casalinga: So Lunch abilita scambi, spunti di lavoro e dialoghi proficui e attenzione all’aspetto economico intorno alla tavola.

Sono senz’altro queste caratteristiche che hanno consentito al team di essere tra i 30 finalisti all’European Social Innovation Competition New Way to Grow e di essere selezionato, tra soli 20 progetti, nel 1° bando di Crowdfunding Civico Italiano promosso dal Comune di Milano.

Online dal 15 settembre al 3 novembre sulla piattaforma Eppela, la campagna consentirà di scalare il progetto. L’aspetto innovativo di questa campagna risiede nel fatto che, al raggiungimento del goal, il Comune di Milano, promotore dell’iniziativa, raddoppierà la raccolta. Si tratta di un primo esperimento che coinvolge direttamente la PA in una campagna di crowdfunding.

“Questa campagna di crowdfunding – spiega Luisa Galbiati founder – è per noi fondamentale per aprire più cucine diffuse (così sono chiamate le case dei cuochi), con uno sguardo anche all’estero, e portare i vantaggi dell’economia condivisa in più case possibili: una pausa pranzo meno stressante, un’alternativa ai circuiti tradizionali per chi pranza fuori; un sostegno economico per chi è a casa e vorrebbe mettere una stanza su Airbnb, pur non avendone la disponibilità. Per questo motivo è necessario il supporto di tutti, concetto che abbiamo sintetizzato nel claim di questa campagna: più siamo, più cucine diffuse apriamo”.

Del resto il modello dell’economia condivisa ha ridefinito l’esperienza urbana, la relazione tra denaro, tempo, spazio domestico e città. Se infatti ha preso l’avvio dalla fase di recessione e stagnazione economica, sempre di più è diventato modello economico basato sulla valorizzazione del potenziale relazionale necessario anche per affrontare il deficit di coesione sociale e di nuovi meccanismi di produzione del valore.

È difficile affermare se i cambiamenti strutturali, nel modo in cui viviamo il quotidiano, viaggiamo, ci spostiamo e comunichiamo, siano diventati cambiamenti culturali o siano stati i cambiamenti culturali ad influenzare quelli strutturali. Di certo l’idea di una “economia della condivisione” non punta più sulla condivisione di prodotti o servizi in quanto tali, ma su nuovi tipi di relazioni interpersonali mai contemplati prima dell’era della sharing economy. Ci sentiamo sempre più a nostro agio con persone sconosciute che entrano nelle nostre case per condividere esperienze conviviali e di relazione ed ecco che la cucina, una volta centro sacro della casa e del focolare domestico, ora è lo spazio di “relazione” con persone estranee al nucleo familiare, accomunate dalla necessità di ritrovare una interazione sociale e forme di integrazione economica.

“Partendo da questo e considerando i 12 ml di persone che quotidianamente mangiano fuori casa in pausa pranzo, male, in modo disagevole e antieconomico – continua Luisa – e i 17 ml di persone che tutti i giorni cucinano e che sono a casa con limitate relazioni sociali ed economiche, possiamo senz’altro considerare SOLunch un efficace esempio di economia della condivisione che mette a sistema assets già esistenti per sviluppare economia di prossimità.”

Il progetto SoLunch ha ricevuto grande risonanza al Ferrara Sharing Festival 2016, al Forum PA 2016, ospite nell’ambito del panel Sharing Cities, ed è stato inserito tra i 10 progetti di Expop 2016, una delle iniziative organizzate da Associazione Vivaio.

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