La resa delle Province. Benefici e rischi connessi alla loro abolizione/trasformazione
Si riuniscono il 5 e 6 dicembre a Roma le Province italiane, nell’annuale Assemblea nazionale dell’UPI – Unione delle Province italiane. Con l’occasione pubblichiamo con piacere e interesse il contributo di Nicola Melideo che qui ci introduce ad un importante documento di cui egli stesso è stato curatore “La resa delle Province. Benefici e rischi connessi alla abolizione/trasformazione delle Province. Scenari probabili, soluzioni possibili”. Il documento integrale è scaricabile, previa registrazione, su gogol.it.
6 Dicembre 2011
Nicola Melideo
Si riuniscono il 5 e 6 dicembre a Roma le Province italiane, nell’annuale Assemblea nazionale dell’UPI – Unione delle Province italiane. Con l’occasione pubblichiamo con piacere e interesse il contributo di Nicola Melideo che qui ci introduce ad un importante documento di cui egli stesso è stato curatore “La resa delle Province. Benefici e rischi connessi alla abolizione/trasformazione delle Province. Scenari probabili, soluzioni possibili”. Il documento integrale è scaricabile, previa registrazione, su gogol.it.
L’abolizione le Province viene sostenuta con l’obiettivo di contenere la proliferazione di un ceto politico non necessario e dare, così, una prima significativa sforbiciata ai “costi della politica” e alla spesa improduttiva della Pubblica Amministrazione. Patologie queste – sprechi e inefficienza della PA – che per varie ragioni hanno finito per essere attribuite in via emblematica alle Province.
Il dibattito sulle Province, sviluppatosi per lo più a colpi di interviste e dichiarazioni sui giornali, in modo inevitabilmente approssimativo, è pervenuto con grande faciloneria a quantificare i benefici economici derivabili dalla soppressione delle Province. Si è così passati da sgangherate tesi, secondo le quali sopprimendo le Province si risparmierebbero 15 miliardi di Euro l’anno, ad altre che assicurano un possibile risparmio certo di almeno 5 miliardi di Euro. Più recentemente, la CGIA di Mestre ha sostenuto che sopprimendo le Province si risparmierebbero, quanto meno nel breve periodo, poco più di mezzo miliardo di Euro l’anno.
Quali sono, dunque, gli effettivi benefici conseguibili da una soppressione delle Province?
L’obiettivo del lavoro che Gogol.it pubblica (qui) è quello di riflettere, con l’ausilio di alcuni dati, sulle implicazioni che la cancellazione delle Province comporterebbe; e, dall’altro, di prefigurare i vantaggi che si potrebbero ottenere nell’ipotesi di un ridisegno radicale delle Province ad opera, tuttavia, di normativo statuale, rivedendone il profilo istituzionale, il numero, le funzioni, il sistema di governo, le fonti di finanziamento e i criteri di valutazione delle prestazioni.
Si tratta, comunque, di un lavoro parziale e incompleto. Gli argomenti da affrontare sono numerosi, e tutti ugualmente meritevoli di essere approfonditi in modo serio e competente. Se ne citano solo alcuni, sotto forma di interrogativi:
- Le Province, intese come “macchine amministrative” a prescindere dall’impiego che oggi se ne fa, sono “tecnicamente” affidabili e, quindi, convenientemente ri-utilizzabili?
- E’ saggio prospettare nuove configurazioni istituzionali, come, ad esempio, le “mega-Unioni di Comuni” che operino in luogo delle attuali Province in un contesto nel quale nemmeno le “piccole-Unioni” hanno consolidato modelli di cooperazione intercomunale accettabili e consolidati?
- In considerazione delle norme che obbligano tutti i Comuni sotto i 5.000 abitanti a convergere verso Unioni di Comuni e dell’evidente esigenza di disporre di servizi associati su “doppia scala”, cioè a dire su piccola scala (condivisione di funzioni o servizi da parte di pochi Comuni e su territori limitati) e su grande scala (condivisione di funzioni e servizi su scala che si potrebbe far coincidere con quella provinciale), può aver senso considerare la Provincia come uno strumento per le gestioni comunali associate (obbligatorie) di area vasta?
- Le Regioni che hanno delegato proprie funzioni alle Province (sviluppo economico, gestione del territorio, formazione professionale, trasporti, etc..) hanno conseguito risultati migliori o peggiori rispetto alle altre Regioni?
- La dirigenza attualmente impegnata nelle Province che gestisce non di rado processi amministrativi caratterizzati da contenuti tecnico-progettuali di profilo elevato, può essere utilmente valorizzata a beneficio dei Comuni del territorio e, se si, attraverso quali soluzioni organizzativo-gestionali?
- Esiste il bisogno di razionalizzare attorno ad una istituzione provinciale uniforme sul territorio nazionale, la variegata presenza di Enti intermedi (Associazioni intercomunali, Unioni di Comuni, Comunità Montane, Consorzi, etc..) e di società controllate/partecipate dagli Enti locali?
Il lavoro che si presenta si sviluppa a partire da risposte a queste come ad altre domande sul senso attuale e sul possibile impiego futuro delle Province, senza mai perdere di vista il criterio dei costi/benefici quale base delle analisi svolte, e suggerendo di non perdere comunque di vista una prospettiva “nazionale” disegno delle “nuove Province”.