Cloud computing e sviluppo economico: investire oggi per essere competitivi domani
Un’adozione diffusa del Cloud computing, non solo da parte delle imprese ma anche da parte della pubblica amministrazione, potrebbe fare da traino, nei prossimi anni, alla crescita economica e rappresentare una svolta per l’innovazione e lo sviluppo del Paese. Federico Etro, professore di economia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, già nel 2009 ha dedicato un testo – “The Economic Impact of Cloud Computing on Business Creation, Employment and Output in Europe” – ai benefici della “nuvola” a livello macroeconomico. In questo studio, Etro ha simulato l’impatto della diffusione del cloud in Europa, ottenendo risultati incoraggianti: nell’arco di cinque anni si potrebbe arrivare alla creazione di qualche centinaia di migliaia di nuove PMI e di circa un milione di nuovi posti di lavoro a livello europeo. A due anni dalla pubblicazione dello studio e a una settimana dal convegno dedicato al “Cloud Computing per la Sanità Digitale”, in cui il professor Etro è intervenuto come relatore, facciamo con lui il punto sullo stato dell’arte. Per capire che, in effetti, siamo solo all’inizio di questo cambiamento, soprattutto in Italia.
25 Ottobre 2011
Michela Stentella
Un’adozione diffusa del Cloud computing, non solo da parte delle imprese ma anche da parte della pubblica amministrazione, potrebbe fare da traino, nei prossimi anni, alla crescita economica e rappresentare una svolta per l’innovazione e lo sviluppo del Paese. Federico Etro, professore di economia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, già nel 2009 ha dedicato un testo – “The Economic Impact of Cloud Computing on Business Creation, Employment and Output in Europe” – ai benefici della “nuvola” a livello macroeconomico. In questo studio, Etro ha simulato l’impatto della diffusione del cloud in Europa, ottenendo risultati incoraggianti: nell’arco di cinque anni si potrebbe arrivare alla creazione di qualche centinaia di migliaia di nuove PMI e di circa un milione di nuovi posti di lavoro a livello europeo.
A due anni dalla pubblicazione dello studio e a una settimana dal convegno dedicato al “Cloud Computing per la Sanità Digitale”, in cui il professor Etro è intervenuto come relatore, facciamo con lui il punto sullo stato dell’arte. Per capire che, in effetti, siamo solo all’inizio di questo cambiamento, soprattutto in Italia.
“Sicuramente l’Italia deve recuperare un gap infrastrutturale (rispetto agli USA e ai più avanzati paesi europei) per poter sfruttare appieno le potenzialità della connettività veloce e del cloud computing – sottolinea il professor Etro –. E deve farlo in fretta, perché i benefici sociali della diffusione del cloud, in termini di incentivi alla creazione di nuove imprese con l’associato incremento di produzione e occupazione, saranno tanto maggiori quanto più rapida sarà l’adozione del cloud computing nel settore produttivo”.
I primi passi, comunque sono stati fatti e i vantaggi appaiono evidenti. “La logica del cloud – spiega infatti Etro – già nota ai consumatori finali grazie all’uso dell’email e dei social networks (che sostanzialmente sono basati su servizi on line), inizia ad espandersi al mondo del business e della pubblica amministrazione. I vantaggi di costo per le imprese sono sostanziali, con risparmi di almeno la metà della spesa in hardware e software, in taluni casi anche di più. Quindi è prevedibile che la diffusione del cloud computing in azienda decolli presto, specie per PMI e nuove imprese che possono nascere basandosi subito su questa opzione. Spostando parte dei costi fissi in ICT verso costi operativi, il cloud computing contribuisce a ridurre le spese fisse per iniziare nuovi business e, quindi, a promuovere la creazione di nuove imprese e con esse la competizione. Con vantaggi sociali in termini di maggiore produzione e più occupazione”.
“I benefici economici, quindi, sono in parte anche indiretti – prosegue Etro –, non derivano semplicemente dalla riduzione di costo che hanno le imprese, ma dal fatto che si sviluppa un meccanismo moltiplicatore che porta a creare nuove imprese, dato che ci sono minori costi fissi di produzione. Questo vuol dire innescare un meccanismo positivo: nuove imprese significa più competizione, prezzi più bassi, più consumo, più produzione, insomma una spinta all’economia. E la cosa interessante, dal punto di vista economico, è che questo meccanismo positivo coinvolge tutti i settori economici e produttivi, non solo quelli Ict e new economy, ma anche i settori tradizionali”.
E nel settore pubblico? “Qui – sottolinea Etro – i vantaggi in termini di efficienza sono altrettanto notevoli, e, soprattutto, il cloud permette di fare cose altrimenti impossibili, come fornire servizi in aree remote (elemento cruciale per salute e scuola), creare nuove applicazioni sulla nuvola che sfruttano la dimensione on line e sviluppare modelli di gestione che permettono rapida espansione dell’utilizzo delle infrastrutture in periodi di intensa attività”.
“Per quanto riguarda, nello specifico, il settore della sanità, non ho dati quantitativi – precisa Etro – ma vorrei ricordare che, in questo caso, i vantaggi di costo, pur rilevanti, non sono tutto. Queste tecnologie permettono, infatti, di migliorare l’efficienza del servizio sanitario, garantendo ad esempio informazioni e supporto on line anche ai medici che operano in posti remoti, come le località di montagna. Questo aspetto riguarda la qualità della vita e non è quantificabile a livello puramente economico”.
Se la prospettiva è così positiva, quali sono gli ostacoli che ancora impediscono una diffusione ampia del cloud computing, in particolare nel nostro Paese? Il professor Etro spiega: “Uno dei principali ostacoli (oltre alle preoccupazioni inerenti la privacy dei dati e il traffico internazionale degli stessi) è ancora la lentezza della connessione disponibile, pertanto sarebbe auspicabile un’accelerazione degli investimenti nella banda larga, anche con sussidi pubblici”.
Secondo Etro saranno proprio le politiche pubbliche ad avere un ruolo centrale nella diffusione del cloud computing e sono cinque le azioni che potrebbero fornire la spinta decisiva:
- come accennato, accelerare l’investimento nella banda larga per garantirne un’ampia e capillare diffusione su tutto il territorio comunitario. Questo è un punto strutturale, perché senza una banda più veloce è impossibile adottare tecnologie cloud su ampia scala;
- adottare soluzioni di cloud computing nel settore pubblico (sanità, scuola, università), cosa che potrebbe incentivare i privati a fare altrettanto;
- coordinarsi a livello europeo per favorire la libera circolazione di dati e informazioni attraverso i confini nazionali;
- far sedere a un tavolo le autorità dell’Unione europea che si occupano di standardizzazione e innovazione e le grandi società fornitrici di soluzioni di cloud computing, per fissare standard e regole relative all’interoperabilità di queste soluzioni. “Questo aspetto – sottolinea Etro – è essenziale per lo sviluppo di queste tecnologie e, secondo me, non dovrebbe costituire un grosso ostacolo. Non essendoci una sola impresa dominante nel settore, non c’è interesse a evitare l’interoperabilità, anzi. Se un’azienda fornisce soluzioni di cloud computing che non sono interfacciabili con quelle di altri nessuno le vorrà”.
- ultimo punto, ed è un’assoluta novità, prevedere incentivi fiscali per chi (pubblico o privato) adotta soluzioni di cloud computing. “Secondo me – sottolinea Etro – sarebbe una buona idea, anche se le risorse pubbliche adesso sono limitate, se il governo con questi incentivi si sobbarcasse i costi variabili (fino a certi limiti ovviamente). Le imprese o le aziende a partecipazione pubblica, oltre a ridurre i costi fissi, grazie a questi incentivi andrebbero a risparmiare anche sui variabili. Mentre le politiche di coordinamento e interoperabilità vanno portate avanti necessariamente a livello europeo, questi incentivi possono invece essere adottati anche a livello locale o regionale, attraendo così nuove imprese…si può partire anche subito. E chi lo farà, vincerà sugli altri.”
“Il cloud computing – conclude Etro – fornirà un dividendo finanziario al settore pubblico: da un lato l’espansione produttiva che può generare l’adozione del cloud, con l’associato maggiore gettito; dall’altro lato le riduzioni di costo nel settore pubblico, che genereranno nel medio-lungo periodo risparmi per le finanze pubbliche non del tutto trascurabili. Per cui investire oggi nell’espansione della banda larga e incentivare l’adozione di queste tecnologie è certamente un ottimo investimento. Anche in Italia”.