ICT e Beni culturali…Si traccia la rotta camminando!
A TECHA 2008, il forum internazionale sulle tecnologie applicate ai beni culturali, si è parlato delle opportunità che la ricerca tecnologica offre per la salvaguardia del patrimonio culturale. Vediamo, in particolare, le attività del CNR dal 1992 ad oggi.
18 Marzo 2008
A TECHA 2008, il forum internazionale sulle tecnologie applicate ai beni culturali, si è parlato delle opportunità che la ricerca tecnologica offre per la salvaguardia del patrimonio culturale. Vediamo, in particolare, le attività del CNR dal 1992 ad oggi.
Tecnologie materiali, fatte di prodotti, strumenti, processi, ma anche tecnologie immateriali fatte di sistemi, reti e servizi, ovunque applicate e sperimentate aprono la strada a scenari che presentano importanti implicazioni per l’intero universo dell’ambiente costruito e della società civile. Non si sottrae a questa logica il patrimonio culturale, per il quale le ICT forniscono conoscenze più mature ne migliorano la gestione e ne facilitano l’accesso agli utenti.
Se ne è parlato a TECHA 2008, il forum internazionale sulle tecnologie applicate ai beni culturali. Lo scopo è stato quello di far emergere quanto di meglio la ricerca offre per la salvaguardia del patrimonio culturale: dalla diagnostica al monitoraggio, dai nuovi materiali e alle metodologie di intervento sostenibili, dall’informatica alle tecnologie sostenibili. Su questo ventaglio di prodotti, 500 incontri di lavoro hanno permesso ai ricercatori di incontrare il mercato e viceversa.
Il CNR ha coordinato, in particolare, il workshop del 10 marzo dal titolo "Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione per i beni culturali", contribuendo a favorire l’idea di bene culturale come asset strategico da valorizzare nel quadro delle strategie di sviluppo economico e territoriale.
Il progetto CNR
…si traccia la rotta camminando. Questa immagine poetica, tratta da "El Cantar de los Cantares" di Luis Alonso Schökel descrive in modo essenziale il lungo percorso di relazione, sinergia, collaborazione che dal 1992 interessa due mondi all’inizio molto distanti tra di loro per obiettivi, strumenti, metodologie operative e che finiscono oggi, invece, per realizzare alcuni tra i più interessanti casi di interazione e crescita reciproca: le tecnologie ICT e lo studio dei Beni Culturali.
Tre momenti fondamentali:
1992 – 2000. Le immagini come strumento di conoscenza
A partire dal 1992 l’uso sempre più diffuso e quasi di massa della grafica e della elaborazione delle immagini, comincia a porre la necessità di unificare il dibattito attorno agli aspetti metodologici dell’analisi e della sintesi di immagini e di affrontare con maggiore coordinamento la ricerca in questi campi dell’informatica.
Il Comitato Nazionale per la Scienza e la Tecnologia dell’Informazione del CNR propone negli anni ’90 queste problematiche in due successivi progetti: il progetto strategico "Conoscenza per Immagini: un’applicazione ai Beni Culturali" e il progetto MURST 5% "Multimedialità: un’applicazione ai Beni Culturali". La sfida scientifica di questi progetti è stata quella di approfondire e migliorare i metodi di elaborazione e interazione con immagini multidimensionali relative a Beni Culturali, sia per crearle e visualizzarle, sia per analizzarle, interpretarle e modificarle, sia per codificarle e, infine, per archiviarle e trasmetterle. Perseguire questo obiettivo apre la strada verso utilizzi dei sistemi di elaborazione che fanno dell’immagine un vero e proprio strumento di conoscenza, una conoscenza non solo osservativa, ma attiva, proprio in virtù della capacità di interagire esplorando le forme e gli spazi astratti, o virtuali, raffigurati. Per poter verificare e validare gli strumenti metodologici sviluppati nel Progetto Strategico, è stata scelta un’area di interesse culturale e strategico per il Paese: l’area individuata si colloca nel campo della tutela, del recupero e della fruizione dei Beni Culturali. Hanno partecipato al Progetto 12 Unità Operative alle quali ha collaborato la maggior parte degli esperti italiani competenti nei settori dell’analisi e della sintesi di immagini: matematici, informatici, fisici, ma anche chimici, ingegneri ed esperti dei Beni Culturali. I risultati che il Progetto ha prodotto comprendono, oltre ad approfondimenti metodologici relativi ad ambienti integrati per l’analisi e la sintesi di immagini, la realizzazione di software per stazioni multimediali adatte allo studio e alla simulazione di processi basati sul trattamento, la rappresentazione di immagini e la definizione di archivi di dati multimediali accessibili via rete, relativi a uno specifico caso di studio.
2000 – 2007. L’approccio dell’utilizzo delle immagini come strumento di conoscenza dà i suoi primi frutti.
Fondamentale il lavoro del consorzio pubblico-privato SIINDA, operativo tra il 2000 e il 2005 per il coordinamento e la realizzazione del progetto di ricerca "Ricerche e sviluppi di Sistemi Innovativi di Indagine e Diagnosi Assistita". Il consorzio nasce dal comune interesse di ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche che fanno riferimento all’Istituto per le applicazioni del calcolo (Iac), Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali (Itabc), Istituto di elettronica e di ingegneria dell’informazione e delle telecomunicazioni (Ieiit), in collaborazione con la Regione Valle d’Aosta, Politecnico di Milano e le aziende Menci sw, Foart e CM sistemi. Sul territorio, il sistema è sperimentato sul Teatro Romano d’Aosta, del quale SIINDA ha acquisito e integrato tutte le informazioni possibili, dimostrandosi un valido alleato della Soprintendenza locale per la manutenzione del monumento, antichissimo e risalente all’inizio del I secolo d.C.
Il risultato è un sistema integrato di conoscenza, fatto di specifiche componenti hardware e software interagenti al fine di supportare l’esperto nello studio di un fenomeno complesso, quale quello relativo all’analisi dello stato di conservazione di un monumento. Questo sistema integrato per il supporto alla diagnosi dello stato di salute di un manufatto scruta, fiuta, analizza monumenti, opere d’arte e beni culturali, dando così la possibilità agli scienziati di procedere con corrette opere di conservazione di patrimoni dl valore storico ineguagliabile.
Dalla diagnosi al restauro digitale: vengono sperimentate metodologie per condurre in modo semi-automatico il restauro digitale di immagini di interesse archeologico o monumentale. A differenza di quanto sperimentato con il sistema SIINDA, nel restauro digitale non si procede ad una diagnosi del reale, ma dell’immagine del reale. Così, a livello immagine, si comincia con un riconoscimento del difetto tramite analisi di colore e forma, tracking locale di un insieme di parametri; si procede al restauro tramite filtri e interpolatori non lineari, modelli additivo/moltiplicativi, modelli di diffrazione della luce, etc.; si conclude con la valutazione delle cause fisico-chimiche del degrado e dei fenomeni che ne governano la percezione.
Non solo applicazione, ma trasferimento: si apre la strada verso la partecipazione sul territorio del know how acquisito in materia. Due momenti importanti: la ricerca e il suo risultato come contenuto di formazione specialistica, in tecnologie e metodi per il restauro del patrimonio culturale. E l’"esportazione" dell’expertise dimostrato alla "Primavera italiana in Giappone", per presentare al pubblico giapponese l’Italia contemporanea valorizzandone gli aspetti di eccellenza nel complesso disciplinare e integrato delle discipline umanistiche e scientifiche.
Dal 2007….La tecnologie dell’informazione e della comunicazione e l’insieme delle metodologie che le caratterizzano aprono la strada verso un obiettivo più ambizioso: un approccio sistemico finalizzato alla gestione del ciclo di processi (dalla conoscenza alla fruizione) del Patrimonio Culturale di un Territorio. Il Dipartimento Patrimonio Culturale del CNR propone una visione nella quale i due mondi si integrano e vicendevolmente sono in grado di arricchirsi … si traccia la rotta camminando.