I programmi europei per lo sviluppo urbano: URBACT e Urban Innovative Actions

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Questi programmi rappresentano un banco di prova importante per le città italiane che scelgono di confrontarsi con altre città europee attraverso una progettazione integrata di qualità e un forte coinvolgimento dei cittadini nella realizzazione delle azioni

7 Dicembre 2017

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Massimo Allulli e Simone d’Antonio, Area Studi, Ricerche, Banca Dati delle Autonomie Locali, ANCI

L’implementazione dell’Agenda urbana europea e della Nuova Agenda urbana globale non passa soltanto attraverso la definizione di politiche nazionali innovative e integrate, ma attraverso azioni concrete portate avanti dalle città sulla pluralità di temi e approcci suggeriti dalle Agende in questione: dall’inclusione sociale per la riduzione della diseguaglianza nelle città alla pianificazione urbana sostenibile, dalle nuove modalità di finanza locale alla partecipazione civica.

I programmi URBACT e Urban Innovative Actions rappresentano un banco di prova importante in questo senso per le città italiane che scelgono di confrontarsi con altre città europee attraverso una progettazione integrata di qualità e un forte coinvolgimento dei cittadini nella realizzazione delle azioni. Mentre in passato l’adesione alle reti del programma URBACT si configurava in totale continuità rispetto all’impegno di tanti Comuni nel precedente programma Urban, oggi si può dire che la ventina di città italiane coinvolte in questi programmi di nuova generazione sta approfittando di questa occasione di dialogo e confronto per mettere in pratica piani ed interventi che dal basso vanno già attuando le Agende urbane europea e globale, costituendo allo stesso tempo un elemento di spinta anche per le altre grandi e medie città del paese.

Non è un caso che l’Unione europea stia spingendo fortemente su questi due programmi in chiave globale, promuovendoli assieme ad altre misure ambiziose (ad esempio il Patto dei sindaci) come originale contributo dei 28 paesi membri al dibattito globale sull’implementazione della Nuova Agenda urbana. Il recente lancio da parte della Direzione generale Politiche Regionali e Urbane della Commissione europea della prima edizione del programma Urban International Cooperation e la sempre maggiore visibilità globale delle azioni promosse da URBACT, come accaduto in occasione di Habitat III a Quito nell’ottobre 2016, ne sono una dimostrazione concreta, che spinge a configurare il modello di rete fra le città e di governance condivisa come orizzonti verso cui tenderanno le città dei Nord e dei Sud del mondo nei prossimi anni.

Più in generale, a contribuire fortemente al successo del programma URBACT tra le città italiane (prime in Europa per numero complessivo di partecipazioni) è il supporto dato a modalità innovative di governance di sfide centrali per la quotidianità delle nostre città, a partire da un doppio binario di confronto: quello internazionale, ovvero con amministratori e funzionari di altre città coinvolte nella propria rete che si trovano ad affrontare nei rispettivi paesi gli stessi problemi e collaborano con altri contesti urbani europei per trovare soluzioni comuni, e quello locale, ovvero con tutti gli attori riguardati da un tema specifico verso cui offrono proposte d’azione e idee progettuali inserite nel Local Action Plan conclusivo. Mentre la modalità di confronto con l’Europa, prima solo appannaggio di città già inserite in reti come Eurocities, Polis e altre, appare come un’attività tipica di una politica di relazioni internazionali allargata ad uffici e tematiche ben definite, la modalità di confronto con gli stakeholder locali strutturata secondo le metodologie proposte da Urbact (e oggetto di un percorso continuo di formazione a livello europeo) rappresenta invece un’innovazione significativa per la capacità di definire nuove forme di relazione tra attori anche potenzialmente lontani fra loro e, più in generale, tra residenti (singoli o riuniti in associazioni o gruppi informali), mondo delle professioni e dell’accademia e pubblica amministrazione. L’esigenza, emersa in maniera sempre più forte negli ultimi mesi, di strutturare la forma del Local Group come una modalità permanente e trasversale di confronto con cittadini e stakeholder locali, rappresenta un possibile salto di qualità promosso da URBACT in favore di una governance partecipativa dei processi di sviluppo urbano sostenibile in corso nelle nostre città.

La riqualificazione delle aree militari dismesse a Piacenza con il network MAPS, che sta progettando la trasformazione dell’ex Laboratorio Pontieri in un complesso artistico/culturale aperto alla città, la rigenerazione dell’ex Ospedale militare dei Quartieri Spagnoli a Napoli nell’ambito dell’opera di recupero dei cosiddetti “giganti dormienti”, grandi strutture abbandonate nei centri storici oggetto del network 2nd Chance, la promozione di nuova occupazione nei settori dell’innovazione sociale a Torino e Milano grazie al network BoostInno, lo sviluppo di strategie integrate di utilizzo dei social media per favorire uno storytelling collaborativo della città in chiave turistica e un rapporto più diretto tra cittadini e PA a Genova e Palermo con il network Interactive Cities: questi sono solo alcuni degli esempi di successo che stanno emergendo dal lavoro degli Action Planning Network, che termineranno nella prima metà del 2018 in numerose città italiane coinvolte in URBACT. Le 14 buone pratiche realizzate da 12 città italiane e selezionate dal programma per favorirne la replicabilità a partire dal bando per Transfer Network (in scadenza il 10 gennaio 2018) rappresentano l’evoluzione ultima di URBACT come strumento che accompagna le città a riutilizzare e riadattare esperienze di successo attraverso la guida stessa delle città. Pratiche di valore come l’ex scuola Melo di Bari trasformata in Spazio 13, incubatore di innovazione sociale e partecipazione, o il sistema integrato di accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo realizzato da Forlì oppure le strategie per la promozione del gioco come elemento di crescita sociale per l’intero territorio di Udine e Macerata, rappresentano solo qualche esempio dei temi e delle azioni su cui si struttureranno le reti promosse da URBACT nei prossimi anni, alimentando con progetti e interventi concreti il dibattito sull’attuazione dell’Agenda urbana europea.

Allo stesso modo, i progetti realizzati grazie al supporto del programma Urban Innovative Actions stanno notevolmente cambiando il modo di progettare azioni dal potenziale disruptive per uno sviluppo urbano integrato e con possibile trasferimento di modelli e approcci di successo a città del resto d’Europa.

Il riutilizzo di beni comuni, strutture abbandonate o parzialmente in disuso, per la creazione di nuove imprese sociali e hub di comunità nelle periferie di Torino grazie a CO-City oppure la realizzazione di poli agricoli innovativi per creare nuova occupazione a Milano con Open Agri e per ridurre il disagio sociale a Pozzuoli con Monteruscello Agro City o ancora la riqualificazione di Villa Salus a Bologna per realizzare un centro di accoglienza, lavoro e welfare interculturale rappresentano quattro esempi di una progettazione di nuova generazione, capace di affrontare sfide urgenti, come il rilancio delle periferie e l’inclusione delle classi deboli, attraverso azioni davvero innovative. Azioni capaci di rendere davvero qualificante il confronto con l’Europa e al contempo produrre impatti concreti per il miglioramento della qualità della vita nelle nostre città.

Questo articolo è parte del dossier “Dalla smart city alla città sostenibile”.

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