La “Primavera di Vernazza”, splendido esempio di collaborazione per la rapida ricostruzione di un posto da sogno
Sono bastati meno di 150 giorni per restituire alla sua originaria bellezza una delle perle più luminose delle Cinque Terre distrutta dall’alluvione dello scorso ottobre. Alle (forzatamente) scarse risorse messe a disposizione dalle istituzioni si è sopperito con l’enorme impegno dei volontari giunti da tutta Italia. Adesso può avvicinarsi la stagione turistica – l’attività principale di tutta quella fascia costiera del levante ligure – con maggiore tranquillità. Un invito ad andare sul posto, rispettando però al massimo luoghi e ambiente. Come da… tradizione consolidata.
21 Marzo 2012
Tiziano Marelli
Esattamente in contemporanea con l’arrivo della primavera rivede la luce uno dei luoghi più brillanti e vividi del nostro Paese. Vernazza, perla luminosa delle Cinque Terre (semplificazione geografica universalmente riconosciuta che intende comprendere anche i paesi di Monterosso, Riomaggiore, Manarola e Corniglia), “riapre i battenti” ufficialmente in queste ore, ospitando fra l’altro un convegno – a testimonianza proprio della ricostruzione in corso in tutta la fascia del levante ligure – alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Lo splendido borgo ci ha messo qualcosa meno di 150 giorni per tornare ai fasti della sua bellezza originale dopo che il 25 ottobre dello scorso anno un’alluvione terribile (pioggia in quantità tale pari a due Vajont) l’aveva messa letteralmente in ginocchio. Le vittime furono “solo” quattro (saranno venticinque in tutta la zona), quattro come i metri di detriti che l’avevano completamente ricoperta, facendola sparire sotto un mare di fango.
Da allora, facendo i conti con le (forzatamente) scarse risorse messe a disposizione da Stato e Regione, e contando soprattutto sullo sforzo dei suoi cittadini e sulla collaborazione di volontari giunti da ogni parte d’Italia, Vernazza è stata ripulita da ogni impurità che l’aveva violentata. Magnifico esempio, questo, di collaborazione fra istituzioni e volontariato, soprattutto in un periodo di crisi: tutte le risorse a disposizione messe in campo e senza piangersi addosso, puntando sulla “rimessa a nuovo” e sul ritorno alla normalità nel più breve tempo possibile.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono lucidarseli. La strada provinciale necessaria a raggiungerla, che è da sempre era impervia – una difficoltà voluta, per sottolinearne il magnifico isolamento e impedire un turismo di massa e chiassoso: obiettivo mantenuto inalterato da quando, negli anni 70, quella fascia di terra rimasta incontaminata è diventata meta “esclusiva”, ma per fortuna mai di massa – è ancora di più difficile percorrenza, ma arrivati in paese è evidente come sia già stato riportato alla luce quel gioiello che era (e che adesso ancora è) il centro storico (ripulito mattonella per mattonella), che siano quasi ricostruiti del tutto i muri a secco delle colline e i sentieri vista-mare (quello “dell’Amore”, che collega alcune delle località delle Cinque Terre, anche se ad accesso limitato, è famoso in tutto il mondo) e perfettamente ri-messa a nuovo la toponomastica del luogo, qualcosa che i sessantamila metri cubi di detriti riversatisi nelle strade avevano reso del tutto indistinta.
Secondo il sindaco, Vincenzo Resasco, la scommessa era proprio quella di finire il grosso del lavoro per l’inizio della primavera per farsi trovare pronti in occasione della prossima stagione estiva, visto che il turismo rappresenta la fonte fondamentale di reddito degli abitanti di tutta la fascia costiera toccati in occasione dal disastro dello scorso ottobre. E’ un piccolo invito subliminale ma forte, quello del primo cittadino, che ci sentiamo senz’altro di sostenere, consigliando una visita in loco. Chi conosce la zona sa quanto sia di bellezza incomparabile; visitarla apre il cuore e, da oggi ancor di più, aiuta chi vive stabilmente alle Cinque Terre. Aggiungiamo un auspicio: che il turismo prossimo venturo possa mantenere lo stesso profilo sobrio che lo caratterizzava anche nel periodo post-disastro. Chi deciderà di arrivare fin lì mostri rispetto verso la natura e il lavoro svolto dall’uomo nel mantenerla intatta riuscendo a “farla rivivere” ai giorni nostri, anche in barba a uno dei più terribili rovesci atmosferici degli ultimi anni. Sarà un grandissimo regalo a chi ha fatto di tutto, con impegno e tenacia, perché niente potesse riuscire a distruggere, addirittura per sempre, un posto da sogno.
Il chi, i quanti e il come: visto l’insieme di soggetti ed elementi che hanno contribuito a far rifiorire la “Primavera di Vernazza”, poteva forse un’alluvione – anche se terribile – vincere la partita?