Quote rosa: dialogo tra un’impegnata e un “non so”…

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Cronaca di un dialogo nel mio ufficio.

[Impegnata:] Grande vittoria: il Senato finalmente ha approvato le quote di genere nei consigli di amministrazione. Dal 2015 le aziende quotate e quelle pubbliche devono avere il 25% di donne nei CdA. L’Italia si allinea alle principali Paesi europei.
[Non so:] Non so perché, ma quella delle “quote rosa” è una notizia che non mi appassiona. Quando viene sancito per legge quel che dovrebbe essere frutto di convincimento e di sensibilità, sento un prurito …quasi una specie di allergia.[continua…]

16 Marzo 2011

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Carlo Mochi Sismondi

Articolo FPA

Cronaca di un dialogo[1] nel mio ufficio.

[Impegnata:] Grande vittoria: il Senato finalmente ha approvato le quote di genere nei consigli di amministrazione. Dal 2015 le aziende quotate e quelle pubbliche devono avere il 25% di donne nei CdA. L’Italia si allinea alle principali Paesi europei.

[Non so:] Non so perché, ma quella delle “quote rosa” è una notizia che non mi appassiona. Quando viene sancito per legge quel che dovrebbe essere frutto di convincimento e di sensibilità, sento un prurito …quasi una specie di allergia.

[Impegnata:] Innanzi tutto non le chiamare “quote rosa”: sa di cattiva caramella alla fragola e io non le ho mai potute sopportare! Si chiamano quote di genere. E poi lo so io perché non ti appassiona: non sei una donna, non sei discriminato e alla tua bella poltrona ci sei arrivato.

[Non so:] Bah! Fare il Presidente di FORUM PA non è proprio una poltrona e poi se ci sono arrivato non è stato certo per legge… lo sai quanto ci ho lavorato.

[Impegnata:] Non la buttare in caciara! Non è di te che stiamo parlando, ma delle donne italiane: lo sai che peggio di noi, quartultimi in Europa per la presenza femminile nei CdA , ci sono solo Cipro, Lussemburgo e Malta? Che persino Paesi di solida tradizione maschilista come Spagna e Portogallo fanno meglio? Che la nostra percentuale del 2010, sbandierata come un gran progresso, è del 7,5% contro il 44% della Norvegia? Che per altro in tutta Europa le aziende amministrate da donne vanno meglio delle altre? Sono numeri, non opinioni. Di fronte a questo stato di cose  serve una legge, un punto fermo ineludibile da cui ripartire. Altrimenti di questo passo tra cinquant’anni saremo ancora a discutere delle stesse cose!

[Non so:] Sì, sì, eppure qualcosa non mi torna: non ti sembra un’umiliazione trovar posto per legge? e poi, se non si introduce una vera meritocrazia avremo il 25% di donne, ma, scusami tanto, rischiano di essere veline o prestanome: trovata la legge…. trovato l’inganno. Insomma io non ci vedo niente di cui andar fiere.

[Impegnata:] Non mi far dire cose che non ho detto. Non ho mai detto di essere fiera di questa legge (che per altro ancora ne avrà da fare di strada prima di essere legge), ma mi vergognavo di non averla! È un’altra cosa. E poi non sei tu quello a cui piace tanto lo switch-off al digitale anche nelle pratiche della PA?

[Non so:] Certo che mi piace lo switch-off e mi arrabbio perché manca il coraggio e prevalgono i distinguo, ma non capisco che c’entra.

[Impegnata:] Eppure è facile: si vede proprio che quando si parla di diritti delle donne sei un po’ ottuso. Come per la PA digitale bisogna ad un certo momento mettere il punto e dire che la carta non vale più, così per la presenza femminile bisogna mettere il punto e dire che sotto un livello di minima decenza non si può andare.

[Non so:] … E allora? Quando lo avrai detto e lo avrai (forse) fatto se non cambia la cultura e la mentalità, ed è roba di lungo periodo, non avrai fatto ancora nulla.

[Impegnata:] Ti ricordi quel che diceva Keynes? Nel lungo periodo saremo tutti morti! Insisto la mentalità si deve creare dando spazio alle cose e partendo dai dati di fatto. E il fatto che così non si potesse andare avanti e che da soli gli ometti il posto non lo lasciano davvero è davanti agli occhi di tutti.

[Non so:] Su questo non posso che darti ragione: quella di oggi è davvero una situazione insostenibile. Ma fa parte di un’immobilità generale che congela il Paese. La mobilità sociale è ferma, le donne non hanno posto, ma neanche i giovani, neanche i bravi che son fuori dalle lobby, si chiamino ordini professionali o famiglie di potere.

[Impegnata:] ragion di più per cominciare da una parte… e che parte! Se no ci resta solo l’emigrazione o il suicidio! O restare a piangere in qualche talk-show!

[Non so:] No! I talk-show no! Piuttosto che “Porta a Porta” meglio le quote rosa! Certo che ora, se passa la legge la palla è a voi: vedremo come la giocherete!

[Impegnata:] … Vedremo. Ma certo è meglio giocarla così così che non averla proprio la palla! …e poi come la state giocando voi lo vediamo ogni giorno! A far meglio non ci vuole poi tanto!


[1] La citazione al “Dialogo tra un impegnato e un non so” di Gaber del 1972 è chiara. Se vi gira rileggetevelo, è interessante. Lo trovate qui.

 

 

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