SPID: fatta l’identità elettronica bisogna fare gli identificati
L’identità digitale SPID è ora indiscutibilmente parte integrante del nostro sistema normativo. Quello che manca è però la generale informazione e consapevolezza dell’esistenza di questo sistema
29 Settembre 2016
Eugenio Prosperetti, avvocato, docente informatica giuridica – LUISS
L’identità digitale SPID è ora parte integrante del nostro sistema normativo, è indiscutibile.
La recentissima riforma del Codice dell’Amministrazione Digitale ne raffina e conferma l’impianto e lo coordina meglio con le disposizioni del Regolamento UE c.d. eIDAS mettendo il Governo nelle condizioni di effettuare la notifica del sistema italiano alla Commissione UE in maniera da consentire ai titolari di identità SPID di utilizzarla anche negli altri Stati membri per accedere ai servizi delle PA disponibili per il livello di accesso più elevato (corrispondente allo SPID livello 3).
Quello che manca è però, come ho già scritto in precedenti articoli, la generale informazione e consapevolezza dell’esistenza di questo sistema.
La percezione di chi scrive è che solo un ristretto numero di “cittadini”, appartenente per lo più alla schiera dei giuristi informatici e dei tecnici, sia per ora a conoscenza dello strumento SPID.
Questo perché i grandi quotidiani hanno per ora utilizzato un termine diverso per chiamarla il “pin unico” e dunque potrebbe sussistere dunque una difficoltà di associare il tasto “accedi con SPID” ora presente in molti siti della PA all’oggetto “PIN unico” (d’altra parte lo SPID con un PIN ha poco a che fare).
Sarebbe necessario ed urgente spiegare, magari con spot televisivi che “il PIN unico è arrivato… si chiama SPID, puntando a dove si può ottenere”.
Parallelamente bisogna che siano presenti i “servizi” e che tali servizi siano almeno funzionalmente equivalenti o, come sarebbe preferibile, qualitativamente superiori a quelli disponibili per chi l’identità SPID non la ha ancora.
Per il momento invece alcuni enti “concedono” ai titolari di SPID un accesso parziale ai propri servizi mentre i titolari del prezioso PIN rilasciato direttamente dall’ente accedono direttamente ad ogni funzione.
Fatico a capire la logica di tale operazione in quanto o si è identificati (e lo SPID identifica) o non lo si è.
Si sono già perse alcune occasioni preziose.
La procedura di iscrizione degli alunni alle scuole ha funzionato anche quest’anno senza SPID, per iscrivere un alunno a scuola basta, stranamente, l’e-mail ordinaria.
Se si fosse richiesto ai genitori che dovevano iscrivere un alunno a scuola di dotarsi di SPID, molte identità sarebbero state rilasciate…
Se la gestione delle procedure relative al canone TV fosse stata possibile (non dico obbligatoria, ma solamente possibile) con SPID, molte altre identità sarebbero state rilasciate…
La logica alla base della diffusione dell’uso dell’identità elettronica non può che essere quella del progressivo switch-off, similare a quella utilizzata in campo televisivo per l’avvento del digitale terrestre. Quanti avrebbero aggiunto un decoder o cambiato televisore se i servizi televisivi analogici fossero stati ancora disponibili?
Un ruolo fondamentale al riguardo lo giocheranno i servizi a livello locale: lo SPID avrà a mio avviso una diffusione amplissima dove sarà utile per servizi comunali e sanitari.
A Milano è già possibile accedere al sito del Comune con SPID, Roma si sta attrezzando per i primi mesi del 2017 (o ancora prima), se la disponibilità di servizi sarà ampia l’identità troverà diffusione.
Tutto questo in attesa dei servizi dei privati.
Notiamo al riguardo che il nuovo CAD prevede l’utilizzo di SPID anche come strumento per l’adeguato riconoscimento bancario.
Forse il futuro ci riserva anche l’accesso bancario tramite identità digitale o, addirittura, il prelievo allo sportello automatico tramite SPID?
In ogni caso mi pare assolutamente irragionevole fare ora, in questa fase assolutamente preliminare, i bilanci su successo/insuccesso del sistema.
Le Pubbliche Amministrazioni richiederanno almeno un ulteriore anno per adeguarsi e solo da quel momento sarà possibile misurare quanti cittadini si sono effettivamente dotati del sistema rispetto ai servizi disponibili.