Premio “Innova S@lute 2017”: focus sugli ambiti

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Premio Innova S@lute2017, è l’iniziativa di FPA, promossa con il supporto incondizionato di Teva Italia all’interno del Forum dell’innovazione per la Salute, finalizzata a raccogliere, selezionare e promuovere i migliori progetti innovativi per la Sanità inerenti 6 specifici ambiti. A partire da alcune soluzioni di eccellenza presentate nella prima edizione del Premio, cominciamo un breve viaggio tra gli ambiti del contest: amministrativo/gestionale; integrazione socio-sanitaria; innovazione nel campo clinico-sanitario

20 Luglio 2017

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Patrizia Fortunato

Siamo alla seconda edizione del Premio “Innova S@lute” e, nell’intenzione di portare alla luce le opportunità di innovazione che emergono dai territori e diffondere la cultura delle eccellenze nella sanità, esponiamo quanto rilevato dagli ideatori delle soluzioni presentate nella prima edizione del Premio.

Esploriamo attraverso questi progetti tre degli ambiti entro i quali candidarsi – “Amministrativo/gestionale”, “Integrazione socio-sanitaria”, “Innovazione nel campo clinico-sanitario”– per coprire una parte di quanto è necessario sapere sulle modalità di impiego delle soluzioni presentate, sull’impatto generato in termini di benefici o criticità e su aspetti del complesso rapporto tra PA e cittadini.

Come passare dall’ideazione alle soluzioni concrete? Ecco alcune realtà di riferimento affidabili dell’assistenza sanitaria.

Rapidamente si sta diffondendo in diverse realtà ospedaliere pubbliche e private (principalmente nel Nord Italia) la soluzione “TapMyLife – Healthcare Experience”, una soluzione innovativa per la navigazione guidata degli utenti e la tracciabilità di attrezzature mediche e staff in spazi chiusi. “Le soluzioni di tracciabilità dei dispositivi medici e dei pazienti stanno assumendo un interesse crescente, vista la politica di spending review e il supporto che queste soluzioni possono dare nella razionalizzazione delle risorse mantenendo un alto livello di servizio”, ha affermato Manuel Ronzoni, Sales Director di TapMyLife, la startup innovativa che ha presentato il progetto.

Attraverso uno studio preliminare, premiato dalla Commissione Europea con un Certificato di Eccellenza nel contesto Horizon 2020, TapMyLife ha rilevato un ritorno dell’investimento della soluzione in 12-18 mesi, con un impatto importante sul tempo risparmiato dal personale sanitario per il reperimento delle attrezzature mediche. Aspetti positivi emergono anche dal monitoraggio dei tempi intra-operatori sul quale stanno lavorando sia dal punto di vista operativo (riduzione delle liste di attesa e gestione del trasporto pazienti) sia da quello gestionale (razionalizzazione degli interventi). A fronte di un evidente ritorno degli investimenti, sono emerse criticità legate alla limitata capacità di investimenti nel settore sanitario, oltre i tempi e i meccanismi decisionali ingessati.

Nonostante tutto, afferma Ronzoni, “è stata riscontrata una buona predisposizione al cambiamento soprattutto da parte del personale infermieristico, visto il riscontro interessante proprio sull’attività. Sicuramente perfettibile anche la risposta in termini di capacità di integrazione da parte dei grossi player ICT”.

L’obiettivo del Premio Innova S@lute2017 è quello di ricostruire la fiducia dei pazienti nei confronti del sistema sanitario e migliorare il processo decisionale del cittadino (attraverso una gestione diretta dei dati, accesso ad informazioni sanitarie qualificate, personalizzate). La collaborazione con le associazioni dei cittadini, con la società civile, aiuta a conoscere le esigenze dei pazienti e ad affrontarle con una co-progettazione attenta, lo ha anche riscontrato TapMyLife.

Continua Ronzoni “gli effetti che derivano da una soluzione di accoglienza (riferita alla nostra proposta di navigazione all’interno delle strutture) facilitano l’accesso del cittadino contribuendo al processo di umanizzazione, priorità di molte amministrazioni delle strutture con le quali lavoriamo. Accesso più semplice significa soddisfazione anche da parte di categorie di cittadini particolari quali i disabili (motori, visivi, linguistici)”.

Una maggiore soddisfazione del paziente è stata riscontrata anche dalla Vree Health Italia attraverso un questionario di soddisfazione, somministrato ai pazienti, dopo aver erogato la soluzione “Digital Health per la gestione del paziente cronico”, nell’ambito del progetto CReG (Chronic Related Group) quale modalità di presa in carico del paziente da parte di un soggetto gestore del percorso di assistenza. “Nel CREG i dati disponibili (dell’intero progetto, non solo della nostra piattaforma) evidenziano che la maggior parte dei pazienti arruolati si sente meglio assistito rispetto a quanto non percepisse prima dell’arruolamento”, ha dichiarato Luca D’Attila, referente del progetto presentato nell’ambito “Integrazione socio-sanitaria”.

La soluzione è attualmente utilizzata in Lombardia su circa 45.000 pazienti, con una prospettiva di utilizzo futuro maggiore. “In Lombardia la riforma annunciata per il 2018 prevede l’evoluzione dell’attuale CREG verso un nuovo modello di presa in carico che riguarderà tutta la popolazione dei cronici (circa 3 milioni di cittadini)”. Nelle altre regioni d’Italia le prospettive sono altrettanto interessanti. Continua Luca D’Attila “il piano nazionale cronicità richiede alle regioni di attivare progressivamente servizi di presa in carico del cronico con utilizzo di strumenti di sanità digitale e stiamo già lavorando per essere pronti a riutilizzare la piattaforma, con gli opportuni adattamenti, anche in altre realtà”.

La piattaforma “Digital Health per la gestione del paziente cronico” non è l’unica utilizzata nell’ambito del progetto CREG, mentre i risultati rilevati riguardano l’intero progetto che “storicamente ha consentito un risparmio fino al 9% dei costi di gestione del cronico, con una riduzione delle ospedalizzazioni e degli accessi al pronto soccorso”. Ulteriori studi di prossima pubblicazione dovrebbero dimostrare anche una migliore aderenza terapeutica del paziente arruolato.

Migliora il ruolo attivo del paziente nel processo di cura la soluzione “Giocamico” presentata dalla ASST Papa Giovanni XXIII nell’ambito del premio “Innovazione nel campo clinico-sanitario”.

Il progetto consiste in uno spazio psicologico all’interno del quale viene proposta, a bambini di età compresa tra 3 e 12 anni, un’attività ludica preparatoria all’intervento chirurgico o agli esami diagnostici invasivi senza carattere di urgenza. Il progetto è replicabile in tutti i contesti in cui si parla di salute (anche in termini di prevenzione) per i bambini e in futuro il progetto potrebbe coinvolgere anche la pediatria di famiglia. “Stiamo parlando di una procedura che nei fatti rappresenta un consenso informato per il bambino. La portata di questo cambiamento di prospettiva è paragonabile a quella dell’introduzione del consenso informato per gli adulti. Gli effetti si hanno anche sui genitori, che con Giocamico hanno la possibilità concreta di poter contare su un supporto professionale nel dialogo con il figlio in un momento difficile per tutto il nucleo familiare”, afferma Maria Simonetta Spada, Responsabile Psicologia Clinica dell’ASST-PG23. Un indicatore utile è dato da un maggiore ricorso alle procedure (come tac e risonanze) eseguite senza ricorrere alla sedazione.

Questo significa aumento della consapevolezza, co-costruzione del percorso di cura da parte del bambino e questo è quanto ci si attende dal sistema sanitario in una logica di empowerment del paziente.

@Innova_Salute
#salute2017

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