Il 4 febbraio scorso nel corso di un webinar, abbiamo non solo raccontato cosa ci aspettiamo dal prossimo FORUM PA (quali approfondimenti, quali scenari e quali confronti), ma abbiamo anche avviato un confronto con alcuni dei più autorevoli dirigenti del panorama pubblico, che proseguirà nei prossimi mesi. Questa volta il confronto è stato con Michele Camisasca, Direttore Generale di ISTAT, e Stefano Tomasini, Direttore centrale organizzazione digitale di INAIL
13 Febbraio 2020
Redazione FPA
Il più importante momento di confronto sulle politiche industriali dell’innovazione, rivolto a una PA che vuole uscire da un contesto autoreferenziale per affermare il proprio ruolo nel percorso di sviluppo del Paese. Ecco come si presenta la prossima edizione di FORUM PA, in programma dal 9 all’11 giugno 2020 presso il Roma Convention Center la Nuvola.
Un’edizione che vedrà al centro due parole chiave nell’attuale scenario politico, quali trasformazione digitale (verso la Smart nation) e sviluppo sostenibile (per un Green new deal), affiancate dal tema della valorizzazione delle persone: le nostre amministrazioni potranno infatti avere un ruolo centrale nel percorso di innovazione del Paese, solo se si darà il giusto valore alle competenze e al “capitale umano”.
Un webinar su FORUM PA 2020
Partendo da questa introduzione, il 4 febbraio scorso nel corso di un webinar (qui tutti i materiali), abbiamo non solo raccontato cosa ci aspettiamo dal prossimo FORUM PA (quali approfondimenti, quali scenari e quali confronti), ma abbiamo anche avviato un confronto con alcuni dei più autorevoli dirigenti del panorama pubblico (che proseguirà nei prossimi mesi, fino alla Manifestazione), proprio per discutere insieme sfide e opportunità legate al ruolo della PA nel quadro delle nuove strategie di innovazione del Paese.
Questa volta il confronto è stato con Michele Camisasca, Direttore Generale di ISTAT, e Stefano Tomasini, Direttore centrale organizzazione digitale di INAIL, ai quali abbiamo posto due domande: in che modo la trasformazione digitale della PA e la sua riorganizzazione può aiutare la costruzione di una smart nation? Come sfruttare la grande opportunità aperta con il ricambio di personale, con l’avvio della nuova stagione di concorsi pubblici?
“La smart nation non è solo uno slogan”
“La prima sfida – ha sottolineato Camisasca – è quella di realizzare infrastrutture materiali e immateriali, necessarie affinché la parola Smart nation non diventi solo uno slogan. Una questione fondamentale è certamente quella legata alla raccolta, gestione e analisi dei dati. Conoscere i dati e conoscere il contesto in cui si opera è il primo passo per supportare il percorso verso la Smart nation. Servono soggetti pubblici che possano garantire la qualità dell’informazione e del dato”.
“La trasformazione digitale non può prescindere da un approccio anche organizzativo – ha evidenziato Tomasini -. La specializzazione delle strutture IT si sta intensificando ed è necessario un forte ripensamento. Dobbiamo smontare i silos ancora presenti all’interno delle amministrazioni. Quindi integrazione, collaborazione e un’organizzazione in cui l’IT superi i confini delle organizzazioni, non solo per razionalizzare la spesa ma anche per investire sull’innovazione. Una priorità, infine, è quella dei Poli strategici nazionali”.
La PA e le persone
“Cosa significa che la PA deve ripartire dalle persone? Dobbiamo prima di tutto capire di quali persone stiamo parlando – ha sottolineato Camisasca -. Secondo me nella PA dobbiamo immettere persone giovani e motivate, che abbiano voglia di contribuire al bene pubblico, e anche persone con un’esperienza nel mondo privato, perché questo è un arricchimento. E poi dobbiamo cercare persone e profili che sappiano gestire la complessità, con capacità di problem solving, figure manageriali che sappiano portare soluzioni a problemi difficili”.
“Il pericolo con queste assunzioni è generare grandi aspettative che potrebbero non essere poi rispettate – ha concluso Tomasini -. È necessaria prima di tutto una “ibridizzazione” e integrazione tra le strutture di business e quelle IT, che non devono inserire solo figure di tecnologi, ma anche figure che abbiano competenze, per esempio, in project management. Occorre un mondo del lavoro più accogliente e aperto alla complessità e all’integrazione, se si vogliono valorizzare le persone che entreranno nell’amministrazione. I profili professionali vanno selezionati tra quelli con competenze trasversali in grado di sviluppare progetti di digitalizzazione mettendo in stretto contatto le strutture di business e quelle IT. E si deve poi favorire l’integrazione tra nuovi assunti e nuove leve. E la dirigenza per prima deve essere consapevole che il digitale è un’opportunità per tutti e non è un tema riservato solo ai CIO”.