Corte dei conti: “Il digitale non è più una scelta. Ora governance stabile”
La Corte dei conti ha presentato presso la Camera dei Deputati il “Referto in materia di informatica pubblica”. Il documento formula proposte sul migliore utilizzo delle risorse pubbliche per la digitalizzazione del sistema pubblico. Ecco le evidenze principali
28 Novembre 2019
Anna Paola Sabatini
Ufficio Scolastico Regionale del Molise, community Scuola digitale
“L’amministrazione pubblica italiana, e il sistema Paese in senso più ampio, sta soffrendo un ritardo ancora eccessivo sia rispetto all’utilizzo adeguato delle tecnologie, sia, soprattutto, rispetto alla trasformazione digitale dei processi. Si può affermare con sicurezza che oggi la civiltà di un Paese si misura anche dal grado di digitalizzazione raggiunto”.
Queste le parole con sui il Presidente della Corte dei conti Angelo Buscema ha aperto la presentazione del “Referto in materia di informatica pubblica 2019”, realizzato dalle Sezioni riunite in sede di controllo.
Con questo Referto le Sezioni Riunite della Corte dei conti offrono al Parlamento un’analisi del processo di informatizzazione delle pubbliche amministrazioni italiane e formulano osservazioni e proposte volte al migliore utilizzo delle risorse pubbliche.
La presentazione è stata anche l’occasione per il Presidente della magistratura contabile, Angelo Buscema e la Ministra per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano, per siglare un protocollo d’intesa “Per la promozione e il monitoraggio della trasformazione digitale della Pubblica amministrazione”.
Agenda digitale: Italia terzultima in Europa
Il DESI (Digital Economic and Society Index) mostra come l’Italia continui a collocarsi tra gli ultimi Paesi europei riguardo all’innovazione. In particolare il DESI 2019 vede complessivamente il nostro Paese collocato al 24° posto tra i Paesi europei, in lieve miglioramento rispetto al 2018 in cui l’Italia era al 25°.
Siamo al terzultimo posto in Europa per l’attuazione dell’Agenda Digitale nonostante – si legge nel Referto – “una diffusa consapevolezza di quanto l’innovazione della Pubblica amministrazione rappresenti una fondamentale e irrinunciabile leva di sviluppo dell’intero Paese”.
Le risorse per l’informatica pubblica
Il Referto mette in evidenza anche che non si può invocare la “scarsezza di risorse pubbliche tout court per giustificare il mancato raggiungimento dei risultati attesi.” Perché – si legge sempre nel documento – : “Le stime più accreditate dichiarano una spesa complessiva di circa 5,8 miliardi l’anno per l’informatica pubblica, tra risorse nazionali e comunitarie”.
Lo scenario, quindi, dà evidenza dell’esistenza di disponibilità cospicue che rappresentano un considerevole potenziale di sviluppo e che potrebbero fare la differenza nell’adeguamento dell’ICT italiana, a tutti i livelli di gestione e di governo, ma che vengono utilizzate in misura limitata e non sempre nel modo più razionale.
Si rende urgente un presidio delle risorse che superi la frammentarietà del sistema e non trascuri il c.d. “rischio dell’obsolescenza, elemento che per le forniture I.C.T. assume il più alto valore ponderale riscontrabile sul mercato”.
Governance del cambiamento
Franco Massi, segretario generale della Corte dei conti, sottolinea come manchi in Italia “un organismo con funzioni specifiche di governo dell’informatica nella Pubblica amministrazione. L’informatica pubblica – prosegue – deve essere vista in un quadro globale e deve essere innervata nel sistema decisionale del Paese e nel suo sistema amministrativo; un modello in cui le Pubbliche amministrazioni devono uniformarsi ad un’unica strategia di informatizzazione, collaborare, interconnettersi ed essere pronte ai cambiamenti”.
Le competenze digitali
Un “tema cruciale è poi quello delle competenze digitali nella PA, fattore abilitante per qualsiasi corretta e adeguata governance dell’innovazione”, aspetto questo che, anch’esso, presenta un quadro sicuramente “non ottimistico”.
E a tal proposito non si può non fare riferimento alle rilevanze emerse proprio da una recente ricerca di FPA sul lavoro pubblico che ci descrive come il 62 per cento di una forza lavoro di dipendenti pubblici, con peraltro un’età media superiore ai 50 anni, ha al massimo il diploma di licenza superiore.
Il tema delle competenze diventa, così, centrale per una reale svolta epocale della Pubblica amministrazione e può essere vinta solo con la capacità di integrare sempre di più nel sistema giovani con nuove competenze digitali e di innovazione. Solo seguendo questa strada si può pensare di condurre la Pubblica amministrazione italiana verso una autentica trasformazione digitale facendo peraltro da traino anche rispetto ad altri settori ugualmente strategici per tutto il Paese.
D’altro canto che la sfida delle competenze digitali nella PA sia determinante per un’innovazione complessiva ci è dimostrato anche dal fatto che in un arco temporale praticamente parallelo due soggetti autorevoli nel campo della digitalizzazione quali l’AgID e il Dipartimento per la funzione pubblica abbiano pubblicato, solo qualche mese fa, due documenti di riferimento proprio sul tema specifico (il documento dell’AgID per lo sviluppo di competenze digitali di base, di e-leadership e specialistiche e il Syllabus delle competenze digitali per la PA, del Dipartimento funzione pubblica).
Conclusioni
L’analisi della magistratura contabile rilancia una sfida strategica per lo sviluppo di tutto il Paese. Siamo tutti chiamati a collaborare per favorire lo sviluppo di una PA più leggera e sempre più agevolmente accessibile dai cittadini.