Una strategia europea per l’open data

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Con una nota stampa rilasciata ieri, 12 dicembre, la Commissione Europea ha presentato, tramite la commissaria Neelie Kroes (guarda il video) una comunicazione ufficiale finalizzata a valorizzare gli Open Data tra i paesi europei.

13 Dicembre 2011

G

Gianni Dominici

Articolo FPA

Con una nota stampa rilasciata ieri, 12 dicembre, la Commissione Europea ha presentato, tramite la commissaria Neelie Kroes (guarda il video) una comunicazione ufficiale finalizzata a valorizzare gli Open Data tra i paesi europei:

La strategia è basata su quattro azioni principali:

  1. Con la prima la Commissione vuole dare il buon esempio annunciando il rilascio, nella prossima primavera, di un portale europeo, attualmente in fase beta, con i dati prodotti dalla Commissione stessa e dai diversi organismi comunitari.

  2. Un investimento di 100 milioni di euro nel periodo 2011-2013 per sostenere la ricerca per lo sviluppo di tecnologie in grado di gestire e valorizzare i dati aperti. 

  3. La creazione di un portale paneuropeo, che sarà operativo nel 2013, che diventerà la porta di accesso ai diversi  dataset messi a disposizione dai diversi paesi membri.

  4. Una proposta di aggiornamento della direttiva del 2003 sul riutilizzo dei dati pubblici.

Cominciamo proprio da quest’ultimo documento diffuso già sotto forma di bozza. Si legge nel documento: "L’importanza economica dell’apertura delle risorse di dati, inclusi i dati pubblici è oggi riconosciuta da tutti. Ad esempio, secondo una relazione pubblicata dall’Economist nel 2010, i dati sono diventati “una materia prima economica quasi alla pari del capitale e della forza lavoro”, mentre il Digital Britain Final Report definisce i dati “una valuta dell’innovazione… la linfa dell’economia della conoscenza”. 
Secondo uno studio recente, il mercato complessivo delle informazioni del settore pubblico nel 2008 totalizzava un importo 
di 28 miliardi di EUR nell’Unione. Lo stesso studio indica che l’utile economico complessivo derivante dall’ulteriore apertura delle informazioni del settore pubblico determinata da un accesso agevole alle stesse ammonta a 40 miliardi di EUR all’anno per i paesi dell’UE-27. Gli utili economici diretti e indiretti totali connessi alle applicazioni e all’uso delle informazioni del settore pubblico per l’intera economia dell’UE-27 sarebbero dell’ordine di 140 miliardi di euro all’anno.

Oltre ad alimentare l’innovazione e la creatività, che servono da stimolo alla crescita economica, l’apertura dei dati delle pubbliche amministrazioni faciliterà anche la partecipazione attiva dei cittadini, rafforzando una democrazia partecipativa e promuovendo la trasparenza, la responsabilità e l’efficienza delle amministrazioni. "

La Commissione, dunque, ribadisce l’importanza strategica del riutilizzo dei dati pubblici e cerca di porre le condizioni per diffondere, tra le pubbliche amministrazioni europee la cultura e la prassi degli open data cercando anche di intervenire su quella che attualmente viene considerata "la mancanza di consapevolezza degli organismi pubblici per quanto riguarda le potenzialità dei dati aperti" Nello specifico, la proposta di nuova direttiva:

  • introduce il principio che tutte le informazioni in possesso del settore pubblico, che non rientrano esplicitamente tra le eccezioni, sono riutilizzabili per fini commerciali e non commerciali;

  • stabilisce che l’importo addebitabile per l’acquisizione di informazioni del settore pubblico non può essere superiore ai costi marginali di divulgazione e che solo in casi eccezionali rimane possibile addebitare l’intero costo di produzione e divulgazione delle informazioni;

  • amplia il campo di applicazione della direttiva per includervi biblioteche, archivi, musei e biblioteche universitarie, in modo tuttavia da limitare i possibili effetti finanziari e non imporre oneri amministrativi eccesivi a tali istituzioni. 

Accanto alle iniziative di adeguamento del quadro normativo, come abbiamo già introdotto, sono previste una serie di azioni volte a sostenere  e valorizzare i processi in corso: costruzioni di portali, sostegno alle imprese che intendono proporre soluzioni per il riutilizzo dei dati, lancio di contest pubblici per premiare soluzioni innovative che utilizzino i dati resi pubblici.

Un’attività complessiva che diventa parte integrante dell’Agenda Digitale e che, secondo quanto affermato nella Comunicazione, può portare a un giro di affari pari a 40 miliardi l’anno.

La centralità che la Commissione dà agli Open Data (Turning government data into gold! è lo slogan della comunicazione) non può che riportarci alle questioni nostrane. Rispetto alla direzione tracciata dalla Commissione, una volta tanto non siamo, come Paese, gli ultimi della classe. Come il Regno Unito e la Francia anche noi abbiamo un portale nazionale e diversi portali regionali per la distribuzione degli open data della pubblica amministrazione, abbiamo una licenza specifica a protezione dei dati liberati, abbiamo un vademecum di indirizzo e di guida per le amministrazioni che vogliono liberare i dati, abbiamo, infine, un contest finalizzato a premiare le migliore soluzioni di riutilizzo dei dati pubblici. Cosa ci manca allora? Ci manca una politica che valorizzi le diverse iniziative all’interno di un quadro coerente e di un progetto condiviso, una visione strategica che indichi priorità tra le diverse iniziative. L’augurio che possiamo farci è che, conclusa questo fase concitata, l’attuale governo abbia la forza e la volontà di riprendere il filo delle cose già in corso. 

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