PEOPLE: il progetto di e-gov candidato a risorsa di sistema

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Ne parliamo con Adelelmo Lodirizzini Segretario generale Progetto People

Il X Forum PEOPLE di Ancona arriva dopo un ciclo di vita quadriennale del Progetto PEOPLE. Ne farebbe un bilancio, indicando onestamente quanto degli ambiziosi obiettivi si è effettivamente raggiunto e su quali aspetti, sulla base dell’esperienza, lavorereste oggi in maniera diversa?

6 Dicembre 2006

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Chiara Buongiovanni

Articolo FPA

Ne parliamo con Adelelmo Lodirizzini Segretario generale Progetto People

Il X Forum PEOPLE di Ancona arriva dopo un ciclo di vita quadriennale del Progetto PEOPLE. Ne farebbe un bilancio, indicando onestamente quanto degli ambiziosi obiettivi si è effettivamente raggiunto e su quali aspetti, sulla base dell’esperienza, lavorereste oggi in maniera diversa?

People ha raggiunto fondamentalmente tutti i suoi obiettivi iniziali, e per molti aspetti si è andato anche oltre. Stiamo correggendo i normali bachi finali di un prodotto che non ha storia precedente. Il risultato complessivo è che un qualsiasi ente che voglia dispiegare i prodotti di People – sia esso un comune, comunità montana o un qualunque insieme di enti entro un CST – oggi può disporre, innanzitutto, di una piattaforma di base per l’erogazione dei servizi realmente completa; in particolare faccio riferimento alla gestione dell’identità in rete, alla gestione degli intermediari, all’inoltro pratica al back office e alla gestione dei rapporti con il cittadino, al servizio pagamenti. In secondo luogo, può disporre di un set completo di oltre 240 servizi (erano 165 nel B1 esecutivo) divisi in sette settori: demografici, tributi, scuola, sport&cultura, assistenza alla persona, autorizzazioni&concessioni (SUAP, SUE, SUC), SIT (cioè i servizi che partono da archivi territoriali per turismo, la certificazione urbanistica, etc), ed infine ha a disposizione il know how per attività di riorganizzazione interna, laddove sia necessaria, per quelle di formazione e per quelle di comunicazione interna/esterna. Oltre a questo completo "armamentario" d’uso, non possiamo non segnalare che People è l’unico progetto ad avere a supporto un modello preliminare di ontologie, che sarà messo a disposizione di tutto il sistema pubblico e che non era inizialmente previsto. Senza pretendere di essere l’unico, People è dunque un sistema di e-government per gli enti locali, non un insieme di soluzioni. Hanno lavorato con People una quindicina di produttori di software, e anche l’impresa di integrare il loro lavoro, devo dire, non è stata semplice: alla fine nessuno di loro può dire di rappresentare il prodotto, e questo non è poco, a mio avviso! Proprio perché abbiamo ottenuto risultati consolidabili, se ricominciassimo il progetto faremmo meglio in diversi aspetti di gestione, ma le linee di fondo di impostazione del progetto – opportunamente reinterpretate passo dopo passo – hanno complessivamente retto.

Dal punto di vista dei costi… in quale misura e con quale grado di difficoltà si è riuscito a non sconfinare dai costi preventivati?

Il progetto sconfinerà molto leggermente dai costi previsti (stimati nel 2002 ma accertati a partire dal 2003 inoltrato) ma del resto non c’è mai stata la necessità di "strozzare" attività previste. Poi, in queste cose, direi che serve anche un po’ di buona sorte.

Ad Ancona si è presentata la nuova iniziativa INNOVAZIONECOMUNE. Brevemente, di cosa si tratta e quale è la nuova strategia di base?

Si tratta di un’associazione di diritto privato aperta a tutti gli enti che hanno partecipato al progetto e a quelli che intenderanno riusare il prodotto People. Tramite INNOVAZIONECOMUNE si mira a perseguire principalmente tre obiettivi: manutenere e far evolvere i prodotti realizzati con il progetto, anche con successivi progetti; continuare nell’esperienza di innovazione condivisa aperta con il progetto proseguendo l’impegno di essere soprattutto cittadino-centrici; mettere a disposizione questa palestra di innovazione a tutto il sistema dei comuni e degli enti locali nazionali. Tengo subito a precisare che nessun ente People deciderebbe di entrare nell’associazione se essa pretendesse volontà di egemonia sul contesto. Si potrebbe trasformare l’espressione gentiluomini in "gentilenti" per indicare l’atteggiamento di correttezza istituzionale degli enti People nel dar vita ad INNOVAZIONECOMUNE.

L’aggregazione PEOPLE ha una vocazione strutturale al RIUSO. Qual è la sua opinione sui modi di progettazione e gestione, a livello nazionale, del Catalogo del Riuso fino ad ora?

Riconducendo la domanda all’aspetto tecnico, posso dire che il riuso è una politica molto complessa, non così immediata come lascia intendere la suggestione del vocabolo. Aldilà di questa premessa generica, si può dire che un dispiegamento collettivo, come quello di People, può resistere nel tempo solo se dispone di un modello di ontologie che consenta una convergenza di denominazione e di semantica dei servizi, una piattaforma di base per l’erogazione dei servizi contemporanemente condivisibile da molte applicazioni finali, un modello di erogazione dei servizi (People ha scelto quello dell’unico punto di contatto virtuale del cittadino e dell’impresa), una visione dei rapporti tra modello dei servizi erogati e riorganizzazione interna. Ci sono infine gli ancor più indispensabili attributi soggettivi, ovvero un caloroso commitment politico e un gruppo di tecnici provenienti degli enti che abbia vera passione. People ha avuto la fortuna di averli entrambi, ma il futuro non è mai acquisito per sempre, e dunque neanche con INNOVAZIONECOMUNE. (Mi sia consentita una divagazione a questo proposito, per dire che nessun ambiente è garantista come la PA, dove non si può dire a nessuno se è bravo o se non lo è, dove quindi si fa di tutto per …. ammazzare la passione individuale).

Dal Governo sembrano giungere segnali di frenata o quantomeno di una "pausa riflessiva" sui modi, i tempi e i fondi per il Catalogo del RIUSO…che prospettive vede in questo contesto?

Anche se il Parlamento avesse mantenuto le precedenti maggioranze, credo che nessuno possa negare che le scelte di indirizzo precedenti andassero riorientate, per cui un po’ di tempo ai subentranti va concesso. Se questo intermezzo – vista anche la situazione generale di finanza pubblica – consente di arrivare a definire una politica di obiettivi di sistema, si tratterà di tempo speso correttamente. Certo, è mia personalissima opinione che l’esperienza positiva di People non dovrebbe essere persa anche qulaore la "politica" decidesse di rivedere tutto daccapo, buttando, come si suol dire, bambino e acqua di lavaggio. Sarebbe proprio un controsenso non valorizzare quanto può essere un contributo importante per fare sistema, che è poi la necessità essenziale.

Tornando allo specifico del vostro progetto…a questo punto dell’evoluzione della soluzione PEOPLE ed in questo contesto politico-amministrativo, qual è realisticamente lo spazio e la strategia del RIUSO che si prospetta per PEOPLE?

People ha coinvolto in fase progettuale enti per circa 7,3 milioni di abitanti: è chiaro che qualche altro milione potrebbe aggregarsi. E’ un nuovo player che può recitare la sua parte, prestando soprattutto molta attenzione a non assumere ruoli sbagliati. Dovrà cioè fare attenzione ad agire solo sul lato del Front Office, che è la competenza istituzionale dei comuni; a difendere questa competenza dei comuni sapendo di poter indicare indirizzi tecnici generali, standard tecnici ed obiettivi di sistema solo in linea con gli organismi di rappresentanza istituzionale degli enti; a proseguire con la metodologia dell’innovazione condivisa, senza creare sovrastrutture che limitino gli enti. Entro questi limiti, People può essere una risorsa importante per tutto il sistema pubblico nazionale, e sarebbe poco responsabile non sfruttare pienamente una risorsa del genere.

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