eGov europeo 2011- 2015. Il Piano di azione che guarda al weGovernment
Nel 2015 avremo una identità digitale unica valida in tutta Europa, che ci permetterà di accedere a servizi pubblici disegnati intorno a noi, progettati insieme a noi, facilmente accessibili, tanto che già nel 2013 avremo accesso alla nostra amministrazione attraverso un unico punto di contatto (che funzionerà!). Sono i desiderata di un cittadino digitale? No, solo alcune delle azioni previste dal Piano europeo per l’eGov 2011-2015. “Nuovo” perché pianifica un modello di e-government centrato non tanto sulla “scala” dei progetti quanto sull’”apertura” dei servizi pubblici on line sfruttando la collaborazione fra cittadini, imprenditori e società civile. “L’eGovernment sta crescendo per diventare il weGovernment”, dice Neelie Kroes, vice Presidente della Commissione Europea, responsabile per la Digital Agenda.
31 Gennaio 2011
Chiara Buongiovanni
Nel 2015 avremo una identità digitale unica valida in tutta Europa, che ci permetterà di accedere a servizi pubblici disegnati intorno a noi, progettati insieme a noi, facilmente accessibili, tanto che già nel 2013 avremo accesso alla nostra amministrazione attraverso un unico punto di contatto (che funzionerà!). Sono i desiderata di un cittadino digitale? No, solo alcune delle azioni previste dal Piano europeo per l’eGov 2011-2015. “Nuovo” perché pianifica un modello di e-government centrato non tanto sulla “scala” dei progetti quanto sull’”apertura” dei servizi pubblici on line sfruttando la collaborazione fra cittadini, imprenditori e società civile. “L’eGovernment sta crescendo per diventare il weGovernment”, dice Neelie Kroes, vice Presidente della Commissione Europea, responsabile per la Digital Agenda.
Se da qui, dal centro di questa Italia, guardassimo al risultato finale, a quella che dovrebbe diventare la nostra pubblica amministrazione nel 2015 quando il Piano sarà implementato, il dubbio che si tratti di una bella prospettiva, destinata a rimanere tale, legittimamente ci assale.
Ma la questione – così come la pone la vice Presidente della Commissione Europea, responsabile per la Digital Agenda, Neelie Kroes – è molto semplice, urgente e ineludibile.
“Da un lato i Governi hanno bisogno di tagliare i costi, dall’altro i cittadini e le imprese chiedono una interazione efficiente, semplice e diretta con le proprie amministrazioni”. In altre parole: non si può prescindere dall’egovernment. Soprattutto non si può rilegare l’eGovernment a una politica di nicchia. “L’eGovernment è la partita principale nei processi di erogazione dei servizi pubblici”.
Dunque, c’è poco da discutere. Bisogna essere concreti e fare presto.
Per questo la visione di Kroes, riportata nel Piano di azione, è ispirata a concretezza e logica incrementale. Dal 2011 al 2015 sono 40 le azioni da implementare, per realizzare le 4 priorità di Malmo: user empowerment, mercato unico, efficienza ed efficacia di governi e amministrazioni pubbliche, condizioni preliminari per lo sviluppo dell’eGov. L’approccio all’eGovernemnt che ispira questo Piano di azione riprende punti importanti del paradigma Open, dall’open data al riutilizzo della PSI, dal controllo dei cittadini sui propri dati al co-design dei servizi pubblici.
Sarà davvero la strada verso il weGovernment?
Nel presentare il Piano, nel dicembre scorso, Kroes è molto diretta: “La condizione principale è che cambi l’attitudine dei dipendenti pubblici nel cogliere e cavalcare quest’onda digitale” .
Questo diventa un punto di riflessione molto interessante quando caliamo il Piano nei contesti nazionali. Gli stati MembrI dovranno infatti produrre delle strategie nazionali pienamente in linea con le azioni ed i target scanditi dal Piano europeo.
“L’eGovernment è una delle politiche il cui successo dipende fortemente dagli amministratori e dai funzionari pubblici”, continua Kroes. Insieme ad una buona dose di concretezza, di attenzione all’efficienza e al miglioramento dei servizi è richiesta una spinta un po’ visionaria da parte di amministratori e dipendenti.
Stride un po’ con il discorso del vice Presidente e con alcune innovazioni effettivamente nel Piano, la scelta di impostare un meccanismo di governance abbastanza rigido e molto chiuso sui livelli istituzionali.
E’ bene tenere a mente che il Piano diventa, insieme all’Agenda digitale a cui – sottolinea Kroes – è assolutamente complementare, il contesto di riferimento per le amministrazioni europee da qui al 2015.
Ve lo presentiamo in 5 minuti, allegando una scheda sintetica delle azioni stabilite e una sua lettura in chiave “open” nell’analisi di David Osimo, tra i promotori della Open declaration on public services, presentata e recepita lo scorso anno a Malmo.
E l’Italia? Iniziamo a riportare l’analisi nel nostro contesto, a partire dall’analisi di Gianni Dominici.