Dirigenti della PA consulenti irregolari. Il record: 62 incarichi in dieci anni di onorata (e abusiva) carriera

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Più di un centinaio i casi anomali scoperti dal nucleo della Guardia di Finanza in forze all’ispettorato del ministero. Sia gli enti esterni committenti che i reprobi interni dovranno ripagare completamente un danno economico che le indagini hanno stabilito essere molto rivelante. Il conto più salato è quello presentato ad un avvocato napoletano in forze alla Pubblica Amministrazione, globe trotter dell’incarico multiplo: a breve dovrà versare almeno 2 milioni e mezzo di euro incassati illecitamente.

5 Aprile 2011

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Tiziano Marelli

Articolo FPA

Più di un centinaio i casi anomali scoperti dal nucleo della Guardia di Finanza in forze all’ispettorato del ministero. Sia gli enti esterni committenti che i reprobi interni dovranno ripagare completamente un danno economico che le indagini hanno stabilito essere molto rivelante. Il conto più salato è quello presentato ad un avvocato napoletano in forze alla Pubblica Amministrazione, globe trotter dell’incarico multiplo: a breve dovrà versare almeno 2 milioni e mezzo di euro incassati illecitamente.

Sarà interessante scoprire se qualcuno dei dirigenti della Pubblica Amministrazione recentemente finiti nel mirino delle Fiamme Gialle – nel particolare, di un nucleo appositamente creato presso l’ispettorato del ministero della Pubblica Amministrazione – come “doppiolavoristi” (ma è un appellativo in moltissimi casi livellato di molto al ribasso, e più avanti scopriremo il perché) sia anche mai entrato in qualche categoria di “fannulloni” del proprio ambito professionale. Se così fosse sarebbe davvero scoperta da record perché ci troveremmo dinnanzi a veri e propri camaleonti, sorta di Zelig abili nel vestire panni magari dimessi che possano poi velocemente essere cambiati per l’indosso di più e svariate casacche, lustrini e benemerenze. Davvero, non ci sarebbe da stupirsene, e basta aspettare solo che l’inchiesta arrivi del tutto in porto e sveli tutti i particolari della faccenda: sono dell’idea che ne vedremo ancora delle belle.

La notizia è della settimana scorsa, e l’ha lanciata – per essere ripresa subito da quasi tutti gli organi di stampa – l’Ansa. Questo il succo: il nucleo della Guardia di Finanza in forze all’ispettorato del ministero della PA ha scovato più di cento “furbetti”, quasi tutti dirigenti di vertice (funzionari di ministeri, istituti di ricerca e università…) che non avevano chiesto l’autorizzazione preventiva al proprio ufficio per ricoprire anche l’incarico di consulenti per società esterne: dalle aziende territoriali per l’edilizia, alle società di gestione di aeroporti, autostrade, aziende termali e via di questo passo. Occorre ricordare che la normativa sulle incompatibilità stabilita dal ministero prevede che il dipendente pubblico non possa svolgere un altro lavoro subordinato o autonomo se non preventivamente autorizzato, e che in caso di concessione questa è condizionata al fatto che l’ulteriore attività non possa incorrere in incompatibilità previste dalla legge e non vi sia nessun tipo di conflitto d’interesse: doveri imprescindibili, in questo caso, ampiamente disattesi dai reprobi scoperti dalla Guardia di Finanza.

Ora, in un modo o nell’altro, dovranno pagare pegno tutti gli attori di questa farsa: gli enti esterni committenti multe salate all’Agenzia delle entrate, i consulenti abusivi il totale di tutti gli onorari ricevuti senza averne il permesso. In quest’ultimo caso il “tesoretto” così acquisito andrà a rafforzare le risorse per premiare la produttività dei dipendenti pubblici. La cifra totale deve essere ancora calcolata esattamente, anche perché gli accertamenti sono ancora in corso. Si sa, invece, quanto dovrà pagare il recordman di questa particolare disciplina: almeno 2 milioni e mezzo di euro. Si tratta, per la cronaca, di un avvocato napoletano che, pur avendo badato a mantenersi il caldo e rassicurante “posto fisso” nella Pubblica Amministrazione della sua regione, in soli dieci anni è riuscito a cumulare almeno 62 (sessantadue!) consulenze. Nel particolare, dalla relazione conclusiva sul suo caso consegnata di recente alla Corte dei Conti dalla GdF, è emerso che in tanto attivismo il dirigente – evidentemente dotato ben più che di un semplicemente miracoloso dono dell’ubiquità – è risultato vincitore di concorsi al Consiglio di Stato, alla Camera dei Deputati, al Tar, al ministero dell’Economia (con funzioni di ispettore), arrivando anche a ricoprire contemporaneamente il ruolo di dirigente dell’Istituto nazionale di Alta Matematica, di direttore generale di un grande comune del Lazio, di consulente legale di un capoluogo in Sardegna, di un comune in Puglia e di una provincia in Lombardia; ancora, per non farsi mancare (quasi) nulla si è fregiato pure dell’incarico di dirigente dell’Agenzia Spaziale Italiana nello stesso periodo in cui risultava responsabile degli Affari legali e contrattuali della Siae. Arrivati a questo punto – e siamo certi che ci capirete e converrete con noi che forse è il caso – abbiamo deciso di finirla qui con l’elenco, per evidenti ragioni di spazio e di decenza.

Nel descrivere la vicenda e volendo anche dare al tutto un tocco di colore filmico, l’Ansa ha paragonato il globe trotter nostrano al centro della vicenda al Leonardo Di Caprio di “Prova a prendermi”, pellicola Usa di successo (è del 2002, regia di Spielberg) che racconta la storia vera di un delinquente che negli anni 60 era riuscito a truffare 6 milioni di dollari (dell’epoca) a gonzi di varia natura in una trentina di Stati dell’Unione; fra l’altro, si chiamava Frank Abagnale ed era di origine italiana, campana (!) per l’esattezza. Ma il paragone ci sembra improprio e forse anche troppo alto, perché invece a noi il protagonista della storia di questi giorni ricorda molto di più il casareccio Alberto Sordi nei “Vitelloni” di Fellini (la pellicola è del ’53), un coraggioso eroe (assolutamente al contrario) che, passando in macchina scoperta davanti ad un gruppo di persone chine sulla fatica, si alza dal sedile e urla: “Lavoratoriiiiii!!!” per poi lasciarsi andare a pernacchia e al gesto dell’ombrello prima di spingere col gas sull’acceleratore. In molti ricorderanno il seguito: di lì a pochi metri la macchina si ferma per un guasto e Sordi deve scappare a piedi di gran carriera per non essere raggiunto dagli inseguitori precedentemente presi in giro e desiderosi di vendetta.

Nel farlo ha il fiato corto, esattamente come lo hanno queste storie tristi e disdicevoli attuali, nel momento in cui ci si mette di buona lena per portarle alla luce. Finalmente.

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