Urbanistica partecipata, a Genova si discute della nuova autostrada

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Foto di Tina Keller

Se ne parla da circa trent’anni, ma fino ad oggi la realizzazione della Gronda di Genova, o Gronda di Ponente – il nuovo tratto autostradale che, raddoppiando l’attuale autostrada costiera A10, dovrebbe eliminare gli ingorghi e i rallentamenti che oggi si verificano nel tratto Voltri-Genova ovest – è rimasta solo un’ipotesi. Ora, invece, sembra che l’idea stia per concretizzarsi: Autostrade per l’Italia ha presentato la proposta di cinque tracciati alternativi, sui quali il Comune di Genova ha deciso di avviare un dibattito pubblico, dal 1° febbraio al 30 aprile 2009, per garantire la massima informazione e trasparenza sul progetto e per permettere a tutti i soggetti interessati (cittadini e associazioni) di chiedere chiarimenti, discutere ed esprimere il proprio punto di vista.

3 Febbraio 2009

Articolo FPA

Foto di Tina Keller

Se ne parla da circa trent’anni, ma fino ad oggi la realizzazione della Gronda di Genova, o Gronda di Ponente – il nuovo tratto autostradale che, raddoppiando l’attuale autostrada costiera A10, dovrebbe eliminare gli ingorghi e i rallentamenti che oggi si verificano nel tratto Voltri-Genova ovest – è rimasta solo un’ipotesi. Ora, invece, sembra che l’idea stia per concretizzarsi: Autostrade per l’Italia ha presentato la proposta di cinque tracciati alternativi, sui quali il Comune di Genova ha deciso di avviare un dibattito pubblico, dal 1° febbraio al 30 aprile 2009, per garantire la massima informazione e trasparenza sul progetto e per permettere a tutti i soggetti interessati (cittadini e associazioni) di chiedere chiarimenti, discutere ed esprimere il proprio punto di vista.

Sarà un’occasione importante per mettere in atto il principio della partecipazione come metodo di governo – come previsto nelle Linee Programmatiche presentate nel 2007 dall’allora neo sindaco Marta Vincenzi – e soprattutto per realizzare un percorso di urbanistica partecipata molto esteso.

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L’intera gestione del dibattito pubblico è stata affidata ad una Commissione Indipendente, formata da esperti esterni al mondo genovese, nominata dal Comune in accordo con Autostrade per l’Italia: una scelta dettata dalla volontà di garantire la correttezza del dibattito, la rappresentazione di tutti i punti di vista e la massima trasparenza e completezza delle informazioni.

L’Ufficio Città Partecipata del Comune fornirà il proprio supporto al dibattito. Nato nel 2007, l’Ufficio si occupa di fornire l’informazione più ampia e trasparente sui progetti di trasformazione urbanistica in atto o in via di sviluppo, di attivare il dibattito pubblico e di promuovere strumenti e percorsi di partecipazione dei cittadini.
Per farlo utilizza, tra l’altro, il sito web dell’Urban Center, on line dal giugno scorso (per ora è uno spazio esclusivamente virtuale, ma in futuro diventerà anche uno spazio fisico), e opera in coordinamento con l’Urban Lab, la struttura tecnica del Comune, ideata da Renzo Piano, che studia la trasformazione urbanistica della città, fornisce e presenta contenuti e progetti, esamina dal punto di vista tecnico le istanze emerse dai percorsi di partecipazione attivati dall’Ufficio Città Partecipata.
La delega per il dibattito pubblico è stata assegnata all’assessore allo Sviluppo all’Innovazione e dei Saperi, e alla Cultura, Andrea Ranieri.

I cinque tracciati proposti da Autostrade per l’Italia sono stati già pubblicati sul sito dell’Urban Center, in una sezione che sarà sempre aggiornata nel corso del dibattito, e saranno visibili individualmente nella cartografia interattiva del sito, in modo da averne una maggiore chiarezza di lettura per poterne individuare le criticità.
I cittadini potranno fare domande ed esprimere pareri sia attraverso il sito, che soprattutto nel corso di incontri pubblici, organizzati dalla Commissione Indipendente in diversi quartieri di Genova; incontri ai quali parteciperanno anche i rappresentanti di Autostrade per l’Italia. Diverse le tipologie previste: incontri di presentazione del progetto; incontri per approfondire singoli temi, come l’impatto dell’opera sulle abitazioni o lo smaltimento del materiale estratto dalle gallerie; un incontro conclusivo per fare il punto su quanto emerso.

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“L’esperienza relativa al dibattito pubblico su un progetto di tale importanza strategica – ci dice la responsabile dell’Ufficio Città Partecipata, Eleonora Parlagreco – rappresenta il segnale concreto della volontà dell’Ente di aprire la città a una stagione di democrazia nelle decisioni che non ha precedenti a livello nazionale e potrebbe diventare il modello innovativo per la partecipazione utilizzabile in molte realtà urbane”.

Tutti gli incontri saranno presieduti e gestiti dalla Commissione Indipendente, i cui resoconti saranno pubblicati sul sito dell’Urban Center. La Commissione, alla fine del dibattito, presenterà un rapporto, in cui non si pronuncerà sul merito del progetto, ma illustrerà le criticità e gli argomenti emersi nel corso degli incontri. Su questa base, Autostrade per l’Italia potrà fare le proprie scelte (quale dei tracciati scegliere, quali eventuali modifiche scaturite dal dibattito pubblico apportare) e dovrà motivarle pubblicamente. A quel punto partirà la procedura prevista per le opere infrastrutturali strategiche: tra elaborazione ed approvazione del progetto preliminare, elaborazione, valutazione ed approvazione del progetto definitivo, appalti e apertura dei cantieri, dovrebbero passare altri due o tre anni.

Insomma, la decisione finale sull’opera resta comunque nelle mani degli organi competenti, perchè, come sottolinea Anna Iole Corsi, direttore di Urban Lab: “Esistono delle linee strategiche che attengono alla scelta politica dell’amministrazione, che superano le singole realtà locali e che possono essere comunicate e partecipate a livello esclusivamente politico: per esempio lo sviluppo della città in senso portuale, o grossi problemi infrastrutturali di tipo urbano. Ci sono, invece, delle scelte più calate sulla realtà locale, sulle quali le decisioni dei cittadini possono influire moltissimo, come un’iniziativa di ristrutturazione in un determinato quartiere; in questo caso, il Municipio diventa l’organismo fondamentale nel recepire le istanze dei cittadini, organizzarle e riferirle al Comune. La decisione se fare o non fare una nuova autostrada attiene a una scelta strategica, direi quasi a livello nazionale. Con i cittadini, però, si possono discutere gli impatti dell’opera e, quindi, le scelte conseguenti. Privilegiare nei progetti un aspetto piuttosto che un altro, per esempio l’aspetto funzionale piuttosto che quello dei costi o quello della salvaguardia degli insediamenti esistenti, porta a fare scelte molto diverse. Dal dibattito pubblico si può far emergere l’aspetto a cui i cittadini tengono di più e l’amministrazione può regolare di conseguenza le proprie scelte”.

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La partecipazione può avere, quindi, varie declinazioni. Ma ci sono alcuni elementi da cui non può prescindere, come ci ha spiegato in una recente intervista Giovanni Allegretti, architetto, attualmente ricercatore senior presso il Centro di Studi Sociali della Facoltà di Economia – Università di Coimbra. Uno di questi elementi è il fatto di non aver compiuto già tutte le scelte, che ci sia quindi un margine di discussione, anche se poi la scelta strategica in sè viene fatta a monte. Un altro fattore fondamentale è dare un feedback, perchè chi entra in un processo di democrazia partecipativa si attende delle risposte e un riscontro effettivo alle richieste e alle osservazioni sollevate (anche nel caso in cui queste non vengano recepite, l’importante è motivare le decisioni).

L’iniziativa sulla Gronda di Genova sembra accettare questa sfida. Una sfida fondamentale per un’opera strategica, perchè, come sottolinea Allegretti nella stessa intervista, sviluppare un dibattito pubblico prima della realizzazione di una grande opera, spiegando ai cittadini le compensazioni previste, il meccanismo, i vantaggi, serve a indirizzare le critiche in senso costruttivo: “L’opposizione a un’opera è composta di nuclei diversi: ci sono quelli che sono avversi alla cosa in sè, perché hanno una filosofia di sviluppo completamente diversa, e resteranno sempre critici; ci sono quelli che protestano per interesse privato; ma c’è anche chi protesta perché vuole prima capire bene cosa sta accadendo. Fare processi trasparenti significa decomporre le masse critiche, affinché siano critiche a ragione”.

 

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