Più immondizia pro capite, maggiore attenzione alla differenziata

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Secondo la ricerca annuale sul settore resa nota dall’Ispra (L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nel 2010 la produzione nazionale di rifiuti ha raggiunto complessivamente i 32,5 milioni di tonnellate, cifra abnorme che fa segnare un aumento dell’1,1% in più rispetto ai dodici mesi precedenti, e in controtendenza rispetto alle contrazioni (leggere) che si registravano negli anni precedenti.

12 Giugno 2012

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Tiziano Marelli

Articolo FPA

In netta e abbastanza sorprendente controtendenza rispetto all’ormai perdurante e pluriennale periodo di crisi – situazione che storicamente, ovunque nel mondo, parallelamente al calo dei consumi fa registrare anche una diminuzione degli “avanzi” di qualsiasi tipo messi da parte dalle famiglie – in Italia è invece cresciuta la produzione nazionale di rifiuti urbani, fra l’altro di pari passo con l’aumento delle spese sostenute dalle famiglie. Infatti, secondo la ricerca annuale sul settore resa nota dall’Ispra (L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nel 2010 la produzione nazionale di rifiuti ha raggiunto complessivamente i 32,5 milioni di tonnellate, cifra abnorme che fa segnare un aumento dell’1,1% in più rispetto ai dodici mesi precedenti, e in controtendenza rispetto alle contrazioni (leggere) che si registravano negli anni precedenti. E il dato rispetto al contenimento della produzione in questione in periodi difficili è confermato su scala europea, visto che secondo le informazioni in possesso di Eurostat, sempre nel 2010, nell’UE a 27 sono state prodotte circa 252,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, pari all’1,1% in meno rispetto al 2009. 

Nel particolare, ogni cittadino italiano ha prodotto in media 4 chili di rifiuti in più, e gli abitanti le regioni del centro sono stati quelli che hanno fatto registrare l’aumento più significativo (+1,9%), seguite da quelle settentrionali (+1,3%) e meridionali (+0,4%), anche se è l’Emilia Romagna – con 677 chili di rifiuti prodotti pro capite – la regione che vanta la maggior produzione relativa (seguono la Toscana con 670 per abitante, la Val D’Aosta con 623, la Liguria con 613 e il Lazio con 599), mentre la minor produzione in assoluto va ascritta agli abitanti della Basilicata (377 chili di rifiuti pro capite, con una flessione di 5 rispetto all’anno precedente). Al contrario, la Campania, quasi ormai ancestralmente in difficoltà rispetto alla corretta gestione del settore, produce sempre più immondizia, arrivando a 478 chili per ogni cittadino nel 2010, 11 in più rispetto a quanto fatto registrare l’anno prima. 

La raccolta differenziata

Oltre ad aumentare il “peso” complessivo dei suoi rifiuti, l’Italia adesso lo fa – finalmente e in maniera consistente nonché sempre più accettabile – anche in termini di differenziata raccolta: la media nazionale nel 2010 ammonta a 189 chili pro capite, così suddivisa per macrozone: 262 per abitante riciclati al nord, 166 al centro mentre il sud, per la prima volta, supera i 100 chilogrammi di rifiuti riciclati per abitante, raggiungendo quota 105. 

Nel dettaglio, al nord il Veneto è la regione che risulta a tal proposito più attiva, con una percentuale del 58,7% complessiva (+1,2% rispetto al 2009), seguita da Trentino Alto Adige (57,9%) e Piemonte (50,7%); al centro è la regione Marche a primeggiare, con un 39,2% (e una crescita del valore quasi record in un anno soltanto: +9,5%); a ruota seguono Toscana (36,6%), Umbria (32%) e Lazio (16,5%); al sud un dato importante è quello della Campania che si attesta al 32,7%, con picchi superiori al 50% a Salerno (55,2%); il capoluogo, Napoli, nonostante l’emergenza rifiuti, ha raggiunto il 26,1% (era ferma al 24,4%). 

È anche grazie a questo – pure consapevole – aumento dell’impegno verso la raccolta differenziata che i rifiuti urbani destinati in discarica nel 2010 (218 impianti in totale, 18 in meno rispetto a quelli funzionanti nell’anno precedente) ammontano a 15 milioni di tonnellate, con una riduzione del 3,4%, pari a 523 mila tonnellate. 

Dall’entrata in vigore del d.lgs. n. 36/2003, che ha completamente ridisegnato il quadro impiantistico nazionale, in soli sette anni nel nostro Paese hanno chiuso i battenti un totale di 263 discariche, 215 delle quali al sud (l’82% del totale), 37 al nord e 11 al centro. 

Gli inceneritori

Invece, alla data dell’ultima rivelazione effettuata da Ispra (due anni fa) gli impianti di incenerimento operativi in Italia sono risultati essere 50; la maggior parte di questi è ubicata al Nord (nel 56% dei casi) e, in particolare, nelle regioni Lombardia ed Emilia Romagna (rispettivamente 13 e 8); per il resto, nel centro operano 13 impianti, nel sud 9. I rifiuti urbani inceneriti sono superiori ai 5 milioni di tonnellate (per la precisione 5,2) pari al 16,1% circa del totale dei rifiuti urbani prodotti.

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