Il cittadino digitale ha corso nel 2016 ma non grazie alla PA

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Mentre il settore privato viaggia a piè sospinto, offrendo ai cittadini servizi innovativi e utili che incidono profondamente sulla qualità della vita, le Pubbliche Amministrazioni annaspano tra servizi obsoleti e progetti sperimentali su servizi secondari da 100 pratiche all’anno. A quando la necessaria inversione di tendenza?

22 Dicembre 2016

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Giovanni Gentili, responsabile progetto Agenda digitale dell'Umbria (*)

Non si può certo dire che il 2016 sia stato un anno privo di avvenimenti e novità importanti, e non si può non rilevare un apprezzabile calo della convegnistica a favore di occasioni di lavoro più concrete, sia in pubblico che dietro le quinte… ma arrivati al termine di quest’anno dobbiamo rilevare che la grande promessa dell’innovazione attraverso gli strumenti digitali non si è ancora concretizzata nelle Pubbliche Amministrazioni.


Lo spirito del Natale presente

Facendo riferimento alla mia esperienza personale, nell’ultimo decennio non ho dubbi di aver concretamente visto innovazioni che hanno profondamente inciso sulla mia qualità di vita, trasformando completamente il modo in cui faccio le cose nel quotidiano: basti citare Google Maps che mi dà informazioni in tempo reale anche sul traffico suggerendo alternative, gli ordini che faccio dal divano di casa su Amazon che mi recapita a casa il tutto in 24 ore, i “social media” che rendono parte della vita “digitale” allargando le mie relazioni con gli altri, ecc… innovazioni che provengono, in larga parte, da società multinazionali sorte in America.

Nello stesso decennio pochissimo è cambiato nei miei rapporti con le PA come cittadino.

Certamente posso compiere più interazioni attraverso il web, ma sostanzialmente nello stesso modo in cui le facevo dieci anni fa e, più o meno, negli stessi tempi. Quasi niente si è trasformato a fondo e viene oggi svolto con modalità totalmente diverse.

Faccio pochi esempi dalla mia esperienza nell’ultimo anno: ho fatto le “apostille” andando di mattina presso uffici in stile fine 800 che hanno apposto manualmente dei timbroni sui documenti da me portati in multiple copie; ho rinnovato il passaporto prenotando via web un appuntamento (dovendo andare a 50km di distanza per trovare uno slot libero) per poi proseguire per un mese nel cercare di riparlare con quelle persone e sapere che fine aveva fatto la pratica di rinnovo; ho presentato istanza presso un tribunale compilando a mano un modulo che cita leggi che sono già state abolite (ma non si sa mai, meglio consegnarlo come hanno scritto loro); dal medico specialista non ho potuto pagare con il bancomat e sono dovuto uscire per cercare una tabaccheria in cui comprare il bollo e portarglielo; le raccomandate devo andarle a ritirare tra le 09:30 e le 12:30 perché questo è l’orario di apertura dell’ufficio postale cui compete la mia zona; ho dovuto presentare diverse autocertificazioni in cartaceo per dati già in possesso di chi mi chiedeva l’autocertificazione (neanche di altri enti), ecc

Quando aggrediremo la trasformazione dei servizi pubblici che presentano il maggior numero di transazioni con cittadino/impresa invece di fare progetti “sperimentali” su servizi secondari da 100 pratiche all’anno?


Lo spirito del Natale passato

Una cosa è sicuramente cambiata… ogni anno ha visto un “hype” diverso. Senza pretese di scientificità, basta fare qualche ricerca con “Google Trends” per accorgersi delle varie fasi che si sono succedute nel dibattito italico sull’innovazione digitale da quando ci sono i dati sulle ricerche fatte in Google fino ad oggi… possiamo così vedere succedersi la grande attenzione per l’amministrazione digitale (e l’egov) con il CAD del 2005 (picco assoluto), poi la nascita dell’agenda digitale (prima in Europa e poi anche in Italia nel 2013 con il Governo Monti), poi ancora il boom d’interesse per la banda ultra larga (nel 2015), adesso nel 2016 la partenza razzo dell’industria 4.0 ed infine i primi accenni di “trasformazione digitale”…



Lo spirito del Natale futuro

A parte inventare nuove “etichette” anche nel nuovo anno, per quanto riguarda l’execution probabilmente non conviene tentare di percorrere di nuovo le stesse strade già battute prima (soprattutto quelle degli avvisi di finanziamento e della super-produzione normativa).

Ben venga allora l’approccio totalmente nuovo ed aperto del Commissario Piacentini che ha lanciato i suoi 12 programmi operativi con un “post” e sembra voler seguire modalità “agili” fino ad ora davvero ignote nella maggior parte delle 55.000 PA italiane.

Speriamo che il “team Piacentini” oltre a “tirare la volata” riesca, agilmente, a rimuovere alcuni macroscopici ostacoli al cambiamento “dentro le PA”… oppure saranno in pochi a stargli dietro.

Se devo citare tre cose da mettere nella “letterina a Babbo Natale” direi…

1. cambiare le regole sugli appalti che equiparano progetti complessi di innovazione ICT ad una mera fornitura di stampanti (mentre i veri progetti ICT assomigliano di più ad opere pubbliche… sia a livello di programmazione/progettazione che di esecuzione… non per niente ormai si usa il termine “infrastrutture digitali”);

2. rendere operative le regole che prevedono incentivi per le persone che nelle PA devono impegnarsi per progettare, realizzare e mettere in esercizio tali progetti;

3. definire una vera architettura ICT della Repubblica e delle forme di aggregazione/gestione associata dell’ICT a livello territoriale, perché 55.000 centri con autonomia sull’ICT sembrano troppi.

(*) l’autore scrive a titolo personale

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