Colmar spegne i lampioni ma accende i riflettori sul Tour de France
Il Tour de France dell’innovazione è la rubrica giornaliera con cui intendiamo andare alla scoperta delle buone pratiche di innovazione digitale e sociale adottate oltralpe. Siamo alla quinta tappa, con arrivo a Colmar.
11 Luglio 2019
Daniele Rizzo
Content Manager FPA
Maurizio Costa
Content Officer FPA
Le luci sul Tour de France si sono appena accese: tutto il mondo ha gli occhi puntati sulle due ruote che stanno solcando l’est della Francia.
L’arrivo della quinta tappa, dopo 169 chilometri, è stato a Colmar, la città più importante dell’Alto Reno. Ci troviamo in un dipartimento che, nel corso degli anni, ha vissuto molte modificazioni. Fino al 1919 ha fatto parte della Germania; con il trattato di Versailles è tornato alla Francia, ma comunque si tratta di una regione, il Grand Est, tra le più fluide del territorio francese. Basti pensare che parliamo dell’unica regione a confinare con più di due Stati: Belgio, Lussemburgo, Germania e Svizzera.
Colmar è una città medievale, con un centro molto caratteristico: le colorate casette a due piani che costeggiano il fiume ci riportano indietro nel tempo, quando il colore delle abitazioni aiutava i barcaioli a riconoscere la propria casa nel buio fitto della nebbia. Questo luogo suggestivo ha da sempre alimentato centinaia di leggende intorno alla cittadina francese.
Per le strade e i viottoli di Colmar, infatti, sembra che si aggirino il fantasma di una lattaia, una testa di cavallo misteriosa e un vitello terrificante che carica i turisti ubriachi. Tornando più indietro nel tempo, sembra che lo stesso Ercole, reduce dalla vittoria sulle Esperidi, si sia ubriacato qui e si sia dimenticato di prendere la sua prodigiosa mazza il giorno dopo. Gli stessi abitanti di Colmar, incuriositi dall’oggetto, l’avrebbero presa e messa sullo stemma della città che, anche oggi, presenta una sorta di mazza dorata.
Al buio, a Colmar, può capitare di tutto e sembra che l’amministrazione comunale voglia alimentare queste leggende facendo ritornare l’oscurità sulla città, questa volta con buoni propositi però.
Il buio a Colmar
A Colmar, da questa estate, il Comune ha deciso di spegnere l’illuminazione pubblica nelle ore della notte in cui risulta superfluo tenere accese le lampade pubbliche. Da mezzanotte alle 4:45 del mattino, alcune zone della città rimarranno al buio per risparmiare sui costi dell’illuminazione pubblica.
Una iniziativa che ha preso il via dalle zone industriali ma che, mano mano, sta raggiungendo altri quartieri della città. I lampioni delle vie più trafficate, comunque, rimarranno sempre accesi, per ridurre al minimo gli incidenti stradali.
Nelle zone in cui è stata già avviata l’iniziativa non si sono verificati atti vandalici o comunque crimini superiori alla norma. Questa decisione permetterà un risparmio annuo di quasi 80mila euro, senza contare la riduzione dei gas serra e un aumento del benessere degli animali notturni, che potranno così evitare le distrazioni delle luci artificiali.
In Italia è difficile trovare una iniziativa del genere. Spegnere le luci la notte è sinonimo di insicurezza: l’illuminazione, in qualche modo, tranquillizza la cittadinanza e rende sicure le nostre strade. In realtà, nel 2012, nel ddl Stabilità si decise di affievolire o spegnere alcune luci delle nostre città, in modo da risparmiare in un periodo in cui la crisi era ai massimi livelli. Ma poi non se ne fece più nulla.
L’unica iniziativa che troviamo è “M’illumino di meno”: proposta dalla Rai, il progetto invita a spegnere le luci in tutta Italia per qualche ora durante l’anno, per sensibilizzare la cittadinanza sulla questione ambientale.
Questa iniziativa francese, quindi, potrebbe essere un buon suggerimento per tutti quei Comuni che vogliono risparmiare e soprattutto migliorare la vita della flora e della fauna cittadina.
Il resoconto della tappa
Nella città che accoglie il buio c’è un ciclista che esce dall’ombra. Dopo una prima metà del 2019 con poche soddisfazioni, dopo una campagna del nord amara, dopo non essersi riuscito a riconfermare campione nazionale, lo slovacco Peter Sagan, pluricampione del mondo, ha vinto la Saint-Dié-des-Vosges – Colmar, regolando in volata il gruppo ristretto e ridotto a causa delle quattro côte di giornata.
Tappa movimentata, lo avevamo immaginato, con un piccolo gruppetto che ha provato a portarsi a casa la tappa, senza aver fatto però i conti con le tre squadre che avevano cerchiato in rosso questo appuntamento sul calendario. Il Team Sunweb, la Deceuninck-Quick Step e la Bora-Hansgrohe hanno infatti lavorato gran parte della tappa per non concedere spazio ai fuggitivi e preparare invece l’arrivo rispettivamente per Michael Matthews, Julian Alaphilippe e Peter Sagan. Come detto, a spuntarla in volata è stato il campione slovacco (già maglia verde dalla prima tappa di questa edizione del Tour) su Wout Van Aert e Matteo Trentin.
La classifica generale è rimasta invariata: comanda Julian Alaphilippe con 14 secondi di vantaggio su Wout Van Aert e 25 secondi su Steven Kruijswijk. Ma prepariamoci a salutare Alaphilippe. Oggi si corre la Mulhouse – La Planche des Belles Filles: sette gran premi della montagna, di cui tre di prima categoria, sconvolgeranno infatti la classifica. Dei primi dieci attuali probabilmente resisteranno solamente in tre: Steven Kruijswijk (Team Jumbo-Visma), Geraint Thomas (Team Ineos), Egan Bernal (Team Ineos).
In quest’ordine? Probabilmente no. Ci sbilanciamo: la maglia gialla passerà già oggi in casa Ineos. Ma attenzione agli outsider. Fino ad ora è stato un inizio di Tour bellissimo, come non si vedeva da anni, e siamo sicuri che lo spettacolo sia appena cominciato.
Ascolta il commento della quinta tappa
Il commento di Marco Baldi della tappa vinta da Sagan.
Conviene rischiare o cercare di rimanere nell’oscurità sperando di fare punti?