Datacenter, ma quale razionalizzazione? “Riprendere un progetto interrotto”
Lombardia Informatica ha messo a disposizione di altri Enti Regionali la propria infrastruttura ICT per realizzare distinti Virtual Data Center, consentendo loro di dismettere le proprie infrastrutture hardware e facility. La piattaforma Cloud è stata proposta anche in ambito Aziende Sanitarie proponendo la fornitura dei servizi infrastrutturali in modalità as a service
10 Marzo 2016
Daniele Crespi, Lombardia informatica
Il tema del consolidamento dei Data Center della Pubblica Amministrazione italiana è un po’ come un fiume carsico: ogni tanto si inabissa e sparisce sottoterra. Ma non è che non esiste più. Prima o poi ritorna alla nostra vista a ricordarci che concretamente esiste. Vale la pena tentare di ricostruire la storia per sommi capi.
Quando alla guida di AgID c’era Agostino Ragosa (gennaio 2013 – maggio 2014) il consolidamento dei Data Center diventò uno dei progetti prioritari, tanto che venne previsto dall’articolo 33-‐septies del D.L. 179 la realizzazione di un censimento, l’emanazione di Linee Guida e l’adozione del “Piano triennale di razionalizzazione dei CED della Pubblica Amministrazione, aggiornato annualmente”.
AgID commissionò a FUB (Fondazione Ugo Bordoni) la realizzazione del censimento e questo vide la luce nell’estate del 2013 , ma non mi pare ne fu diffusa una versione integrale. Anche se è una fotografia un po datata forse non sarebbe male che fosse pubblicata integralmente; sarebbe una bella operazione di trasparenza ed aprirebbe gli occhi sulla realtà. Non penso si possano opporre ragioni di sicurezza perché conoscendola so che non contiene alcuna informazione utile a qualsiasi malintenzionato, ma solo dati statistici (età di costruzione, mq occupati, numero dei rack, etc).
Anche le Linee Guida sono state scritte e si possono trovare nella pagina di AgiD dedicata alla Razionalizzazione del patrimonio ICT delle PA , e contiene l’analisi della situazione e dei possibili risultati ottenibili in termini di efficienza e risparmi economici.
Ma ci siamo persi il Piano triennale e gli aggiornamenti annuali. Il Piano triennale non è mai stato fatto; è passato di moda ed è finito nel dimenticatoio.
Recentemente, nella bozza di riforma del CAD è stato tolto anche l’obbligo di definire il Piano di Continuità Operativa e di Disaster Recovery. Diversi ne hanno scritto, basta dare un’occhiata al Dossier Speciale CAD su ForumPA , mi limito a dire che obbligare allo stesso modo il Ministero dell’Economia ed il Comune di Pedesina (SO) che ha 36 abitanti forse non era giusto, ma neanche esentarli entrambi!
Io mi sentirei più sicuro sei i miei dati importanti fossero protetti anche a fronte di eventi catastrofici. Non vorrei sentirmi dire un giorno che non mi possono dare la pensione perché un incendio ha cancellato tutti i dati dei miei contributi. Di sicuro l’INPS un Disaster Recovery ce l’ha, ma quanti altri enti che erogano servizi critici ce l’hanno? E se viene un terremoto e il mio comune non è più in grado di farmi un certificato che mi occorre per intraprendere un’attività chi mi risarcisce?
Queste sono le legittime preoccupazioni dei cittadini e delle imprese, che noi che lavoriamo nell’ICT della PA dobbiamo tenere nella giusta considerazione. L’ICT è ormai pervasiva in ogni aspetto della vita delle persone e non possiamo permetterci di dare disservizi o peggio perdere dati in contesti sempre maggiori.
Venendo alle vicende che conosco più da vicino, ovvero a Regione Lombardia e a Lombardia informatica, posso dire che sono aspetti che da diversi anni ci vedono impegnati seriamente.
Il progetto di Sanità Elettronica (SISS) fin da quando è stato progettato aveva tra i requisiti il Disaster Recovery e per raggiungere la piena continuità operativa per i servizi mission critical di Regione Lombardia, nel 2012 è stato realizzato il nuovo data center di via Taramelli perseguendo i requisiti progettuali compatibili con la classificazione Tier IV.
Per dare l’idea delle dimensioni infrastrutturali ormai raggiunte possiamo indicare alcuni dati: 2 Data Center, oltre 2400 tra server fisici e virtuali (con un livello di virtualizzazione che supera il 72%), circa 50 TByte di RAM installata, oltre 800 apparati di rete e sicurezza, 1 Petabyte di dati attivi su quattro sistemi storage di due tecnologie differenti di fascia Enterprise.
Tutto ciò per gestire circa 200 milioni di transazioni utente al mese, in crescita anche grazie ai nuovi servizi di dematerializzazione della ricetta elettronica. Per ottimizzare i costi operativi della gestione e delle infrastrutture, Lispa ha esternalizzato con gara Lombardia Gestione, i servizi operativi del Data Center, mantenendo le funzioni di governo e indirizzo strategico delle evoluzioni tecnologiche.
L’adozione massiva delle soluzioni di virtualizzazione e la razionalizzazione delle capacità di calcolo hanno determinato ottimizzazioni significative dei costi operativi e rilasciato nuove capacità di calcolo e facilities.
Lombardia Informatica ha così messo a disposizione di altri Enti Regionali la propria infrastruttura ICT per realizzare distinti Virtual Data Center ospitati dai data center di Lispa, consentendo loro di dismettere le proprie infrastrutture hardware e facility. La piattaforma Cloud è stata proposta anche in ambito Aziende Sanitarie proponendo la fornitura dei servizi Infrastrutturali in modalità as a service (IAAS). Ad oggi hanno già aderito 6 aziende ed altre ne stanno valutando l’opportunità.Questa proposizione di razionalizzazione dei data Center regionali di Lispa è coerente con il piano Regionale di Razionalizzazione dei Data Center richiesto da AGID (di cui Lispa è stata parte attiva nell’impostazione e realizzazione), mettendo a fattor comune per le altre PAL regionali le proprie competenze e l’infrastruttura ospitata presso i 2 Data Center con una norma regionale (L.R. n.20 del 8 luglio 2015, art. 6).Nel corso del 2015 è stato anche attivato, attraverso un protocollo d’intesa con ANCI, il progetto Comuni Digitali che ha tra le sue linee di intervento anche la razionalizzazione dei Data Center degli EELL della lombardia. La realtà del territorio lombardo è particolarmente frazionata, basti pensare che i comuni sono oltre 1.500 e di questi più di 1.000 hanno meno di 5.000 abitanti.
La nostra speranza è che questi temi tornino di attualità, visti anche i recenti limiti imposti ai costi dell’ICT dall’ultima Legge di Stabilità. Se non si riducono i costi di esercizio non riusciremo ad avere le risorse per innovare i servizi e chi ne patirà, in ultima istanza, saranno i cittadini e le imprese.