La Commissione Europea lancia la campagna per l’occupazione femminile nel settore ICT
"L’ICT non è più per pochi smanettoni. E’ fantastica ed è il nostro futuro! Solo il 9% di donne tra gli sviluppatori di app? Ma andiamo! Provate a sviluppare un’app e scoprirete che può essere uno spasso!" così Neelie Kroes, Vicepresidente della Commissione Europa lancia la nuova campagna ICTLadies che incoraggia le donne e le ragazze ad intraprendere lo studio e una carriera nel settore delle tecnologie dell’informazione, perché "la tecnologia è troppo importante per essere lasciata agli uomini".
7 Marzo 2014
Redazione FORUM PA
"L’ICT non è più per pochi smanettoni. E’ fantastica ed è il nostro futuro! Solo il 9% di donne tra gli sviluppatori di app? Ma andiamo! Provate a sviluppare un’app e scoprirete che può essere uno spasso!" così Neelie Kroes (@NeelieKroesEU), Vicepresidente della Commissione Europa lancia la nuova campagna ICTLadies che incoraggia le donne e le ragazze ad intraprendere lo studio e una carriera nel settore delle tecnologie dell’informazione, perché "la tecnologia è troppo importante per essere lasciata agli uomini".
"Vogliamo fornire una piattaforma – continua la Kroes – dove le donne possano condividere le proprie esperienze e raccontare come si sono affermate con la tecnologia. I casi di donne che hanno avuto successo sono tanti. Raccontateci la vostra storia e aiutateci a ispirare la prossima generazione!". Si può infatti prendere parte alla campagna realizzando un video che, condiviso sulla pagina facebook Every Girl Digital, presenti la propria storia di successo nell’economia digitale, così da ispirare altre donne e ragazze e spingerle a considerare una carriera nel campo della tecnologia.
Ma chi sono le donne che hanno dato vita alla campagna? Eccole:
Monique Morrow, @mjmorrow (Svizzera) non avrebbe mai pensato di intraprendere una carriera nel settore IT. A portarla su questa strada è stata la sua capacità di risolvere i problemi.
Lindsey Nefesh-Clarke, @WomensW4 (Francia) lavora nel settore delle ICT e si occupa di sviluppo. L’ICT ha per lei il potere di trasformare il mondo, favorendo l’emancipazione femminile. L’ingresso del Bangladesh nell’era digitale l’ha portata dove si trova adesso. Il suo consiglio per le ragazze? "Cosa aspettate? Provate per credere!"
Sofia Svanteson, @sofiasvanteson (Svezia) consiglia alle giovani donne che desiderano intraprendere una carriera nel comparto tecnologico di aprirsi alle potenzialità offerte dalla tecnologia. Secondo lei, i progressi in questo campo non possono essere fini a se stessi; solo qualcosa di intuitivo e che abbia un senso può cambiare in meglio la vita delle persone.
Ma sono tante le donne che si sono raccontate: Eva Berneke (Danimarca), Anneke Burger (Paesi Bassi) e Naomi Shah (Stati Uniti). Clicca qui per scoprire le loro storie.
Alcuni numeri dell’economia digitale declinata al femminile
L’economia digitale e il settore delle app in Europa sono in piena espansione, ma dove sono le donne? In Europa solo 9 sviluppatori su 100 sono donne; solo il 19% dei manager nel settore ICT è di sesso femminile (rispetto al 45% in altri settori dei servizi); solo il 19% degli imprenditori nel settore delle TIC è di sesso femminile (rispetto al 54% in altri settori dei servizi); meno del 30% della forza lavoro nel settore delle TIC è di sesso femminile. Mentre il numero di donne laureate in informatica è in calo (3% di donne rispetto al 10% di uomini.
La campagna si basa su uno studio della Commissione sulle donne nel settore ICT, secondo il quale il modo migliore per attrarre più donne verso la carriera digitale è dare visibilità alle professioniste attive nel comparto, trasformandole in esempi da seguire. I percorsi professionali da cui prendere spunto possono inoltre contribuire a far sì che le donne già operanti nel settore vi rimangano fino a fine carriera.
Attrarre più donne verso il digitale è un imperativo economico. Secondo lo studio, con una percentuale femminile nel comparto digitale pari a quella maschile, il PIL europeo registrerebbe un incremento di circa 9 miliardi di euro l’anno (1,3 volte il PIL di Malta). Le aziende con più donne ai posti di comando sono più redditizie del 35% e assicurano ai propri azionisti il 34% in più di utili rispetto ad altre imprese dello stesso tipo.
Le donne sono inoltre particolarmente sottorappresentate nelle posizioni manageriali e di responsabilità. Sebbene si tratti di un problema generalizzato, la percentuale di capi donne nel settore ICT è molto inferiore a quella di altri comparti: solo il 19,2% degli addetti del settore ICT ha un capo donna, contro il 45,2% di altri settori.
Le donne imprenditrici nel settore ICT, oltre a guadagnare il 6% in più rispetto alle donne non imprenditrici nello stesso settore, sono più soddisfatte del loro posto di lavoro, sentono più delle altre di svolgere bene il proprio lavoro e guadagnano di più rispetto alle dipendenti impiegate nello stesso comparto. Il rovescio della medaglia, tuttavia, sta nel fatto che accusano un più forte livello di stress.
Il problema è aggravato dal fatto che le donne tendono ad abbandonare il settore a metà carriera più frequentemente degli uomini, alimentando così il fenomeno della "leaky pipeline", metafora di una conduttura che perde, dalla quale "sgocciolano via" costantemente le risorse umane femminili. In effetti, il 20% delle trentenni con un diploma universitario di primo livello nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione lavora effettivamente nel comparto, contro appena il 9% delle donne di oltre 45 anni in possesso dello stesso titolo di studio.
Dal canto loro, i datori di lavoro sostengono di avere difficoltà a trovare professionisti delle ICT e l’Europa potrebbe presto trovarsi ad avere fino a 900.000 posti vacanti nel comparto, il che priverebbe il vecchio continente di un’opportunità per combattere la disoccupazione di massa e metterebbe a repentaglio la sua competitività digitale.
Fonte: Commissione Europea