L’Italia non spende in ricerca e l’obiettivo di Lisbona è sempre più lontano
È un’Europa a crescita zero negli investimenti in ricerca quella che esce dall’ultimo rapporto Eurostat. La percentuale del Pil investita nei 27 paesi UE in ricerca e sviluppo nel 2007 è la stessa dell’anno precedente, pari all’1,85%. L’Italia in coda con 1,13%
16 Settembre 2009
Tommaso Del Lungo
È un’Europa a crescita zero negli investimenti in ricerca quella che esce dall’ultimo rapporto Eurostat. La percentuale del Pil investita nei 27 paesi UE in ricerca e sviluppo nel 2007 è la stessa dell’anno precedente, pari all’1,85%. L’Italia in coda con 1,13%.
Il grafico degli investimenti in Ricerca e sviluppo nell’Eu dei 27 è piatto. Lo comunica l’Eurostat che ha diffuso da poco i dati del rapporto su scienza tecnologia e innovazione in Europa: nel 2007, i 27 stati membri hanno investito complessivamente poco meno di 229 miliardi di euro, l’1,85 per cento del Pil Europeo. Praticamente la stessa quota del 2006, nonostante l’obiettivo contenuto nella strategia di Lisbona (2002) di arrivare al 3% entro il 2010.
Per fare un confronto, nel 2007 gli USA hanno speso il 2,67% del PIL e nel 2006 (l’ultimo anno per cui ci sono dati disponibili) il Giappone ha speso il 3,40%.
In Europa solo due paesi hanno rispettato gli impegni di Lisbona, raggiungendo e superando il 3%: La Svezia e la Finlandia, che hanno speso rispettivamente il 3,60% e il 3,47%. Seguono l’Austria con il 2,56%, la Danimarca con il 2,55%; la Germania con il 2,54% e la Francia con il 2,08%. Fanalino di coda è Cipro, con lo 0,45%.
Guardando i valori assoluti fa riflettere che tre nazioni, da sole, rappresentino il 60 per cento degli investimenti. Si tratta della Germania, con 62 miliardi, della Francia con 39 miliardi, e della Gran Bretagna con 37 miliardi (l’1,79% del proprio PIL).
L’Italia? La tabella diffusa da Eurostat riporta i dati del 2006, perché quelli del 2007 non sono disponibili. La spesa era allora di l6,831 miliardi di euro, corrispondenti all’1,13% del PIL.
L’occupazione
Sul fronte dell’occupazione l’intero comparto “ricerca e sviluppo” (R&D – Research and Development) assorbe circa 2,3 milioni di lavoratori a tempo pieno tra ricercatori, manager, amministratori e personale amministrativo: l’1,6% della forza lavoro dell’UE.
Come per la spesa, anche per l’occupazione le differenze tra paesi sono notevoli. In Finlandia il settore rappresenta il 3,2% del totale degli occupati, in Danimarca, Lussemburgo, Austria e Svezia si arriva al 2% circa, mentre Bulgaria, Cipro, Polonia, Portogallo e Romania sono le nazioni più arretrate con una percentuale di occupati in “R&D” che non arriva all’1%.
Altri dati emersi dal rapporto riguardano la percentuale di ricercatori, che arrivano quasi all’un per cento in Europa e rappresentano lo 0,6 per cento nel nostro paese, come in Polonia e nei Paesi Bassi; siamo seguiti solo da Turchia, Romania, Bulgaria e Cipro.
I paesi che dal 2001 hanno incrementato di più la loro spesa in R&S sono l’Austria (aumento dal 2,07% nel 2001 al 2,56% nel 2007), l’Estonia (dallo 0,71% all’1,14%) e il Portogallo (dallo 0,80% all’1,18%).
Per saperne di più
http://epp.eurostat.ec.europa.eu/