Al Tour de France l’innovazione arriva dal passato

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Il Tour de France dell’innovazione è la rubrica giornaliera con cui intendiamo andare alla scoperta delle buone pratiche di innovazione digitale e sociale adottate oltralpe. Siamo alla sesta tappa: Mulhouse, la città bilingue.

12 Luglio 2019

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Daniele Rizzo

Content Manager FPA

C

Maurizio Costa

Content Officer FPA

Tappa 6 - Mulhouse, la città dalle due lingue

Il Tour de France non stenta ad allontanarsi dai confini.

Anche questa tappa è stata caratterizzata dalla vicinanza alla Germania e alla Svizzera. Qui le tradizioni e le culture si fondono: parliamo di un confine che nel corso degli anni è stato attraversato più volte da una parte e dall’altra da tradizioni, lingue e modi di dire. Qui, come da nessun’altra parte, possiamo parlare di una Francia svizzera, o di una Francia tedesca.

Qui le case colorate di legno della tappa precedente diventano di mattoni rossi, rosa, somiglianti agli edifici della svizzera Basilea. Basterebbe andare a leggere le iscrizioni sui palazzi di Mulhouse per capire meglio questa commistione culturale: il municipio, oggi museo della città, simbolo sempiterno del potere comunale, presenta una curiosa scritta in tedesco. Sotto l’iscrizione pende una pietra, la cosiddetta ‘pietra del pettegolezzo’, che originariamente pesava 12 chili e serviva a punire i responsabili di diffamazione, che dovevano essere trasportati da un asino per tutta la città con questa larga pietra appesa al collo. “Zum Klapperstein bin ich gennant”, “Il mio nome è pettegolezzo” si legge ancora oggi sulla facciata del museo.

Mulhouse, poi, venne annessa alla Francia nel 1798 ma, come possiamo immaginare, le lingua e le tradizioni hanno lasciato una traccia indelebile.

L’innovazione, come ripetiamo spesso nei nostri articoli, non significa solamente introdurre nuove tecnologie, servizi digitali o internet super veloce. Innovazione può anche rappresentare una serie di azioni che possono abbracciare il sociale, la cultura e le tradizioni. Innovare significa fare qualcosa di nuovo non ‘con il nuovo’, e il Comune di Mulhouse ha deciso di non cancellare questa traccia proveniente dal passato, innovando e rinnovando la tradizione.

Cartelli bilingue

Con questa idea in testa, Mulhouse ha installato 250 cartelli bilingue in tutta la città. Francese e alsaziano, un dialetto tedesco della zona, sono le lingue scritte nei cartelli blu indicanti le vie. “Rue des Brodeuses” in francese diventa anche “Stìckera Stross” in alsaziano. Un dialetto, quello alsaziano, poco conosciuto dai giovani ma che mantiene comunque una sorte di interesse e curiosità da parte dei ragazzi della città. Proprio per questo, esiste un comitato che studia attentamente le traduzioni, coadiuvato dalle scuole di Mulhouse.

Ai ragazzi viene insegnato l’alsaziano, così da metterli in contatto non solo con le tradizioni locali, ma anche con il resto della popolazione che ancora parla questo idioma.

Questa volta l’iniziativa italiana va a comporre e specificare meglio quella francese. In Italia, infatti, troviamo un progetto molto simile ma che è indirizzato non tanto al mantenimento delle tradizioni, quanto alla diffusione del turismo. A Palmanova, in Friuli-Venezia Giulia, l’amministrazione ha fatto installare dei cartelli bilingue, inglese e italiano, che indicano strade panoramiche e percorsi di visita.

I cartelli sono muniti anche di QR code, permettendo ai turisti di poter navigare online le mappe del paese, con incluso un sistema di audioguide, fruibile direttamente dallo smartphone.

Innovazione di oggi e di ieri, quindi, ma sempre e comunque innovazione.

Il resoconto della tappa

Volendo fare un resoconto di queste prime sei tappe di Tour de France potremmo dire che, in linea di massima, è stato abbastanza complicato indovinare un pronostico. Ieri, per esempio, avevamo previsto che la maglia gialla sarebbe approdata in casa Ineos, e invece ci siamo sbagliati. Fortunatamente, verrebbe da dire.

Già, perché a indossare la maglia gialla dopo l’arrivo a La Planche des Belles Filles è stato l’abbruzzese Giulio Ciccone (della Trek Segafredo), primo italiano a indossare la maglia gialla dal 2017, quando era invece sulle spalle di Fabio Aru. Una vittoria arrivata da lontano, sia perché conquistata al termine di una lunga fuga, sia perché Ciccone partiva effettivamente da molto dietro in classifica generale (aveva infatti 1 minuto e 43 secondi di ritardo da Alaphilippe alla partenza).

Al di là della vittoria di Ciccone e delle elucubrazioni su quanto possa tenere la maglia, la tappa di ieri è stata significativa nell’ottica della classifica finale. Al primo arrivo in salita tutti i big indiziati per la vittoria del Tour hanno risposto presente: bene Thomas, Pinot e Quintana; benino Fuglsang, Porte, Bernal, Landa e Adam Yates; rimandati Mollema, Nibali, Uran, Kruijswijk e Barguil; male Bardet, Aru e Valverde. La classifica finale (e qui ci esponiamo di nuovo) sarà probabilmente ad appannaggio dei primi sette corridori citati.

Oggi si corre la Belfort – Chalon-sur-Saône. 230 km totali: i primi 140 mossi, poi completamenti pianeggianti fino all’arrivo. Se in fuga dovessero andare corridori con ritardi importanti dalla maglia gialla la Trek Segafredo potrebbe anche lasciar fare; a quel punto l’onere di rincorrere sarà tutto nelle mani (o meglio, nelle gambe) delle squadre dei velocisti, che non vorranno farsi sfuggire questo tipo di arrivo. Un ultimo appunto: l’ex maglia gialla Alaphilippe ha ben figurato sull’arrivo di ieri, chiudendo con un ritardo da Ciccone di soli 6 secondi, un’inezia. Chissà che non provi a riconquistare la maglia…

Ascolta il commento della tappa di Marco Baldi

Marco Baldi ci racconta di come le strade bianche siano tornate di moda e di come, a volte, l’innovazione si può fare con la tradizione.

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