Big Data e valore del dato nella Scuola: la valutazione dello studente come strumento strategico
A un anno dal Piano Nazionale della Scuola Digitale, tuna riflessione sulle strategie da mettere in campo per garantire il massimo raggiungimento delle competenze digitali da parte degli studenti
14 Ottobre 2016
Felicetto Massa, docente di Scuola Media Superiore di Secondo Grado, Sabaudia
A un anno dalla pubblicazione della Legge “La Buona Scuola” 107/2015 e del relativo Piano Nazionale della Scuola Digitale, torna utile una riflessione sulle strategie da mettere in campo per garantire il massimo raggiungimento delle competenze digitali (skills) da parte degli studenti.
Un obiettivo importante, soprattutto perché un giorno gli stessi dovranno essere cittadini attivi e partecipativi nelle smart cities, oppure perché entreranno a far parte degli organigrammi delle industrie innovative, oggi messe al centro del Piano Nazionale Industria 4.0, presentato a Milano dal Ministro dello Sviluppo Economico, il 21 Settembre 2016.
Questa direzione obbligata per le città e le industrie, prevede una chiara e tempestiva progettazione per competenze, che dovranno in breve tempo ridurre il preoccupante fenomeno del job mismatch, e quindi del ritardo tra le skills richieste dal mondo del lavoro e quelle fornite dal sistema di istruzione e formazione nazionale.
Tra le più importanti competenze richieste, spicca quello dei Data Science (Open e Big Data), che riguarda principalmente il management dei dati, opportunamente generati e raccolti nel tempo, in qualsiasi ambito o settore.
L’importanza dei Big Data come ricerca, monitoraggio e riduzione sia delle criticità dei processi per le aziende e sia di quelle amministrative per gli enti, è stata messa al centro delle politiche del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, che negli ultimi giorni del Luglio scorso ha presentato il “Rapporto del Gruppo di Lavoro sui Big Data” i cui contenuti hanno l’unico indirizzo di “Diffondere e incentivare la cultura dei Big Data a scuola e nelle Università”.
In questo scenario emerge la necessità di impiegare strumenti sui quali siano in grado di operare tutti gli esperti nei diversi settori scientifici e professionali, anche se nelle Data Sciences l’ICT possiede un ruolo chiave.
Ma veniamo alle scuole.
Quale potrebbe essere la forma più accattivante per accelerare la cultura del “valore del dato” propria dei Big Data?
Bisogna attivarsi da subito con un procedimento di semplificazione ed attuazione, per permettere alle scuole di progettare le relative unità di apprendimento, che troverebbero da subito applicazione nei percorsi di alternanza scuola-lavoro, ed in seguito per il collocamento lavorativo.
Iniziare ad educare uno studente all’analisi del dato, potrebbe dare riscontri positivi, se si iniziasse con l’uso di opportuni strumenti in grado di monitorare la propria attività scolastica.
Numerosi infatti sono gli indicatori imposti dalle rubriche di valutazione degli studenti, che se raccolti, aggregati e visualizzati in modo opportuno, potrebbero far emergere criticità delle diverse attività.
Anche ai più piccoli si potrebbe chiedere di realizzare su un quaderno dedicato, uno spazio sul quale costruire diagrammi solo colorando i quadretti con opportune scale di colori, a cui corrisponderebbero i voti conseguiti in tutte le discipline del curriculo.
I Big Data del percorso scolastico dello studente potrebbero entrare tra gli strumenti metacognitivi e di guida dei propri processi di apprendimento, ma con un adeguato controllo, darebbero vita ad un innovativo storytelling “numerico” del proprio curriculum formativo.
Con gli stessi si potrebbe addirittura arrivare a confrontare i risultati con i casi di successo scolastico, verificare la possibilità di azioni di miglioramento e predire se nelle prove si avrà o meno un buon risultato.
Importante sara visualizzazione grafica della valutazione e magari della propria autovalutazione, che porterebbe immediate percezioni delle criticità e delle azioni correttive da adottare.
È questa una delle strade da seguire, perché sarà affascinante pensare che un giorno sulle pagelle, su attestati di Diploma e di Laurea, si riporteranno i bellissimi e significativi grafici che il mondo dei Big Data ci propone quotidianamente.
Sarà anche motivante sapere, che le competenze acquisite per analizzare, monitorare e migliorare il proprio rendimento scolastico, potrebbero essere spendibili in Industria 4.0 e nelle Smart Cities, permettendo di svolgere un futuro ruolo fondamentale per l’economia e la qualità della vita di tutti.
Per implementarle da subito sarà necessaria una spiccata e-leadership e tempestività dei Dirigenti Scolastici, che dovranno aprire i Piani Triennali dell’Offerta Formativa (PTOF) a questa opportunità.
A loro sarà anche demandato il ruolo di strutturare ed indirizzare lo staff verso le adesioni a tutte le azioni possibili, ed agli incentivi economici messi a disposizione dal MIUR con lo scopo di valorizzare i dati e le scienze aperti, a stabilire un legame con le comunità territoriali.