La smart city vista da dentro: città metropolitane e “nuove piccole capitali” a confronto

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4 Novembre 2015

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Michela Stentella

Ripartiamo dalle reali esigenze delle città per definire l’Agenda urbana del nostro Paese e dare così concretezza al termine “smart city”, calandolo nella realtà italiana e stabilendo, attraverso il confronto tra le amministrazioni, le priorità di azione politica e le scelte di investimento. È un proposito fortemente operativo quello emerso dall’incontro che il 14 ottobre scorso, a Smart City Exhibition, ha visto per la prima volta riuniti una quarantina di Assessori all’innovazione di altrettante città.

All’appuntamento, promosso da FPA e dall’Osservatorio Nazionale Smart City di ANCI, erano presenti dieci città metropolitane ma anche molti Comuni di medie dimensioni, una realtà troppo spesso sottovalutata ma che costituisce invece il vero e proprio tessuto connettivo dei nostri territori. Basti pensare che in Italia l’80 per cento della popolazione vive fuori dalle grandi città, in comuni piccoli e medi, che tra l’altro parlando di “smartness” spesso non sono da meno rispetto alle città più grandi, come ha dimostrato l’ultima edizione di “ICity Rate”, la ricerca realizzata da FPA e presentata proprio a Bologna il 15 ottobre scorso. Anche quest’anno sei delle dieci città al top della classifica sono città di medie dimensioni, le “nuove piccole capitali” che si dimostrano a volte molto più dinamiche e performanti delle grandi città metropolitane. Un esempio fra tutti è Modena, che conquista il quarto posto soprattutto grazie alle sue performance economiche e alla qualità dei servizi sociali.

Tutto questo merita una riflessione anche in termini politici, in particolare quando si parla di finanziamenti. Appuntamenti come l’incontro degli Assessori che si è tenuto a Bologna sono proprio l’occasione per far emergere le diverse sfaccettatute e peculiarità del nostro tessuto urbano e per costruire una proposta condivisa da portare all’attenzione della politica nazionale. Sono i territori, con i loro problemi ma anche con le soluzioni sperimentate e condivise, la leva da cui partire altrimenti si rischia di sprecare occasioni importanti, soprattutto nel campo degli investimenti. Ricordiamo che il 5% dell’intero ammontare del fondo FESR dovrà essere speso per politiche urbane integrate e che l’appena approvato PON metro (che però ovviamente è riservato alle città metropolitane) destina gran parte dei 900 milioni ai temi centrali della smart city. Come ha detto nel suo intervento Matteo Lepore, Assessore del Comune di Bologna, quando si parla di bandi europei, bandi regionali e fondi nazionali i sindaci dovrebbero essere gli interlocutori principali, dei veri e propri alleati per costruire strategie urbane che possano essere davvero piattaforme di cambiamento delle nostre comunità.

L’ANCI, commentando le esperienze presentate dalle città intervenute all’incontro, ha scritto in una nota: “dal regolamento sulla sharing economy adottato a Milano agli interventi di coprogettazione avviati a Lodi, le pratiche dei comuni sottolineano la necessità di fare rete sul territorio ma anche tra diversi comuni per legare il tema dell’innovazione alla qualità della governance dei processi locali”. Naturalmente un singolo appuntamento non basta, come ha sottolineato Carlo Mochi Sismondi, presidente di FPA, ma si devono creare occasioni di lavoro condiviso durante tutto l’anno. L’incontro di Bologna, ha aggiunto Paolo Testa (Capo Area Studi e Ricerche e Responsabile dell’Osservatorio Nazionale Smart City dell’Anci) deve diventare un “momento fondativo, da cui partire per creare e rafforzare una nuova community riservata agli amministratori, uno spazio on line dove assessori e sindaci possono confrontarsi”.

Gli atti dell’Incontro degli assessori a SCE2015

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