Come si “dematerializza” in sanità ? Primi dati dal Politecnico di Milano
Ieri è stato presentato il Rapporto 2009 dell’Osservatorio ICT in Sanità del Politecnico di Milano sul tema “Dematerializzazione: dai documenti ai processi”.
23 Ottobre 2009
Chiara Buongiovanni
Ieri è stato presentato il Rapporto 2009 dell’Osservatorio ICT in Sanità del Politecnico di Milano sul tema “Dematerializzazione: dai documenti ai processi”.
Quali sono le principali linee individuate?
Il primo dato rilevato è che la maggior parte delle aziende sanitarie destinano specifici investimenti ai progetti di dematerializzaizione e che l’entità di tali investimenti è in progressiva crescita.
Infatti più del 70% delle 64 strutture coinvolte nell’indagine ha attivato progetti di dematerializzazione e, analizzando l’andamento degli investimenti, nello stesso campione si rileva la diminuzione dal 65% al 39% delle aziende che non destinano specifici investimenti alla dematerializzazione o lo fanno con budget inferiori ai 50.000 euro (definiti come investimenti residuali) insieme al raddoppio delle aziende che si collocano nelle fasce di spesa dai 250.000 ai 50.0000 euro (definiti come investimenti ad alto profilo).
Dove si investono i soldi della dematerializzazione?
Interessante è il risultato dell’analisi “qualitativa” dell’investimento delle strutture sanitarie in dematerializzazione .
L’analisi si è concentrata sui due aspetti legati alla dematerializzazione: la dematerializzazione dei documenti amministrativi e la dematerializzazione dei documenti clinici sanitari. Il dato finale è la netta preponderanza degli investimenti in quest’ultimo ambito.
In particolare, focalizzando l’analisi sui 4 stadi che caratterizzano il ciclo di vita di un documento – gestione del work-flow automatizzato, gestione della firma digitale dei documenti, gestione dell’archiviazione sostitutiva, esibizione dei documenti digitali a norma – si rileva che le soluzioni di dematerializzazione più complete sono riscontrabili nei servizi diagnostici, in particolare per immagini e in vitro.
La tesi
La tesi è che lo sviluppo in queste aree stia mostrando alle direzioni strategiche come i benefici associati ai processi di dematerializzazione possano costituire un volano per l’estensione delle soluzioni al resto dell’azienda. Non è un caso che proprio nei cambiamenti organizzativi e nei livelli di investimento, i CIO rilevano le principali aree su cui intervenire per velocizzare i processi di dematerializzazione.
A questo punto si potrebbe aprire una riflessione sul ruolo del CIO stesso e del suo rapporto con la direzione strategica oltre che sul ruolo delle amministrazioni regionali nella definizione di un quadro normativo abilitante.
Il panel
Il Rapporto è basato su una indagine compiuta su un panel di 118 CIO (Chief Information Officer) e 175 tra Direttori Generali, Amministrativi e Sanitari delle principali strutture sanitarie italiane, così composte: 78% strutture pubbliche e 32% private; 39% ASL, 4% Ospedali privati, 32% AO, 12% IRCCS, 7% CCA, il restante Altro. In quanto a composizione geografica, le strutture sono divise come segue: 61% del nord, 15% del centro, 24% del sud e isole.
In aggiunta sono stati approfonditi 6 studi di caso ritenuti di particolare interesse.