ECORegion: le politiche “green” passano anche dalla Rete
Gli enti locali e in particolare i Comuni svolgono un ruolo di primo piano nelle politiche per la riduzione delle emissioni di CO2. Un software on line li aiuta a capire come limitare i consumi energetici, favorendo la creazione di community per preparare bilanci cumulativi e confrontare le esperienze.
29 Marzo 2011
Michela Stentella
Gli enti locali e in particolare i Comuni svolgono un ruolo di primo piano nelle politiche per la riduzione delle emissioni di CO2. Un software on line li aiuta a capire come limitare i consumi energetici, favorendo la creazione di community per preparare bilanci cumulativi e confrontare le esperienze.
Il primo passo per tagliare le emissioni di CO2 è calcolare il consumo totale per ogni territorio e capire quali sono le fonti e i settori che pesano di più. ECORegion è un software on line che serve proprio a questo: aiutare gli enti locali, e in particolare i Comuni grandi e piccoli, a redigere un bilancio di energia e di emissioni di carbonio e poi ad impostare, su questa base, una politica energetica e climatica locale. Sviluppato in Svizzera, poi introdotto in Germania, dall’aprile 2010 questo software è on-line anche nel nostro Paese. A un anno dalla sua introduzione abbiamo fatto il punto con Karl-Ludwig Schibel, coordinatore di Alleanza per il Clima Italia onlus, il coordinamento italiano di Climate Alliance, una rete europea di 1700 enti locali e territoriali attiva dal 1990, i cui membri si impegnano a ridurre le emissioni di CO2 del 10% ogni cinque anni.
“Con ECORegion ogni ente locale può quantificare il proprio 100% di emissioni di partenza (baseline emission inventory – la linea base delle emissioni), un dato fondamentale per impostare una politica programmata di interventi che comportino riduzioni delle emissioni nei vari settori di consumo energetico – ci spiega Karl-Ludwig Schibel –. In Italia ECORegion è stato adottato da un gruppo pilota di cui fanno parte la Regione Emilia-Romagna, le province di Ancona e Roma e i comuni di Bolzano, Genova, Jesi, Modena, Reggio Emilia e Schio. L’ambizione è crescere ancora: oggi in Svizzera tutti i cantoni e un’ottantina di comuni usano ECORegion, in Germania sono circa 700 i comuni coinvolti, mentre in Italia attualmente sono circa 30”.
“Questo strumento assume una particolare importanza nel contesto del Patto dei Sindaci, un’iniziativa della Commissione europea che comporta per gli enti locali aderenti l’impegno a ridurre del 20% le emissioni di CO2 entro il 2020. Nel luglio scorso la Commissione europea ha riconosciuto ECORegion come software efficace ed idoneo alla compilazione degli inventari di energia e CO2 per la redazione del Piano di Azione Energia sostenibile (Sustainable Energy Action Plan – SEAP). In Italia sono 950 i Comuni che hanno aderito al Patto dei Sindaci”.
Perché un software on line per calcolare le emissioni
“L’uso di strumenti informatici per elaborare i bilanci di CO2 non è una novità – sottolinea Karl-Ludwig Schibel -. Rispetto ad altri strumenti, le qualità di ECORegion sono la semplicità d’uso, per cui può essere gestito direttamente dagli enti locali risparmiando su costose consulenze esterne, e il fatto che permette di ottenere bilanci non solo metodologicamente corretti, ma anche paragonabili tra loro e con altre realtà italiane ed europee e di facile aggiornamento periodico. Questo consente di dare continuità alle politiche per la riduzione delle emissioni: non basta l’azione sporadica di un singolo assessore ‘illuminato’, che resta isolata come una cattedrale nel deserto, ma serve un monitoraggio continuo se si vuole partecipare al programma della Commissione europea, che presuppone un impegno decennale. Ma la vera innovazione di ECORegion è che si possono creare delle community, che raggruppano una provincia o una regione e i relativi comuni, e si possono fare bilanci cumulativi, guardare i valori medi, confrontare le esperienze. La politica e le azioni per la riduzione delle emissioni devono diventare una variabile guida nelle amministrazioni pubbliche, coinvolgendo non solo l’Assessorato all’ambiente, ma anche settori quali mobilità, urbanistica, energia, e così via. Si deve avere una visione globale, altrimenti non si farà molta strada”.
Il software in pratica
Attraverso il software ECORegion le amministrazioni immettono i dati dei propri consumi energetici divisi per settori, da qui stilano il bilancio di CO2 e quindi programmano le azioni e gli interventi da mettere in campo per ridurre del 20% il livello di emissioni inquinanti. ECORegion, inoltre, consente di avere a disposizione on-line un database di consumi delle piccole e grandi realtà territoriali, uno strumento unico e prezioso nel suo genere, piattaforma di partenza per la catalogazione e la sistematizzazione dei dati inerenti i consumi e la dispersione di CO2 nell’ambiente. Informazioni cruciali nel processo di creazione di città “low carbon”, contesti territoriali che abbiano un basso impatto ambientale nello svolgimento di tutte le attività e nell’erogazione di tutti i servizi ai cittadini.
Ridurre le emissioni: una strada obbligata
Il tema è di stretta attualità: la dipendenza dal petrolio e i rapporti spesso precari con i Paesi fornitori (gli ultimi avvenimenti in Libia ne sono solo un esempio) e la discussione sul nucleare, seguita alla tragedia giapponese, si affiancano in Italia alle recenti polemiche sul ridimensionamento del sistema di incentivi alle energie rinnovabili.
“Dobbiamo cominciare a lavorare per ridurre la dipendenza dalle fonti fossili – sottolinea Karl-Ludwig Schibel -. I centri urbani contribuiscono al 60/70% delle emissioni di gas serra a livello locale, quindi dobbiamo impegnarci per fare di più, soprattutto nei paesi ricchi. Questa, che è sempre stata la posizione di Alleanza per il Clima, ora coincide con quella della Commissione europea. Il primo passo è la riduzione del 20% delle emissioni entro il 2020. Poi ci sono Paesi che vogliono andare ancora più avanti: la Germania entro il 2020 vorrebbe arrivare al 30, anche 40 per cento; la Svezia vuole diventare carbon free entro il 2030. Ma naturalmente si tratta di processi complessi e un ruolo centrale è svolto proprio dagli enti locali. Negli ultimi anni si è sviluppata una certa consapevolezza a livello locale anche in Italia (penso ad esempio a Comuni come Bolzano, Modena, Reggio Emilia, Genova, Bologna, ma anche alle province di Milano e Roma), mentre la politica nazionale in questo momento non è particolarmente favorevole. Ci sono anche meno soldi e, quindi, meno spazi per agire”.
“Alla nostra prossima conferenza europea, che si terrà a Monaco di Baviera a inizio maggio, si parlerà proprio di ‘come proteggere il clima con le casse vuote’. Bisogna capire che queste attività costano ma possono anche dare un impulso al tessuto economico locale: fare efficienza energetica non significa solo spegnere la luce ma anche creare posti di lavoro. Inoltre si possono innescare modelli di finanziamento come il partenariato pubblico-privato o il project financing. È vero che gli enti locali per molti aspetti dipendono dai governi regionali e nazionali ma, soprattutto se hanno come alleata l’Europa, il governo centrale non può ignorare le loro richieste. In Germania, ad esempio, il conto energia è stato sperimentato prima a livello comunale e poi è stato ripreso dal governo nazionale e diffuso a livello europeo”.
Questione di scelte
Per chiudere, Karl-Ludwig Schibel cita un recente rapporto sulla green economy realizzato dall’Unep, l’Agenzia ambientale delle Nazioni Unite. Il Rapporto sottolinea l’allocazione sbagliata dei capitali negli ultimi due decenni e lancia un messaggio molto chiaro: se solo una parte di quello che si paga per sostenere l’industria dei carburanti fossili fosse rivolto a finanziare le energie rinnovabili saremmo già molto avanti. È una questione di scelte: non si può parlare di green economy e poi finanziare solo la brown economy.