Professioni giuridiche, Polimi: “Chi investe nel digitale, guadagna di più”

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11 Aprile 2016

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Claudio Rorato, Politecnico di Milano

Esiste una relazione tra redditività e investimento in tecnologia, come dimostra la ricerca che abbiamo svolto con l’Osservatorio Professionisti e Innovazione digitale del politecnico di Milano. Il 30% circa degli studi delle cosiddette professioni giuridiche d’impresa, infatti, si sta dimostrando sensibile alle tecnologie rendendo molto più efficienti i processi lavorativi legati ai servizi tradizionali attraverso un uso più intenso delle tecnologie informatiche e digitali. Ciò ha consentito di difendere i loro margini su quel segmento di servizi e anche di accrescerli nel tempo.

Gli studi che hanno investito in tecnologie risultano avere redditività migliori ed è più elevata la presenza di tecnologie a più alto contenuto innovativo presso gli studi con la redditività in aumento.

Il 30% di studi ha fatto uno sforzo culturale non indifferente, quindi questa percentuale va guardata con occhio positivo proprio per lo sforzo compiuto. E’ risaputo che questi cambiamenti toccano la sfera dei comportamenti, i più difficili da cambiare, soprattutto perché ancorati all’uso del lavoro manuale e all’utilizzo della carta. Questi studi hanno compreso, inoltre, di dover arricchire le loro competenze storiche basate sul diritto, con nuove competenze manageriali e imprenditoriali prima ritenute estranee oppure inutili. Chi ha investito in questi cambiamenti ha cambiato passo e, proprio per questo, va enfatizzato lo sforzo compiuto.

Agli interventi volti al recupero di efficienza interna allo Studio, ha fatto seguito un aumento dell’attività di consulenza, con l’ottenimento di alcuni benefici, così riassumibili:

  • difesa della marginalità sull’attività tradizionale
  • miglioramento della redditività complessiva
  • riduzione dei costi del personale dipendente di circa il 50%
  • aumento dei compensi per i professionisti di circa il 25%

La sfida per i prossimi anni all’interno di ciascuna delle categorie esaminate è vincere lo scetticismo degli studi professionali della “zona grigia” – poco meno del 30% – , al momento poco interessati ad avviare progetti digital based, anche se sta aumentando la loro propensione a tenersi informati sugli argomenti.

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