Nuove reti, tre fasi per il buon modello d’azione pubblico

Home PA Digitale Nuove reti, tre fasi per il buon modello d’azione pubblico

Nell’esperienza di EY questo modello
di “sollecitazione” alla realizzazione di reti a banda ultralarga ha portato in
alcuni casi al cablaggio delle aree produttive analizzate, in altri ha ottenuto
il coinvolgimento di importanti operatori di telecomunicazioni

12 Gennaio 2016

S

Silvestro Demarinis e Roberto Mastropasqua, EY

Se l’Italia è in ritardo nella diffusione della banda ultra larga di rete fissa, le azioni per colmare questo gap non devono concentrarsi solo nelle aree più interessanti dal punto di vista del mercato (le aree urbane più densamente popolate) ma devono riguardare anche le zone nelle quali gli investimenti promettono ritorni meno certi e/o a più lunga scadenza, a cominciare dalle numerosissime aree produttive, commerciali e industriali, di cui è costellata l’Italia, al fine di consentire quel processo di “digital transformation” delle PMI italiane dal quale dipende una parte importante della ripresa della loro competitività e quindi della nostra economia.

Per raggiungere questo obiettivo è necessario coinvolgere l’intero ecosistema degli stakeholder che intervengono, a vario titolo, nei progetti di cablaggio del territorio, a cominciare dal MISE e dalle società di scopo che, a livello nazionale e locale, si occupano di infrastrutturazione. Focalizzandosi sugli interventi da realizzare nelle aree produttive, dall’esperienza che negli ultimi anni EY ha sviluppato per facilitare lo sviluppo di reti ultrabroadband in zone industriali e commerciali, emerge con evidenza che il processo di sviluppo di reti e servizi a banda ultralarga in tali aree deve passare attraverso un percorso che riesca ad attivare sia chi governa il territorio, sia chi deve realizzare le infrastrutture e erogare i servizi, sia le aziende utenti e di chi le rappresenta sul territorio, ovvero le associazioni di categoria.

Questi soggetti intervengono con diversi ruoli e responsabilità nelle varie fasi nelle quali si sviluppa il processo infrastrutturale:

  • innanzitutto, la fase della conoscenza, che comporta l’analisi del territorio dal punto di vista dell’incrocio tra le infrastrutture di rete disponibili (fisse, mobili, wireless), delle prestazioni effettivamente fruibili e delle caratteristiche degli insediamenti produttivi. Questa fase, promossa dalle associazioni delle imprese ( in particolare le Camere di commercio) e gli stakeholders politici locali, permette di individuare le aree produttive più critiche, ovvero quelle nelle quali il gap tra domanda e offerta di banda larga e ultralarga è più sensibile, e stabilire quindi le priorità di intervento;
  • la seconda fase è quella del coinvolgimento, sia del tessuto politico ed economico locale, perché prenda atto dei gap da colmare, sia degli operatori ICT, perché vengano selezionate le aree nelle quali intervenire, sia infine delle aziende utenti, perché siano informate dei benefici che possono trarre dall’utilizzo delle reti a banda ultralarga e delle applicazioni e servizi (es. eCommerce, Cloud Computing) che grazie ad esse si rendono disponibili, e perché garantiscano (attraverso la pre-adesione ai servizi a banda ultralarga che si renderanno disponibili) uno zoccolo duro di domanda che incentivi gli operatori ICT a intervenire;
  • infine, la terza fase è quella dell’execution: una volta ottenuto l’interesse di operatori ICT e aziende utenti a favore del progetto di sviluppo delle reti e dei servizi a banda ultralarga, si passa alla definizione degli eventuali interventi di co-finanziamento delle infrastrutture, alla pubblicazione dei bandi di gara per le reti da realizzare, da una parte, e alla definizione degli incentivi alle aziende utenti che aderiranno al progetto (ad esempio sotto forma di voucher).

Nell’esperienza di EY questo modello di “sollecitazione” alla realizzazione di reti a banda ultralarga ha portato in alcuni casi al cablaggio delle aree produttive analizzate, in altri ha ottenuto il coinvolgimento di importanti operatori di telecomunicazioni, che hanno inserito alcune delle aree sottoposte alla loro attenzione all’interno dei loro piani di infrastrutturazione del territorio. In tutti i casi si è tradotto in una maggiore conoscenza delle esigenze del territorio e in una maggiore consapevolezza, lato aziende utenti, delle opportunità derivanti dall’uso dell’ICT, ponendo quindi le basi per futuri sviluppi positivi della banda ultralarga.

Questo modello di azione mantiene la propria validità anche nel caso che si decida per un modello di intervento diretto nel quale le infrastrutture vengano realizzate dalla “mano pubblica” e poi rese disponibili agli operatori che dovranno erogare i servizi a banda ultralarga. Un modello di questo tipo darebbe uno slancio molto importante alla diffusione della infrastrutture a banda ultralarga nelle aree meno favorite. Nonostante ciò, per affrontare due snodi cruciali del percorso di realizzazione di tali iniziative, ovvero la definizione delle priorità di intervento e il coinvolgimento delle aziende utenti finali dei servizi, sarebbe altrettanto importante valorizzarne la valenza territoriale e quindi attivare l’interazione con l’ecosistema sopra descritto. Ciò vale in particolare per sensibilizzare le aziende insediate nel territorio oggetto dell’intervento infrastrutturale. Il coinvolgimento “preventivo” dei potenziali utenti dei servizi a banda ultralarga è un passaggio essenziale per il successo dell’iniziativa: gli operatori che erogheranno il servizio sono infatti motivati a intervenire dalla consapevolezza di trovarsi di fronte a una domanda cosciente, informata e motivata ad utilizzare i servizi a banda ultralarga che saranno loro offerti.

Ciò rende gli stakeholders locali, a cominciare dalle associazioni di categoria (e quindi il sistema camerale e industriale), un soggetto chiave di questo processo di infrastrutturazione, in quanto conoscono il territorio, hanno un legame diretto con le aziende che vi sono insediate, istituzionalmente si occupano di formare le imprese (in particolare micro imprese e PMI) e hanno sviluppato da tempo strumenti di incentivazione (voucher ecc.) per aumentarne la propensione ad innovare e quindi ad essere competitivi nel proprio business.

Ma non è solo a livello locale che questo modello di intervento si applica. Né è un esempio la Regione Piemonte che per supportare la strategia di evoluzione del proprio Piano per la Banda Larga e Ultralarga, e più precisamente per individuare le aree a priorità di intervento e le azioni pubbliche e private che dovranno essere realizzate, ha commissionato a EY e Torino Wireless un’analisi del territorio piemontese (e in particolare delle aree produttive), articolata in tre macro filoni:

  • la mappatura del territorio dal punto di vista della copertura attuale e futura di reti a banda larga e ultralarga, realizzata attraverso il coinvolgimento degli operatori di telecomunicazioni, ISP e WISP presenti sul territorio;
  • l’individuazione delle infrastrutture civili riutilizzabili al fine dello sviluppo delle reti a banda larga e ultralarga, realizzata con il coinvolgimento dei Comuni, delle aziende municipalizzate e di tutti i soggetti, pubblici e privati, dotati di infrastrutture potenzialmente adatte a questo scopo;
  • l’analisi dei bisogni delle aziende piemontesi in termini di utilizzo di applicazioni e servizi ICT, per individuare le esigenze di banda per cluster di utenti-tipo e contribuire a stimare il gap tra domanda e offerta di servizi a banda larga e ultralarga nelle singole aree produttive piemontesi, realizzata attraverso un’indagine diretta su un campione di oltre 2500 imprese.

Questa analisi ha permesso di affrontare in modo esaustivo tutti gli aspetti che rientrano nella fase della “conoscenza del territorio”, e ha generato, tra l’altro, un modello in grado di prioritizzare le aree analizzate in funzione dell’importanza attribuita a una serie di variabili di varia natura, relative alle caratteristiche degli insediamenti produttivi, al “gap di banda” per singola zona, alle caratteristiche degli insediamenti abitativi cui le aree produttive afferiscono e a fattori legati alla gestione del territorio, quali l’appartenenza ad aree di particolare importanza nel contesto regionale, la presenza di punti di interesse pubblico ecc.

Per quanto la selezione finale delle aree su cui la Regione deciderà di intervenire sarà il risultato sia delle elaborazioni di tale modello che di valutazioni economiche e politiche, la disponibilità di uno strumento di analisi approfondito del territorio, sotto tutti gli aspetti che rientrano nelle decisioni di intervento infrastrutturale, è un punto di partenza fondamentale per una corretta strategia di pianificazione degli investimenti per la realizzazione delle reti a banda larga e ultralarga.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!