EDITORIALE
La strategia nazionale piace alla società civile, ora c’è da ridisegnare la governance
La Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile 2017-2030 ci propone una visione integrata in cui gli aspetti sociali, quelli economici e le questioni ambientali sono tre leve da calibrare in funzione di uno stesso obiettivo che è lo sviluppo, quello con la S maiuscola, quello che guarda al futuro e al pianeta e non al presente e ai confini amministrativi
22 Marzo 2017
Valentina Piersanti
Non è più tempo di navigare a vista. Le sfide sempre più complesse che ci troviamo ad affrontare come paese sono superabili solo se adottiamo una visione di crescita e di futuro, e la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile 2017-2030 (SNSvS), ce ne offre una chiara, integrata, puntuale, condivisa da molti e condivisibile da molti altri.
Persone, Pianeta, Pace, Prosperità, Partnership sono le aree tematiche (le 5P dell’agenda 2030) intorno alle quali, con il coordinamento del Ministero dell’ambiente e la consultazione di oltre 300 organizzazione (Amministrazioni Centrali, Associazioni, Enti di ricerca e Società Scientifiche, Università), è stato articolato un programma strategico per il paese che punta a disegnare traguardi condivisi al 2030, attraverso un’azione coordinata e complessa in cui tre sono i passaggi centrali:- l’ambiente è al centro ma non più, e non solo, come “risorsa” da tutelare, ma come capitale da valorizzare nella direzione di una rivoluzione – radicale e necessaria – del paradigma di sviluppo di cui economia circolare, resilienza e equità sono le parole chiave;
- l’approccio alle politiche strategiche è integrato e multilivello;
- è necessario ragionare di policy tenendo ben presenti e collegate in maniera coerente la dimensione “domestica” e quella globale.
Il salto non è da poco. La Strategia ci propone una visione integrata in cui gli aspetti sociali, quelli economici e le questioni ambientali sono tre leve da calibrare in funzione di uno stesso obiettivo che è lo sviluppo, quello con la S maiuscola, quello che guarda al futuro e al pianeta e non al presente e ai confini amministrativi.
Il 21 marzo, nell’introdurre l’incontro di presentazione alla società civile, il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha raccontato così questo obiettivo: “la Strategia per lo sviluppo sostenibile rappresenta un bivio nell’affrontare i temi ambientali: completarla significa comporre il piano industriale del Paese da qui al 2030″… “o vinciamo tutti o perdiamo tutti, nell’ambiente i muri non valgono e la collaborazione è obbligatoria”.
Nell’ascoltare i numerosi interventi che hanno seguito la presentazione del Ministro colpisce come soggetti tanto diversi (grandi imprese, associazioni di categoria, sindacati, rappresentanti istituzionali, associazioni ambientaliste, piccole associazioni, ecc.) siano così tanto d’accordo su diversi piani.
Sugli obiettivi. La Strategia non appare solo “ragionevole” ma solida e ambiziosa. Piace l’approccio e c’è accordo e condivisione sul fatto che gli obiettivi individuati, siano effettivamente le sfide alle quali il paese dovrà dare priorità nei prossimi anni. Certo è che molti dei traguardi identificati sono stati sottoscritti alle Nazioni Unite e in Europa e che, elemento non irrilevante, per alcuni di questi il non raggiungimento del target nei tempi stabiliti si traduce in sanzioni.
Sulle paure e sui rischi. Se su ciò che è avvenuto fino ad adesso vi è un moto diffuso di apprezzamento, altrettanto non si può dire per le “magnifiche sorti e progressive” della Strategia. Tutti gli interventi delle organizzazioni presenti ieri all’auditorium del Ministero dell’Ambiente paventano un enorme grande rischio, complice anche la fine imminente della Legislatura, ossia che questa resti semplicemente una bella cornice con il buco al centro.
Qual è l’antidoto a questo rischio? cosa è necessario che succeda ora? Sul piano procedurale, illustra Francesco La Camera – direttore generale della DG per lo sviluppo sostenibile, la consultazione resterà aperta per ancora tre settimane passate le quali la versione emendata della Strategia sarà sottoposta al vaglio della Conferenza Stato Regioni e al CIPE. A questo iter – previsto dalla n. 221/2015 – si aggiunge il passaggio in Consiglio dei Ministri, programmato nella seconda metà del mese di Aprile. Se tutto procede senza intoppi presenteremo in luglio la Strategia Nazionale al Forum delle Nazioni Unite. Ma soprattutto avremo un programma di Governo rispetto al quale mettere a sistema le policy e allineare responsabilità e investimenti.
Le sfide di un processo come quello avviato sono tante.
Ci sono traguardi ambiziosi che, nella maggior parte dei casi, devono risolvere difficili trade off e tendenze quasi decennali che vanno in senso contrario.
Ma prima ancora c’è LA sfida che riguarda proprio la pubblica amministrazione:
- assumere ai vari livelli di governo un framework strategico (quale appunto la SNSvS si candida ad essere) dal quale far discendere politiche e piani operativi a livello nazionale, regionale e locale;
- reimpostare la governance complessiva del processo di sviluppo, armonizzando la relazione tra i diversi livelli istituzionali, ma anche rafforzando il ruolo delle tante organizzazioni attive nell’ambito dello sviluppo sostenibile, anche attraverso la costituzione di un comitato consultivo stabile;
- definire puntualmente la praticabilità (la Strategia non arriva lì) dei traguardi individuati rispetto alle reali disponibilità di Bilancio, ma anche dei piani di investimento privati dei grandi gruppi industriali sul lungo periodo;
- smettere di lavorare per silos, ossia tradurre in termini organizzativi una visione integrata quale quella disegnata nella Strategia;
- rafforzare il sistema di monitoraggio del raggiungimento dei traguardi e legarlo stretto agli strumenti di programmazione, pianificazione e valutazione nazionali e locali.
Se non rispondiamo, e di corsa, a questa sfida è difficile immaginare che saremo capaci di opporre “Prosperità” a crisi economica; “Persone” a fenomeni severi di impoverimento, disoccupazione e malessere sociale; “Pianeta” a degrado e vulnerabilità estrema del territorio e del sistema ambientale; “Partnership” a nazionalismi, muri e arroccamenti; “Pace” a politiche discriminatorie, corruzione e violenza.
Un approfondimento a FORUM PA 2017 (23-25 maggio).