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Smart Working a confronto: una grande città e un’Unione di Comuni

Smart Working: cos'è e come viene utilizzato in due realtà territoriali
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Lo Smart Working può essere applicato a realtà diverse della Pubblica Amministrazione: scopriamo come lo stanno vivendo il Comune di Torino e UTI, l’Unione Territoriale Intercomunale delle Valli e delle Dolomiti Friulane

19 Giugno 2019

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Maurizio Costa

Content Officer FPA

Lo Smart Working è una modalità di lavoro che permette di focalizzarsi sugli obiettivi piuttosto che sull’orario o sulla sede di lavoro. Lavorare in modalità smart (o agile) significa poter svolgere le proprie mansioni a casa, in un coworking o anche in viaggio, mettendo in primo piano il raggiungimento degli obiettivi prestabiliti con l’azienda o con l’ente.

Smart Working: cos'è e come viene utilizzato in due realtà territoriali

Questo permette, come è intuibile, di aumentare la produttività senza perdere di vista la qualità della vita del dipendente, che potrà dedicarsi maggiormente a se stesso, incrementando l’autostima e la qualità della vita.

Lo Smart Working può essere impiegato non solo nelle aziende, ma anche nella Pubblica Amministrazione. Ne abbiamo parlato a FORUM PA 2019, negli Studios FPA realizzati in collaborazione con Olivetti, analizzando due casi di applicazione dello Smart Working. Da una parte, il Comune di Torino, dall’altra l’UTI, l’Unione Territoriale Intercomunale delle Valli e delle Dolomiti Friulane. Una grande città, dunque, affiancata a un’unione di piccoli comuni del Nord Est d’Italia.

Smart Working al Comune di Torino

Torino ha avviato già dal 2012 progetti di lavoro a distanza. “Da febbraio 2018, al Comune di Torino, lo Smart Working è libero – commenta Giuseppe Ferrari, direttore della Direzione organizzazione del Comune – chiunque può fare domanda, con tre possibilità disponibili: uno, due o tre giorni al mese in modalità smart”. La PA stipula un vero e proprio contratto con il lavoratore, così da responsabilizzarlo sui propri doveri lavorativi. Ovviamente ci sono alcuni lavori che non possono essere gestiti in modalità smart (come quello di insegnante). “La città di Torino ha messo in campo altri progetti di Smart Working: il più quotato è quello di edilizia agile, che consente mediante Skype il collegamento tra cittadini e PA”. Questo progetto permette al dipendente di lavorare da casa e, allo stesso tempo, al cittadino di potersi collegare con la PA, senza fare la fila agli sportelli.

Smart Working nell’UTI

Tutt’altra situazione nell’UTI, un’Unione di 20 comuni montani in Friuli Venezia-Giulia. “Ben 11 comuni della nostra Unione sono al di sotto del 1000 abitanti e il territorio è molto vasto” spiega Patrizia Mascellino, Segretario e Direttore Generale dell’UTI, l’Unione Territoriale Intercomunale delle Valli e delle Dolomiti Friulane.

Per spostarsi da un Comune all’altro si impiegano anche due ore, per questo l’UTI ha riorganizzato il territorio in sub ambiti. Così, le persone che lavorano in Smart Working possono raggiungere il comune capofila del sub ambito e lavorare da lì. In questo modo “si creano sinergie tra dipendenti di sub ambiti differenti” conclude Mascellino, situazione che non può che giovare all’efficienza dell’UTI.

Attenzione alle estremizzazioni

Ci piace citare questo passo dell’intervista a Giuseppe Ferrari: “Però attenzione a non esagerare: lo Smart Working può provocare, da una parte, l’effetto Stachanov, quando il lavoratore esagera con le ore di lavoro; dall’altra l’effetto ‘Mulino Bianco’, quando il dipendente perde attenzione sul posto di lavoro” non sentendosi controllato dai propri superiori.

Bisogna quindi ricordarsi che lavorare in modalità agile non vuol dire essere disponibili H24 (sebbene ci si trovi comodi a casa), ma neanche dimenticare di adempiere a quelli che sono gli obiettivi giornalieri che i nostri dirigenti ci affidano.


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