Perché le Zes possono rilanciare la produzione del Mezzogiorno

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Le stime del centro Studi e Ricerche per il Mezzogiorno mostrano che le ZES, a dieci anni dalla loro costituzione, generano un incremento dell’export del 40%, che nel caso del Mezzogiorno varrebbe 18 miliardi di euro

25 Settembre 2019

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Laura Cavallo

Direttore Ufficio II – Programmazione Operativa, Dipartimento per le politiche di coesione

Porto Singapore - Photo by chuttersnap on Unsplash -https://unsplash.com/photos/eqwFWHfQipg

L’ introduzione delle Zone economiche speciali si inserisce all’interno di una più ampia strategia di rilancio del Mezzogiorno, e parte dalle regioni meridionali, nella consapevolezza che queste ultime, avendo vissuto ancor più intensamente il passato decennio di crisi economica, debbano essere la leva fondamentale per far ripartire un ciclo di crescita.

Obiettivi e direttrici dell’intervento

L’obiettivo delle ZES è quello di favorire lo sviluppo e aumentare la competitività di specifiche aree industriali del Mezzogiorno, per consentire alle imprese operanti in tali territori di posizionarsi lungo le catene internazionali del valore, che attualmente costituiscono l’evoluzione del modello produttivo, interdipendente, verso cui si sta sempre più orientando il sistema europeo. Per il raggiungimento di tali obiettivi, il legislatore nazionale ha previsto un modello di funzionamento delle ZES basico e snello e lasciato all’autonomia delle amministrazioni locali la definizione dei modelli organizzativi più operativi e l’individuazione di specifiche misure di attrazione degli investimenti nell’intento di rispettare e valorizzare le peculiarità di ciascuna area.

La sfida è quella di aumentare la competitività e l’attrattività di aree del Mezzogiorno, facendo leva sul legame strategico tra logistica, industria e porti e promuovendo un modello fruibile di accessibilità ai mercati e al territorio basato su tre direttrici: a)  semplificazioni amministrative b) incentivi ed agevolazioni, anche di natura fiscale, per le imprese che avviano attività economiche o investimenti di natura incrementale; c) disponibilità di infrastrutture.

A chi spetta la governance

Con riferimento agli interventi di semplificazione, il governo è intervenuto con la recente legge n. 11/2019 di conversione del Cosiddetto DL Semplificazioni, che prevede anche l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio  dei  ministri  della Cabina di regia ZES. La norma consente alle imprese che operano nella ZES di usufruire di procedure semplificate anche sulla base di criteri derogatori, ha individuato nello sportello unico SUA  il responsabile unico del procedimento, e attribuito al Comitato di indirizzo della ZES di assicurare il raccordo tra questo sportello e gli sportelli unici istituiti ai sensi della normativa vigente. Ogni Regione interessata potrà poi presentare all’Autorità politica delegata per la coesione territoriale una proposta di protocollo o convenzione per l’individuazione di ulteriori procedure semplificate, e regimi procedimentali speciali. Per quanto il dispositivo rappresenti un passo importante per le imprese destinatarie della misura, la sua efficacia operativa e i risultati della semplificazione saranno concreti solo se Stato, enti locali e tutti i soggetti interessati e responsabili ai vari livelli di governo sia politico che amministrativo saranno in grado di agire come un unico sistema coordinato e integrato.

La Cabina di regia ZES, in analogia con l’esperienza di altri Paesi nei quali le ZES sono già operative, può favorire l’integrazione del programma delle singole ZES nel quadro più ampio della politica economica nazionale, promuovere sinergie valorizzando i possibili benefici dell’integrazione tra i programmi/strumenti di incentivazione a disposizione delle imprese.

Misure e incentivi per le imprese

Tra le principali misure di incentivo previste per le imprese operanti nelle ZES rientrano il credito di imposta “ZES”, esteso rispetto alla misura ordinaria agli investimenti fino a 50 milioni di euro, di dimensioni sufficienti ad attrarre player internazionali di grandi dimensioni e di strategica importanza per il trasporto marittimo e la movimentazione delle merci nei porti del Mezzogiorno, e l’iperammortamento per le imprese localizzate nelle ZES. Sono in discussione ulteriori misure di incentivo tra cui l’opportunità di orientare meglio verso le ZES alcune misure esistenti per l’attrazione di imprese, agendo sugli strumenti di aiuto disponibili a rafforzamento dell’attrattività complessiva dell’offerta ZES e di orientare le risorse dei Contratti di Sviluppo verso le imprese operanti nelle ZES attraverso una riserva o un’indicazione di priorità. Ancora, si potrebbero prevedere incentivi doganali a supporto delle attività economiche soprattutto per quelle adiacenti ai porti, anche approfondendo la possibilità introdotta dal DL semplificazioni di istituire nelle ZES aree doganali intercluse ai sensi del Codice doganale europeo, ovvero aree che consentono di operare, per le merci importate e da esportare, in regime di sospensione dell’IVA e le modalità per la perimetrazione di dette aree doganali. 

Il sistema necessita non solo di servizi, doganali, finanziari, tecnici e burocratici, ma di rilevanti interventi infrastrutturali, volti alla rigenerazione e riqualificazione delle corrispondenti aree portuali e retro-portuali, e alla realizzazione delle infrastrutture necessarie a mettere in connessione gli outputs della produzione con i mercati di sbocco, attraverso una forte integrazione con il sistema ferroviario e aeroportuale. È su questo fronte che il Mezzogiorno deve crescere, attraverso un rafforzamento dell’azione coordinata delle amministrazioni centrali per  orientare le risorse ordinarie e della coesione (europee e nazionali) derivanti dalla attuale e futura programmazione 2021-2027 attraverso una programmazione regionale e territoriale severa e mirata e misure di accelerazione degli interventi già programmati.  

Le Zes del Mezzogiorno

Fino ad ora sono quattro le ZES già istituite: due ZES regionali in Campania e in Calabria e due interregionali (“Ionica”, Puglia-Basilicata e “Adriatica”, Puglia-Molise il cui decreto è in corso di registrazione) ma altre regioni si stanno muovendo: è in corso di perfezionamento l’iter per l’istituzione delle ZES nelle regioni Sardegna, Abruzzo e Sicilia. Il percorso compiuto fino ad ora ha manifestato, oltre ad alcune difficoltà e spazi di miglioramento soprattutto in relazione al modello di governance – più complesso rispetto alle best practice dell’UE – e all’esigenza di una più efficace strategia di orientamento ai bisogni effettivi della domanda e all’implementazione di piani di internazionalizzazione sui mercati, alcuni punti di forza, che riguardano prevalentemente la posizione e le infrastrutture delle ZES istituite. Tutte le ZES in esame hanno una posizione geografica favorevole, essendo localizzate al centro del Mar Mediterraneo. Pertanto, esse consentono l’intercettazione di flussi merci, in particolare quelli provenienti dal Medio Oriente e dall’Estremo Oriente attraverso il Canale di Suez.  Inoltre tutte le ZES possono contare sulla presenza di porti di notevole importanza strategica e di importanti aeroporti internazionali nelle aree adiacenti alle ZES, caratterizzati da un’ottima dotazione infrastrutturale. Sia le zone portuali che le zone interne dispongono inoltre di infrastrutture produttive e aree attrezzate che possono essere attivate o migliorate attraverso investimenti specifici e di insediamenti industriali consolidati che comprendono grandi multinazionali già presenti nel territorio e numerose PMI con la possibilità di valorizzare il brand “Made in Italy” a livello internazionale. Nelle aree ZES o nelle aree limitrofe vi è una presenza consolidata di università, e la conseguente potenzialità di effettuare accordi con le aziende per programmi congiunti di ricerca e innovazione, e, grazie alla presenza di cluster industriali, università e centri di ricerca, è disponibile nelle ZES una forza lavoro qualificata con un buon know-how e/o esperienza lavorativa.   

Le opportunità per il Sud d’Italia

Le ZES rappresentano un’imperdibile opportunità di svolta per l’economia meridionale: con l’attrazione di imprese di elevate dimensioni, nazionali ed estere, e la costruzione di filiere radicate sul territorio in grado di far crescere le piccole e medie imprese meridionali si può riuscire a reindirizzare il sistema produttivo verso attività ad elevato contenuto tecnologico. Fondamentale sarà il contributo delle Regioni, ma i rilancio dello sviluppo industriale non può essere affidato solo alla capacità endogena del sistema economico locale: l’industria deve essere protagonista di questa nuova stagione di ripresa degli investimenti di ripresa produttiva e di centralità della logistica, cogliendo l’opportunità delle ZES per rilanciare la specializzazione manifatturiera del Sud, rimuovendo i fattori di debolezza competitiva dell’area.   

L’impatto delle ZES in termini economici, sociali e ambientali   

Dai primi piani strategici delle ZES istituite, elaborati con grande impegno e serietà dalle Regioni, emergono grandi aspettative sulle prospettive e sulle ricadute delle ZES sul territorio, in termini economici, sociali ed ambientali.

L’affermazione delle ZES può portare a due tipologie principali di benefici: da un lato, i benefici economici “statici” o “diretti” come l’occupazione, la crescita delle esportazioni, le entrate fiscali per lo Stato e i flussi in entrata di valuta estera. Dall’altro i benefici economici più “dinamici” o “indiretti” come l’aggiornamento delle competenze, il trasferimento tecnologico e l’innovazione, la diversificazione economica e il miglioramento della produttività delle imprese locali. Le ZES possono portare benefici anche alle altre imprese nazionali in esse insediate, in termini di esternalità positive o effetti di apprendimento (“effetto spillover“) e degli effetti positivi degli investimenti esteri nel paese.

Per avere una stima dell’impatto complessivo delle ZES è necessario ricomprendere l’analisi degli effetti a lungo termine, positivi e negativi, primari e secondari, previsti o imprevisti, prodotti direttamente o indirettamente dagli interventi di sviluppo.  Le stime del centro Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Srm), evidenziano che le ZES, a dieci anni dalla loro costituzione, generano un incremento dell’export del 40%, che nel caso del Mezzogiorno varrebbe 18 miliardi di euro, che gli investimenti pubblici hanno un effetto moltiplicatore di 3:1 e che ogni euro di credito d’imposta ne genera due di capitali privati, a beneficio dell’intero sistema portuale e di interscambi che si diramano dal Mediterraneo.  A livello regionale, “Finance & Planning”, una società di consulenza specializzata nei finanziamenti italiani, europei ed internazionali, ha stimato l’impatto della ZES sul Pil e l’occupazione in Basilicata nell’arco dei prossimi 10 anni, evidenziando una crescita regionale media annua del Valore aggiunto tra l’1,1 e il 2 per cento (crescita  cumulata 9,5 per cento) e di occupati tra 1,4 e 1,7 per cento (crescita cumulata 4,6 p.c.).

Al di là delle agevolazioni fiscali, delle semplificazioni amministrative e regolamentari e degli altri vantaggi che l’istituzione di una ZES potrà determinare sui territori in essa ricompresi, la valenza strategica di questa operazione consiste nell’opportunità che essa offre di affrontare in maniera integrata le politiche regionali di sviluppo industriale, in un’ottica di sostenibilità economica, sociale e ambientale e di crescita intelligente, all’interno di un quadro strategico condiviso, di una migliore collaborazione tra le amministrazioni ai diversi livelli di governo e raccordo tra i soggetti pubblici e privati del territorio. Se si riuscirà a cogliere questa opportunità, i benefici della creazione della ZES non si limiteranno a quelli fruibili dalle aziende in essa insediate, ma si rifletteranno, con effetto di sistema, sull’intera economia regionale con ricadute positive sul Paese.


Come le zone economiche speciali possano agevolare lo sviluppo dei territori del Mezzogiorno è un tema che tratteremo a FORUM PA Sud, il festival della Coesione per la sostenibilità organizzato da FPA, che si svolgerà a Napoli il 13 e 14 novembre, in collaborazione con la Regione Campania.

Festival della coesione per la sostenibilità

FORUM PA SUD

Festival dedicato allo sviluppo del Mezzogiorno

Napoli, 13 – 14 Novembre 2019

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