Come sarà l’ospedale del futuro, 4.0: tra robot, sensori e big data

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Sarà un luogo progettato per essere “abitato” da persone ma anche da robot e carrelli robotizzati, e da bytes. Con nuovi vincoli per architetti e designer, perché anche un letto di degenza o una barella probabilmente sono destinati ad assumere forme compatibili con le tecnologie che andranno ad “ospitare”

26 Ottobre 2016

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Paolo Colli Franzone, Direttore Osservatorio Netics

Parlare di sanità del futuro senza interrogarsi sul come saranno fatti gli ospedali, anche dal punto di vista strutturale, è un po’ come voler fare i conti senza l’oste: esercitazione interessante, ma a rischio sotto il profilo del risultato ottenuto.

Qualsiasi ragionamento sui nuovi modelli di SSN ricade inevitabilmente sull’ospedale inteso come “edificio” e soprattutto come “insieme di processi e tecnologie” che dall’edificio si diramano – pervadendolo – sul territorio.

Se è vero che la sanità del futuro sarà fatta di forte e continua integrazione e interazione ospedale-territorio, è anche (e soprattutto) dall’ospedale che tutto “deve avere origine”. E qualsiasi scelta di riorganizzazione dei processi di diagnosi e cura passa attraverso una riprogettazione complessiva del compound ospedaliero, oltre che – ovviamente – avere un peso determinante tutto laddove si stanno progettando e/o iniziando a costruire i nuovi ospedali.

Ma, innanzitutto, tentiamo di rispondere alla domanda principale: che cos’è, e come è fatto, l’ospedale del futuro? L’ospedale 4.0, se vogliamo mutuare la numerazione che in qualche modo rappresenta l’evoluzione della “fabbrica” qui intesa come luogo nel quale si attuano processi finalizzati a “produrre valore”.

L’ospedale 4.0 è un posto modellato a partire dalla tecnologia e – soprattutto – dai processi di produzione ed erogazione delle prestazioni sanitarie, cliniche o chirurgiche che siano.

E’ il luogo dell’alta intensità di cura, dando per assodato il modello che porta invece sul territorio (sino a casa del paziente) la cura “ordinaria”.

Ed è il luogo delle migliaia di “cose” collegate in rete: dai sensori ai medical devices, dagli apparati più o meno complessi legati alla diagnostica alle attrezzature in sala operatoria, sino ad arrivare in reparto e a bordo letto paziente. E’ la “casa” dei robot: dalla sala operatoria alla produzione di farmaci personalizzati, dal laboratorio di analisi al pronto soccorso, dalla distribuzione dei pasti al trasporto di merci. E’ il posto dove ingegneria clinica e information technology trovano finalmente un punto di convergenza in quanto le diverse tecnologie sono esse stesse a convergere.

Rispetto al passato/presente, dove tutti i processi ospedalieri si compiono in assoluta prevalenza all’interno del perimetro dell’edificio o insieme di edifici, l’ospedale 4.0 diventa un “hub” che governa una fitta e complessa rete di relazioni materiali e immateriali con pazienti, caregivers, medici di medicina generale, operatori nei distretti, e via di seguito.

Dal punto di vista strettamente tecnologico/informatico, è un luogo dove si producono e si trasportano quotidianamente centinaia o migliaia di bytes generati da migliaia di apparati dai più semplici ai più complessi, in un contesto dove gli aspetti della sicurezza e della adeguatezza dell’hardware e del software utilizzati vanno presi nella massima considerazione.

Facile a questo punto comprendere come persino il layout architettonico e la progettazione di un ospedale, soprattutto nel caso di nuovi complessi da edificare debbano tener conto di nuovi paradigmi e nuovi modelli che ben poco hanno a che fare con schemi obsoleti.

L’ospedale del futuro non è solo “bello” e accogliente: è un luogo progettato per essere “abitato” da persone ma anche da robot e carrelli robotizzati, e da bytes.

Nuovi vincoli per architetti e designer, perché anche un letto di degenza o una barella probabilmente sono destinati ad assumere forme compatibili con le tecnologie che andranno ad “ospitare”.

I robot in sala operatoria hanno ormai da tempo abbandonato la fase pionieristica delle sperimentazioni, diventando routine in molti ospedali di tutto il mondo; idem per i carrelli robotizzati che trasportano merci e/o pasti senza bisogno di un “conducente”. La robotica è “entrata” dentro i magazzini e gli armadi farmaceutici, così come nei laboratori di analisi.

Una quantità impressionante di apparecchi elettromedicali e di devices ormai è in grado di connettersi in rete inviando parametri che possono alimentare in tempo reale il patrimonio di informazioni cliniche di ciascun paziente.

E così via, dando per scontate le tecnologie digitali già ampiamente dispiegate in ambulanza, in pronto soccorso, in terapia intensiva. La ormai famosa “Internet of Things”, in ospedale, è già di fatto una realtà e forse lo era anche prima che tutti quanti cominciassimo a chiamarla così. Il problema, come (quasi) sempre, sta nella difficoltà di comunicazione fra mondi: l’ingegneria clinica con l’informatica, l’edilizia ospedaliera con l’ingegneria clinica e l’informatica, i medici di un pronto soccorso con chi progetta i reparti di pronto soccorso, e così via.

La sessione tematica “Ospedale 4.0 e logistica sanitaria”, inserita nel programma congressuale di S@lute2016, si propone l’obiettivo di approfondire tutte queste tematiche mettendo a confronto chi progetta gli ospedali, chi li pervade di tecnologie, chi quotidianamente ci lavora, chi li “abita” da paziente.

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